Scuola, riforma Gelmini: dopo cinque anni cambiano le scelte degli studenti

La scuola è appena iniziata e, a cinque anni dalla riforma Gelmini, si notano i cambiamenti nelle scelte degli studenti. Nell’anno scolastico 2014-2015, infatti, la nuova normativa riguardante il settore dell’istruzione italiana è andata a pieno regime, registrando da parte degli alunni un ‘rifiuto’ del Latino a favore di indirizzi che non lo prevedono tra le materia di studio. Dal 2010 – ultimo anno prima della riforma – ad oggi, infatti, i Licei Classici italiani risultano praticamente dimezzati, perdendo, di fatto, circa il 44 per cento degli iscritti.

A cinque anni dalla riforma, nel 2010, dell’allora Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, è possibile fare un bilancio sui cambiamenti che riguardano le scelte degli studenti sulla scuola superiore da frequentare. Il panorama risulta diverso soprattutto per quanto riguarda i licei – che, lo ricordiamo, sono stati ‘riordinati’ in 6 diverse tipologie: classico, scientifico, linguistico, artistico, musicale e delle scienze umane – con il classico che ha registrato un calo di iscrizioni davvero notevole: tra gli indirizzi più ‘gettonati’ fino al 2009, ha perso, quest’anno, gran parte dei suoi (potenziali) iscritti; mentre, infatti, prima della riforma sceglievano un corso di studi con il Latino nel programma oltre 900mila studenti, con l’applicazione delle nuove norme, il loro numero è drasticamente calato, scendendo negli ultimi anni attorno al 30 per cento.

‘Fuga’ dal Latino, dunque, per gli studenti italiani che preferiscono un istituto che non abbia l’antica lingua tra le materie (licei scientifici ad indirizzo sportivo o delle scienze applicate) o che ne preveda lo studio soltanto nel biennio (liceo delle scienze umane, ex magistrale), mentre si registra, al contempo, un rinnovato interesse per le lingue straniere con gli istituti linguistici che, stando ai dati, costituiscono a tutt’oggi la seconda scelta per quanto riguarda i licei. Non solo.Anche quelli musicali e coreutici hanno raddoppiato gli iscritti, mentre quelli artistici hanno registrato solo (si fa per dire) un 23 per cento in più. Dibattito riacceso, dunque, sull’effettiva utilità del Latino.
La riforma Gelmini, infine, sembra aver fallito anche per quanto riguarda gli istituti tecnici, che hanno registrato un (leggero) calo di iscritti a favore di quelli professionali. L’obiettivo della legge però sembrava essere esattamente il contrario.

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