Fra circa 20 giorni, il 30 maggio prossimo, è stato indetto uno sciopero generale della scuola. A prendere questa decisione sono stati i sindacati più importanti, la Cgil, Cisl Uil, Snals e Gilda.
Sul tavolo di lavoro tra sindacati e Governo, i punti all’ordine del giorno sono sempre gli stessi, ormai praticamente da anni. Da una parte, quella delle organizzazioni sindacali, c’è la giusta e sacrosanta volontà di far proprie le richieste di migliaia di docenti che, ogni anno, si trovano in difficoltà per diversi motivi.
Dall’altro un’azione di governo, e non solo di questo ma anche dei precedenti, di dover conciliare la fruizione di beni essenziali, come l’istruzione e la sanità, senza avere la disponibilità economica che servirebbe.
Il corpo insegnante sono anni che agogna dei rinnovi contrattuali che siano degni di tal nome. In Italia ci sono i docenti meno pagati tra i Paesi occidentali più ricchi. Altro nodo cruciale, che si cerca da tempo immemore di risolvere, è quello che riguarda la stabilizzazione del personale precario.
L’ennesimo smacco ricevuto dall’ordine degli insegnanti, secondo i sindacati, è stato il Decreto del Governo sul reclutamento dei docenti. Questo atteggiamento molto rigido da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, ha scatenato un malcontento che, come abbiamo detto, già serpeggiava da tempo.
Lo sciopero del 30 maggio, viste le sigle sindacali coinvolte, avrà sicuramente un grande impatto dal punto di vista organizzativo e mediatico. Per quella data sono previsti diversi momenti di incontro e forse un corteo, senza escludere la possibilità che vengano anche interrotti gli scrutini.
Il segnale che si cerca di dare è forte, perché forti sono i motivi che hanno portato a compiere questo gesto. Ci sono docenti precari, che da anni aspettano una assunzione definitiva, e nel mentre spesso sono costretti a girare da una città all’altra, da una scuola all’altra.
Ci sono docenti, soprattutto quelli fuori sede, che aspettano che il loro lavoro venga riconosciuto degnamente, sotto il profilo economico. Non basta loro che il governo, ogni tanto, dia quello che chiamano un contentino, inserendo qualche decine di euro nette sullo stipendio.
Naturalmente, a fare le spese di questa situazione, come sempre, sono i più deboli. E in questo caso, oltre ai docenti, c riferiamo agli alunni, che passano, per chi fa tempo pieno, la maggior parte delle ore della giornata a scuola.
E hanno e devono avere tutto il diritto di avere insegnanti che non siano frustrati, stanchi, o che preoccupati perché non riescono ad arrivare alla fine del mese.
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