Uno dei primi a posare per una foto con dita a formare una V era stato Winston Churchill per rappresentare la vittoria, ma in Asia è una moda che poco ha a che vedere con questa spiegazione. Sempre più utilizzato anche da noi anche e soprattutto per i selfie, questa posa nasconde però un pericolo che nessuno avrebbe mai sospettato dato che spalancherebbe la porta ad attacchi informatici. E come farebbero i cybercriminali a entrare nei conti bancari, a effettuare pagamenti al nostro posto e a loggarsi in aree riservate semplicemente con un autoscatto? La risposta è presto detta: per via dell’alta risoluzione della foto che può mettere in risalto in modo piuttosto evidente le linee delle impronte digitali, una delle password biometriche più utilizzate.
Può sembrare un’esagerazione, forse anche una bufala, ma ha fondamenta e anche uno studio serio e scientifico dietro. A dare l’allarme è stato il Japan National Institute of Informatics (NII) che ha dimostrato come da un selfie con dita a formare una V sia possibile andare a ingrandire l’immagine in corrispondenza dei polpastrelli fino a identificare le linee delle impronte digitali. Da lì, sarebbe poi possibile effettuare un calco o meglio ancora una scansione per la stampa 3D di un dito fasullo con gli stessi rilievi di quello reale. E così, si potrebbe avere la chiave d’accesso a tutta una serie di aree riservate.
Ci sono fiori di smartphone moderni come iPhone 7, ma anche Samsung Galaxy S7 senza dimenticare modelli dal grande successo come Honor 8 che si possono sbloccare semplicemente con l’impronta digitale. Ma non ci si ferma qui perché sempre con la fingerprint sarebbe anche possibile accedere a eventuali sistemi di pagamento (come quello di Apple o di Samsung) così come bancari oppure aree riservate di determinati portali e servizi. Già, perché l’impronta digitale funziona allo stesso modo di una password essendo un’alternativa biometrica. Questo perché ogni impronta è diversa da un’altra, così come l’iride.
Ed è proprio qui la seconda sfaccettatura di questo allarme: più ancora delle dita che magari non sono visibili in quanto girate al contrario oppure proprio non inquadrate, quasi tutte le foto ci mostrano gli occhi non solo del soggetto, ma anche delle altre persone. Con le fotocamere degli smartphone sempre più ad alta risoluzione e definizione e con i social network che comprimono sempre meno questi file, basta che la foto sia non privata ma pubblica (oppure visibile da amici degli amici) per far sì che qualche malintenzionato possa scansionare con successo anche quest’altra password biometrica.