Secondo Giorgia Meloni i dati sul lavoro in Italia sono incoraggianti

La premier Giorgia Meloni, sui suoi canali social, è intervenuta nel pomeriggio di oggi per condividere gli ultimi dati sull’impiego in Italia.

Giorgia Meloni
La premier Giorgia Meloni – Nanopress.it

Giorgia Meloni tramite i suoi canali social è intervenuta nel pomeriggio di oggi con un post dove ha voluto sottolineare l’andamento positivo dell’occupazione nel nostro Paese. La premier si focalizza sui tassi di disoccupazione, ai minimi dal 2009. Il numero degli occupati invece a maggio, in confronto allo stesso periodo del 2022 sale dell’1,7% (383mila unità). Intanto sul tema del lavoro, la maggioranza sul tema del salario minimo è pronta a fare barricate, contro l’unità ritrovata delle opposizioni.

Giorgia Meloni sulla disoccupazione: “Dati al minimo dal 2009”

I dati Istat continuano a certificare la costante crescita dell’occupazione, con il tasso di disoccupazione ai minimi dal 2009. Incoraggianti notizie che ci spronano a fare sempre meglio, per un’Italia che torna a crescere, a lavorare, a creare ricchezza e a puntare in alto“. Così sui social nel pomeriggio di oggi Giorgia Meloni, che torna su Facebook come ai vecchi tempi.

La premier, scarica da impegni istituzionali, ha voluto riempire il pomeriggio domenicale con un post sulla sua bacheca, focalizzandosi sui dati “incoraggianti” riguardanti l’occupazione. Dati non molto approfonditi, regalati alla platea con banner e grafiche. E c’è chi fa notare che in quelle statistiche vi sono anche i contratti a tempo determinato e rinnovabili.

Insomma, il tema del lavoro in questo momento è sotto la lente di ingrandimento, anche dopo l’accordo trovato dal centrosinistra praticamente all’unisono sul salario minimo. Una proposta di legge dell’opposizione che mira non solo alla fantomatica quota economica minima, ma anche ad alcune ratifiche dei contratti di lavoro.

Importante, in uno dei punti, il tema trattato dal testo – primo firmatario Giuseppe Conte – relativo alla clausola dell’ultrattività, che come già scritto nella giornata di ieri andrebbe a costituire uno strumento tramite il quale i lavoratori andrebbero a concordare il perdurare della vigenza del contratto di lavoro, aziendale o di un CCNL, anche per il periodo successivo alla scadenza.

Difficile un passo indietro della maggioranza sul salario minimo

Ma il testo firmato da Movimento Cinque Stelle, Azione, Avs, +EuropaPD, servito certo a ritrovare una unità quasi insperata nel centrosinistra, difficilmente si tramuterà in disegno di legge. Quel che è certo è che arriverà agli uffici parlamentari nelle prossime settimane, ma la maggioranza è pronta a fare muro.

Del resto la posizione di Giorgia Meloni ed alleati è stata ben definita fin dall’insediamento su tale questione. Il salario minimo era già stato bocciato in maggioranza a inizio mandato, e adesso con il governo più in contatto con le associazioni sindacali, un passo indietro sembra quasi impossibile.

Il leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte
Il leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte – Nanopress.it

Nei 7 punti presentati dalle opposizioni però ci sarebbero delle evidenti migliorie al sistema del lavoro. Punti creati per andare in contro alle fasce di lavoratori più deboli, non solo ingaggiati ma anche autonomi, e in questo senso un governo che si è sempre auto definito vicino ai “lavoratori” sarebbe chiamato a giustificare un tale sbarramento.

L’Italia rimane uno dei quattro Paesi in tutta Europa a non avere introdotto la misura. In Germania ad esempio aspre contestazioni alla Cancelleria hanno portato i lavoratori a un sostanzioso aumento in busta paga, con il salario minimo che nel 2022 si attestava ai 12 euro all’ora. Tre euro in più di quanto richiesto da Conte, Schlein e gli altri leader dei partiti di centrosinistra.

Ecco il primo paradosso della compattazione del centrosinistra: la maggioranza da sempre contraria alla misura potrebbe farsi forza a sua volta trovando nella unità dell’opposizione ulteriore forza per non arretrare di un centimetro. Soprattutto in questo periodo, contrassegnato da una certa convivenza tra governo e mondo sindacale.

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