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Secondo il Rapporto Caritas la povertà in Italia è in aumento

Di recente è stato pubblicato il 21esimo Rapporto della Caritas, dal titolo ‘L’anello debole’, da cui si evince che il livello di povertà in Italia sta crescendo: oggi circa due milioni di famiglie sono in una situazione di povertà assoluta.

Povertà – Nanopress

In Italia la povertà non accenna affatto a diminuire. Anzi, continua ad aumentare sempre di più, come si evince dal Rapporto Caritas, che ha evidenziato anche i fattori che ne determinano la comparsa e ha indicato quali potrebbero essere le soluzioni per ovviare a questo problema.

Crescono in Italia le famiglie in povertà assoluta

Il 21 esimo Rapporto della Caritas, dal titolo ‘L’anello debole’, diffuso in occasione proprio della Giornata internazionale di lotta alla povertà (che tra l’altro rappresenta uno dei 17 obiettivi dell’ONU), non è affatto rassicurante. Non lo è perché evidenzia che questa piaga non appartiene solo al lato del Globo che comunemente definiamo “terzo mondo”, ma riguarda tutto il mondo in senso stretto, anche quello che ci circonda.

In Italia, oggi, circa due milioni di famiglie sono in una situazione di povertà assoluta. Questo emerge dalle statistiche ufficiali fornite da quasi 2.800 Centri di Ascolto Caritas su tutto il territorio nazionale.

La situazione è questa: oggi la povertà supera i livelli registrati un paio di anni fa, durante e dopo la prima ondata di Covid. In Italia oggi le famiglie che versano in una condizione di disagio economico sono esattamente un milione e 960mila, che equivale a dire che quasi il 10% degli italiani – il 9,4% per essere precisi – è povero.
Esiste una zona del Paese in cui è più evidente questa situazione? Certo che sì ed è il Sud. Nel Nord, invece, l’incidenza sta diminuendo: basti pensare che nel Nord-Ovest è passata da 7,9% a 6,7%. Ma la povertà non è solo una questione di zona di residenza, ma anche di età, come dimostrano sempre i dati. Infatti il 14,2% delle persone in difficoltà sono minori, mentre l’11,4% ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni e l’11,1% tra i 35 e i 64 anni. Per quanto riguarda gli Over 65, invece, la povertà si attesta intorno al 5,3%.
Povertà – Nanopress
Cos’è accaduto negli ultimi anni esattamente?

I dati emersi nel Rapporto Caritas

Dallo scoppio della pandemia ad oggi è successo questo: i nuclei familiari composti da almeno quattro persone si sono impoverite mediamente, così come anche quelle in cui la persona di riferimento ha tra i 35 e i 55 anni, quelle con bambini di età compresa tra i 4 e i 6 anni, quelle con stranieri e quelle con almeno una persona che ha reddito da lavoro.
Solo nel 2021 nei centri di ascolto e servizi informatizzati, si sono recate ben 227.566 persone. Di queste il 50,8% sono uomini, mentre il restante 49,1% sono donne (quindi non è determinante il sesso insomma), ma tutti hanno un’età media di 45,8 anni. Di questi però circa il 55% sono stranieri.
Le persone senza fissa dimora oggi sono 23.976, di cui la maggior parte uomini (parliamo del 72,8%), stranieri (66,3%), celibi (45,1%), con un’età media di 43,7 anni. La maggior parte di loro però paradossalmente vivono nel Nord Italia, nonostante la maggior parte dei poveri sia concentrata al Sud.
C’è da dire che però – in linea generale – il basso reddito è spesso direttamente proporzionale al grado di istruzione: più quest’ultimo si abbassa, più si abbassano anche le entrate mensili e quindi aumenta la povertà. Basta pensare che tra le persone che versano in condizioni di difficoltà, quelle che hanno al massimo la licenza media rappresentano una percentuale del 69,7% (al Sud arrivano anche al 75%).
Ovviamente anche la condizione professionale dice molto: basta pensare che solo nel 2021 i disoccupati sono diventati il 47,1% (considerando che l’anno precedente rappresentavano il 41% della popolazione italiana). Allo stesso modo, nell’ultimo anno è aumentata la povertà multidimensionale, nel senso che le persone hanno manifestato diversi ambiti di bisogno. I più diffusi sono la fragilità economica, problemi legati alla casa, al lavoro, alla famiglia, allo stato di salute.
C’è poi da dire che ad oggi la maggior parte delle persone (più della metà) ereditano le difficoltà economiche: chi proviene da famiglie povere resta nella maggior parte dei casi povero. La Caritas, infatti, a questo proposito ha condotto un’analisi su un un campione rappresentativo di beneficiari, scoprendo che i casi di povertà intergenerazionale pesano per il 59,0% (fino ad arrivare al 64,4% nel Centro Italia).
Perché accade ciò? Per diverse ragioni. In primis, generalmente chi viene da famiglie a basso reddito ha meno possibilità di studiare e di avere un’istruzione solida. Spesso, infatti, i figli di persone che non hanno reddito elevato, si fermano alla terza media (a volte anche alla quinta elementare). I figli invece di laureati molto spesso riesco ad arrivare al diploma di scuola media superiore oppure proprio alla laurea.
Questo poi si ripercuote anche sul lavoro. Come emerge del Rapporto Caritas, più del 70% dei padri dei beneficiari, è occupato in professioni a bassa specializzazione, mentre per quanto riguarda le madri il 63,8% sono casalinghe. In sostanza un figlio su cinque ha mantenuto la stessa posizione occupazionale dei padri, il 42,8% ha invece sperimentato la cosiddetta mobilità discendente e solo il 36,8% quella ascendente.
Cosa ha fatto la Caritas per provare a cambiare questa situazione? Tante cose. Basta pensare che solo nel 2021 ha portato a termine quasi un milione e 500mila interventi. Di questi il 74,7% ha riguardato l’erogazione di beni e servizi materiali, il 7,5% attività di ascolto, il 7,4% interventi di accoglienza, il 4,6% l’erogazione di sussidi economici, il 2,2% il sostegno socio assistenziale e l’1,5% interventi sanitari.
Il problema, però, è il seguente: i soli sussidi economici – che rappresentano meno del 5% delle attività messe in atto dalla Caritas – equivalgono al 76% delle spese.
Qual è il ruolo del reddito di cittadinanza in questo quadro così drammatico? In linea di massima aiuta meno della metà dei poveri assoluti. Come si legge nel rapporto, “la misura di contrasto alla povertà esistente nel nostro Paese, il Reddito di Cittadinanza, è stata finora percepita da 4,7 milioni di persone, ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti (44%). Sarebbe quindi opportuno assicurarsi che fossero raggiunti tutti coloro che versano nelle condizioni peggiori, partendo dai poveri assoluti”.
Cosa propone di fare in sostanza il rapporto? La Caritas ha in mente varie iniziative, tutte però con lo stesso scopo: garantire “adeguati processi di inclusione sociale”. Come fare? In diversi modi. Ad esempio si potrebbero aumentare le competenze in merito dei Comuni italiani, oppure si potrebbero potenziare le iniziative finanziate dal Pnrr (come ad esempio GOL, cioè Garanzia Occupabilità Lavoratori, pensato proprio per mettere alle persone in difficoltà in condizione di trovare lavoro). Ovviamente queste solo solo alcune delle proposte, bisognerà capire cosa accadrà davvero in Italia.
Anna Gaia Cavallo

Mi chiamo Anna Gaia Cavallo, ho 30 anni, sono nata a Salerno e lì ho vissuto fino ai miei 18 anni. Poi il viaggio verso Siena per l'università, la laurea in economia e gestione d'impresa e poi il ritorno nella mia città natale. Qui, dopo un anno di lavoro nel settore economico, ho capito che non era questa la strada giusta per me e ho deciso di seguire quella che era sempre stata la mia più grande passione fin da piccola: la scrittura. A quel punto ho lasciato tutto quello che avevo costruito nei sei anni precedenti e ho intrapreso un altro percorso, quello che mi ha portato a diventare giornalista. Iscritta all'albo dei pubblicisti della Campania dal 2019, dopo aver attraversato diversi mondi, sono approdata sul pianeta Nanopress nel 2022 come editor e qui amo occuparmi di cronaca e attualità, ma quando mi capita di scrivere di musica raggiungo il massimo del piacere.

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