Questa settimana ci dedichiamo ancora una volta ai segni della punteggiatura in italiano. Abbiamo già visto il punto e la virgola, quelli più utilizzati, quindi oggi andiamo a dare uno sguardo alla combinazione dei due: stiamo parlando ovviamente del punto e virgola. Esso è un segno di interpunzione che si forma dalla congiunzione di un punto e di una virgola, messi in verticale uno sull’altro. Graficamente parlando, si intende.
Nella lettura il punto e virgola corrisponde esattamente a una pausa che ha un valore intermedio fra quello più lungo del punto e quello più breve della virgola. Si tratta di un segno di punteggiatura molto diffuso nella lingua italiana, anche se, assai più raramente, viene utilizzato anche in diverse altre lingue straniere. Ma andiamo a dare uno sguardo all’utilizzo del punto e virgola.
In pratica il punto e virgola indica la fine del concetto che viene espresso nella frase al cui termine si trova: questo concetto dovrebbe idealmente ricollegarsi al senso generale di cui parla l’intero periodo. Quindi, in definitiva, il punto e virgola non vuole indicare la fine dell’idea di base in generale, per questo ci sarebbe già il punto fermo, né, tanto meno, la continuazione del concetto minore, ruolo per cui è candidata la virgola, ma si tratta di un valore intermedio fra questi due usi.
Il punto e virgola risulta dunque assai utile nei periodi lunghi, complessi, arzigogolati, dove troviamo tante ramificazioni che sono difficili da tenere sotto stretto controllo. Un altro uso a questo collegato è quello dentro le parentesi: come di sicuro saprete, dentro le parentesi non va mai e poi mai utilizzato il punto fermo, sarebbe meglio in questi casi utilizzare il punto e virgola, soprattutto se ci troviamo di fronte a degli incisi.
Un altro uso abbastanza frequente del punto e virgola lo vede utilizzato alla fine degli elementi di un elenco puntato, dove il punto fermo ci darebbe un’eccessiva divisione fra i concetti che sono, invece, fra loro collegati e costringerebbe quindi ad usare la maiuscola iniziale nel punto successivo. Ma da dove origina il punto e virgola? Diciamo che il primo utilizzo del punto e virgola lo troviamo nei primi del Cinquecento: fu Aldo Manuzio, famoso stampatore italiano che cominciò ad utilizzarlo. Un uomo ricco di inventiva, che ha il pregio di aver ideato anche il carattere corsivo. Successivamente, il suo utilizzo invase la curia romana, dove il figlio di Aldo Manuzio, per volere stesso di papa Pio IV aprì una stamperia. Tuttavia anche all’epoca, così come ora se ci fate caso, il punto e virgola viene abbastanza snobbato.
Diverso invece il caso del punto e virgola dei greci: qui poteva esprimere o due punti o un punto interrogativo o esclamativo. Nel greco moderno, invece, indica solo il punto interrogativo. Se siete invece patiti del linguaggio informatico, saprete di sicuro che in diversi linguaggi di programmazione ha la funzione di segnalare la fine di un istruzione, come per esempio accade nel C e C++. Se invece vi trovate ad avere a che fare con Lisp e derivati, significa un commento. Per quanto riguarda la posta elettronica, il punto e virgola viene usato per elencare in maniera distinta gli indirizzi di più destinatari nei campi appositi del client di posta. E ancora: è uno dei nomi preferiti dai possessori di animali in coppia maschile/femminile. Mai visti due cani che si chiamano Punto e Virgola?
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