Che belli i segni di punteggiatura in italiano, peccato che troppo spesso ce li dimentichiamo nella penna o nella tastiera. Questa settimana andiamo a conoscere meglio il punto esclamativo, noto anche un tempo come punto ammirativo. Si usa normalmente dopo un’interiezione o un’esclamazione per dare alla frase un tono enfatizzato, di sorpresa, ma anche per indicare una sensazione forte o un grido. Di solito si usa alla fine di una frase e ha un intervallo simile a quello del punto fermo.
Dal punto di vista grafico, il punto esclamativo è formato da un punto fermo sormontato da un’asta. E’ dal medioevo che la forma non è cambiata, esattamente da quando è nato il punto interrogativo. Prima della sua invenzione i copisti utilizzavano alla fine della frase la parola latino ‘io’, che significa ‘evviva’ per indicare sorpresa o gioia. Col passare del tempo la ‘i’ andò sopra la ‘o’ ed ecco che nasce il moderno punto esclamativo.
Il carattere tipografico corrispondente venne invece inserito nella stampa fra il XVI e il XVII secolo. Sulle macchine da scrivere questo segno ortografico non ha fatto la sua comparsa fino a dopo il 1970: fino ad allora si era soliti scrivere un punto e poi sovrascrivere un apostrofo. Ma al giorno d’oggi quali applicazioni trova il punto esclamativo?
Ebbene, lo si usa molto nei romanzi e nei fumetti, mentre nei libri di testo o nelle cronache e nei saggi scarseggia assai. Questo è facile da spiegare: si usa dopo frasi che indicano incredulità, sorpresa, gioia, dolore, minaccia, tutti sentimenti che ovviamente mancano nei secondi generi di cui abbiamo parlato. Anche se a dire il vero negli articoli di giornale, nella letteratura moderna e nella cronaca viene considerato ormai troppo enfatico e ridondante, mentre viene ancora ben visto nei lavori per ragazzi.
Diversa invece la tendenza nei blog e in internet in generale, dove si tende ad usare di più il punto esclamativo, così come anche i puntini di sospensione, in quanto serve a dare maggiore espressività al testo. Ci sono poi autori che adorano il punto esclamativo, come Tom Wolfe, mentre per esempio Francis Scott Fitzgerald lo odia.
Talvolta il punto esclamativo può comparire in alcuni nomi propri, come per esempio nel servizio web Yahoo!, ma anche alcune città hanno un punto esclamativo (Westward Ho!, Hamilton! e tante altre ancora). E che dire del punto esclamativo presente nel segnale stradale triangolare di avviso di pericolo generico sulle strade italiane? E’ proprio da questo utilizzo che deriva attualmente l’idea di considerare il punto esclamativo come un segnale generico di ‘attenzione’.
Ma l’utilizzo del punto esclamativo non si ferma solo nell’ortografia, ma viene usato anche in matematica. Per esempio la scrittura n! (dove ‘!’ sta per fattoriale) indica il prodotto di tutti i numeri compresi tra 1 e n. Inoltre il punto esclamativo ha parecchi usi anche nel mondo dell’informatica. Corrisponde al carattere 033 (21 negli esadecimali) dell’ASCII, mentre nella codifica Unicode equivale a U+0021, ma in linea generale nel linguaggio informatico corrisponde alla negazione logica.
Altri usi del punto esclamativo lo vedono coinvolto nelle partite a scacchi, dove nelle trascrizioni indica una buona mossa, che diventa eccellente se se ne accostano due. Se invece ne trovate uno esclamativo e uno interrogativo, ecco che indica una mossa non bellissima, ma interessante, mentre la scrittura inversa sta per una mossa non sbagliata, ma dubbia. E nel baseball? Ecco che indica un gioco difensivo. Per concludere, anche nei videogiochi si vedono spesso dei punti esclamativi: di solito in base al colore indicano il tipo di interazione che si può stabilire col personaggio non giocante.