[videoplatform code=”1415287756454545b93cc6eda6″]
‘Sei donna? E’ la domanda che Platinette porge ai lettori del suo ultimo libro, ‘Sei donna? Dialogo (semiserio) sulle donne della TV’, scritto insieme a Simone Gerace e edito da EdizioniANordEst. Abbiamo incontrato Maurizio ‘Mauro’ Coruzzi qualche giorno fa negli studi di Radio Deejay, poco prima che andasse in onda con una nuova puntata di PlatiNight. Il risultato è stato una lunga chiacchierata sul libro, sul nuovo musical, sulla televisione (e sulle sue protagoniste), ma anche sul binomio Mauro-Platinette e sul suo mito: la grande Mina.
Lustrini e paillettes, ma anche riflessioni profonde e racconti di vita: Mauro-Platinette è un mix di questi elementi e anche di più. Benché si tenga volutamente alla larga dall’etichetta di artista (“Non ho il talento: il talento si coltiva, ci si vuole affermare”, ci ha detto, “Ho avuto la fortuna fino ad adesso di poter mettere in scena me stesso – o me stessa, non lo so – e questo mi basta e avanza”), la vera natura artistica di Coruzzi emerge comunque, attraverso il racconto di se stesso senza censure, con ironia e, forse, anche un velo di malinconia. Dagli abiti eccentrici indossati a Buona Domenica al rapporto con i radioascoltatori, dalle fragilità femminili all’incontro con la ‘tigre di Cremona’ (‘Ho avuto il piacere di conoscerla e di frequentarla diverse volte, dopo averla vista cantare per ben due volte, nel ’68 e nel ’71. La incontrai nell’’81, quando decisi di fondare il Mina Fan Club: andai alla casa discografica, la PDU, e il destino volle che lei capitò lì proprio quel giorno’), Mauro-Plati trasforma l’intervista in una chiacchierata, l’incontro di lavoro in un racconto di vita.
Grande fan di Mina, quando gli chiediamo cosa le proporrebbe, se avesse la possibilità di lavorarci insieme, risponde: “E’ una domanda molto imbarazzante, non le proporrei niente, le proporrei di andare a cena nella bassa cremonese perché so di un paio di risotinti che piacciono sia a me che a lei!” L’intervista integrale nel video apertura, di seguito un estratto.
E’ appena uscito in libreria ‘Sei Donna? Dialogo (semiserio) sulle donne della tv’, scritto insieme a Simone Gerace e edito da EdizioniANordest. Da dove nasce l’idea di raccontare le donne del piccolo schermo?
Quando lavori con tante donne dello spettacolo è normale che ci si scambi le impressioni: stanno lì, sul crinale quasi del pettegolezzo, e menomale, perché bisogna parlar male, nel senso buono del termine; leggeri pettegolezzi, scambi di opinione non hanno mai ucciso nessuno. Simone ed io lo facevamo in maniera continuativa al telefono, poi ci siamo ritrovati a fare lo stesso lavoro, però da due parti diverse della barricata – lui come autore, io in video nella Domenca Live di Barbara D’Urso – e da lì l’amicizia si è cementata. Ci scambiavamo opinioni su quello che era successo da Barbara e da lì l’idea di Simone di allargare un po’ e fare una specie di corrispondenza, un epistolario, come accadeva una volta.
La forma di racconto, infatti, è quella epistolare: una scelta curiosa.
Sì, è come scriversi ai tempi del calamaio, ma, al tempo stesso, usando tutta la tecnologia moderna. La costruzione del libro è una mail dopo l’altra e nessuno dei due sapeva che cosa l’altro avrebbe dato per compito al collega, o meglio, gli indicava alla fine della mail l’argomento su cui procedere, per cui era un po’ complicato e io ho rischiato a volte non dico di non gradire, ma ho fatto dei profili di conduttrici che avrei preferito evitare.
All’inizio del libro scrivete: “Dedicato a tutte e nessuna, senza far nomi, altrimenti qualcuna si offende”. Le chiedo: qualcuna si è offesa?
Sì, si è già offesa e ha già reagito non in maniera molto simpatica, diciamo. Non vorrei caricare ulteriormente la dose, ma secondo me una battuta non uccide essuno. Questa è la prova di quanto le donne siano non solo permalose, ma molto fragili su questo lavoro: qualsiasi leggero attacco alla loro professionalità viene vissuto come un killeraggio del personaggio. Ad esempio, io traccio un profilo non perfettamente consono all’idea che secondo me il pubblico ha di Maria (De Filippi, ndr), ma do una mia interpretazione e so che Maria è talmente fuori dall’ordinario anche nel comprendere questo, che non gliene frega un accidente di niente se io – ad esempio – dico che è una presentatrice fetish.
Maria De Filippi, infatti, è spesso soprannominata anche ‘la sanguinaria’.
Maria la sanguinaria è la sanguinaria anche verso se stessa. Per me Maria è più la voyeuse: è una che guarda, non è mai in mezzo alle cose, o meglio, c’è dentro fino al collo, impossibile trovarla in mano con un copione, eppure le storie di C’è posta per te se le ricorda dettaglio per dettaglio, sa ogni particolare delle persone con le quali ha a che fare. E’ un’autorità, non so come l’abbia acquisita, ma la è.
E’ per questo che non riuscite a trovare un contraltare maschile? Nel libro dite che un eventuale secondo libro sugli uomini della tv sarebbe noioso
Non solo sarebbe noioso, sarebbe molto difficle da costruire perché la fenomenologia di Pippo Baudo, avendo fatto la storia della televisione, è una fenomenologia chiara e acqusita. Tra i bravi di questo momento c’è Conti in assoluto, non solo per i risutlati, ma per essere riuscito a fare della nostalgia un’attrattiva, ma gli altri? Costanzo raccontava storie, chi lo fa come lui ora? Vedo programmi giornalistici interessanti, ma non mi raccontano un’epopea come stanno facendo le donne.
Venerdì 7 novembre debutterà al Teatro Apollonio di Varese, nel musical La sposa blu, in cui indosserà i panni di una curiosa sessuologa-psicoterapeuta: cosa ci può anticipare?
Una matta! E’ una commedia che partirà, poi, a febbraio perché abbiamo adottato un sistema molto americano: il 7 ci sarà una piccola ciurma di teatranti, di direttori di teatro, non solo italiani. La tournée vera e propria inizierà a febbraio. La Sposa Blu ha un risvolto sociale: è la storia di due donne che si vendicano degli uomini. Ahimè, brutto da dirsi, ma li ammazzano!
Ci sta svelando il finale?
C’è più di un finale e c’è più di un morto, però c’è molta ironia. Ci sono delle gran belle canzoni, voci formidabili e tanti balletti, però non li faccio io, per cui il publico può venire tranquillo e sereno che non vede gli elefanti che rompono i cristalli!
Nella Sua vita ordinaria, ma anche in quella pubblica, dove finisce Mauro e dove inizia Platinette e viceversa?
Tutte le volte provo a guardarmi, ma non lo so, non c’è un confine così netto, una volta c’era, poi con Costanzo decidemmo di fare questa svestizione pubblica durante una Buona Domenica e da lì, vista la reazione del pubblico, lu aveva intuito che detro di me c’era una specia di lotta tra le due, o meglio, che una impediva all’altro di manifestarsi; diceva: “forse è ora, provi e poi vedrà che starà meglio” e aveva ragione. Adesso, da qualche anno a questa parte, ci sono piùà impedimenti nella vita pratica, prima andavo in giro come una prostituta!
Che rapporto ha con la radio e con i radioascoltatori?
Un rapporto conflittuale perché la radio è mia mamma, il mio mondo. I radioscaoltatori sono la mia cartina di tornasole. A me piacciono i rapporti molto diretti, molto chiari e anche molto polemici, per cui non mi imbarazza parlare con gli ascoltatori, anzi, è uno degli aspetti che adoro di questo lavoro.
Tornando al libro, l’unica donna di cui non avete parlato è Alessia Marcuzzi. E’ una scelta casuale?
Non abbiamo parlato neanche della Clerici. Quelle con le quali non abbiamo mai lavorato le abbiamo tenute da parte perché vorremmo esaminarle nel secondo tomo e con un po’ più di crudeltà!