[didascalia fornitore=”ansa”]Fatima Sy[/didascalia]
Fatima Sy è una donna quarantenne di origine senegalese, ma che vive stabilmente a Senigallia, in provincia i Ancona, da 15 anni. Ha recentemente risposto a un annuncio di lavoro, ma dopo un periodo di prova in una casa di riposo, le è stata rifiutata la stipula regolare di un contratto perché il suo colore della pelle ”non piaceva agli ospiti” della struttura. Nonostante le sue qualifiche e la sua professionalità manifestata, alla donna non è stato concesso il lavoro, anche se ufficialmente i vertici della struttura hanno escluso il movente ‘razzista’ di tale decisione. La donna ha così raccontato tutto all’Ansa.
Dopo due giorni di prova ufficiale e altri due giorni di lavoro “mi hanno chiesto la documentazione per stipulare il contratto. Poi mi hanno detto che non si poteva fare e non per questioni lavorative, ma per il colore della mia pelle che, a loro dire, avrebbe infastidito alcuni anziani”, ha raccontato la donna.
Alla quale però nessuno degli ospiti della struttura ha detto niente, anzi, molti l’avevano già ‘integrata’ come un’assistente assunta, cominciando già a chiamarla affettuosamente per nome.
Ma se la struttura gestita dalla Fondazione Opera Pia Mastai Ferretti smentisce la motivazione razzista, la donna ancora non ha capito perché è stata licenziata e non le è stato presentato il contratto di lavoro dopo il periodo di prova stabilito.
“A mio avviso qualcuno non si è comportato in modo leale – ha aggiunto Fatima. – All’inizio dovevano essere due giorni di prova non retribuiti, poi ne ho fatti altri due al termine dei quali mi hanno chiesto la documentazione per stipulare il contratto. Poi mi hanno detto che non si poteva fare e non per questioni lavorative”, ha sottolineato ancora la donna.
I responsabili della casa di riposto hanno invece sostenuto che le cose non sono andate come raccontate da Fatima. Paola Fabri, presidente della Cooperativa Progetto Solidarietà, ha raccontato la sua versione dei fatti: “Noi non avevamo promesso alcun contratto. Non avendo la qualifica di operatrice socio-sanitaria e non avendo mai lavorato con noi, era stata solo affiancata al personale per vedere se era idonea a svolgere determinate mansioni all’interno della casa di riposo. Saputo dei commenti – aggiunge – abbiamo pensato che quell’ambiente non fosse l’ideale per lei. Avremmo provato altre soluzioni in base alle esigenze della cooperativa e delle realtà con cui collaboriamo”.
“Siamo stati secondo noi prudenti nei suoi confronti – sottolinea Fabri – ma da qui a dire che gli anziani ospiti della struttura sono razzisti ce ne passa, così come non possiamo essere accusati noi”. “Quasi il 20% dei nostri collaboratori – riferisce ancora – è di origine straniera e vanno tutti bene: avremmo preferito che per qualsiasi dubbio ci avesse chiamato, ma non ci ha mai contattato, ora vedremo”.
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