SENIGALLIA – Sono passate 24 ore dall’inizio dell’inferno qui in un angolo della provincia di Ancona, nelle Marche. I danni maggiori si sono avuti a Senigallia (il comune più grande della provincia dopo il capoluogo) e nei paesini e nelle frazioni vicini ad essa.
Finora il numero delle persone decedute è salito a dieci. Sei delle vittime sono a Ostra (Ancona), una a Trecastelli (Ancona), una a Bettolelle (Ancona) e due a Barbara (Ancona). In quest’ultimo comune risultano anche 3 dispersi, tra cui 2 bambini.
Senigallia e l’entroterra rivivono il dramma del 2014
Almeno una cinquantina gli accessi al pronto soccorso di Senigallia nella notte scorsa: molte persone contuse, con traumi, in ipotermia, ferite. Alcune di esse, le più gravi, sono state ricoverate nei reparti dell’ospedale di Senigallia o trasferite al nosocomio di Jesi.
Mentre percorro la città di Senigallia, ed è quasi mezzanotte, l’odore acre del fango mischiato alla polvere, e delle fogne che esalano odori nauseabondi, rende il lavoro dei soccorritori (ufficiali e non) ancora più difficoltoso.
Il fiume Misa, questa volta, rispetto alla alluvione del 2014, è esondato in città, e dopo lo straripamento ha lasciato per le vie del centro storico migliaia di metri cubi di fango, detriti, rami di alberi, plastica e oggetti vari, che con il caldo di oggi si stanno uniformando e seccando.
Ci vorranno settimane per ripulire tutto. E nella case e nei negozi l’umidita nei muri rimarrà per mesi. E’ notte fonda e sono centinaia le persone che, spesso in quartieri senza luce, sono da 48 ore in piedi e da 24 cercano di togliere il fango e i detriti dalle loro case, negozi, garage, scantinati.
Ai lati delle strade sono stati accumulati, per essere smaltiti, un numero incredibile di oggetti ormai irrecuperabili. Materassi, mobili, sedie, televisori, tappeti, sono solo alcuni dei manufatti che si trovano un po’ dappertutto mentre, con rispetto e discrezione, si passeggia tra le vie del centro storico per dare una testimonianza di questa tragedia.
Incrocio gli sguardi di persone sfinite, con gli occhi pieni di lacrime e di tristezza, ma che continuano a spalare, a darsi una mano l’un l’altra, a dire che comunque si è stati fortunati perché in città non ci sono stati decessi. La dignità dell’essere umano è incredibile.
Questi sguardi, a quest’ora della notte, dovrebbero essere visti dai politici, che forse verrebbero stimolati a fare qualcosa di concreto, invece delle inutili passerelle ala luce del giorno, in posti asciutti, dove con lo sguardo contrito rimarcano il dispiacere per quello che si doveva fare, ma non è stato fatto.
Sempre in città, sul ponte della statale adriatica, attaccato a quello della ferrovia, dove il fiume termina il suo percorso per arrivare al mare, sono al lavoro vigili del fuoco e sommozzatori, per rimuovere un intero albero incastrato nel viadotto.
Nel 2014, subito dopo la ormai penultima tragica alluvione, venne l’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi a Senigallia. Pacche sulle spalle, promesse di stanziamento di fondi straordinari per sistemare il fiume e i danni, qualche selfie con i provincialissimi politicucci nostrani, e via a far promesse da un’altra parte. Perché qui son rimaste solo le promesse.
Oggi è venuto l’attuale Presidente del Consiglio, Mario Draghi, in quel di Ostra, a pochi chilometri da Senigallia. Mi si dice sia più serio del politico toscano, ma le promesse fatte davanti ai microfoni, di non lasciarci soli, come farà a mantenerle se fra neanche 10 giorni diventerà un cittadino senza alcun potere decisionale?
Ai posteri l’ardua sentenza. Nel frattempo i senigalliesi, come la stragrande maggioranza degli italiani, quando si trovano in difficoltà, sanno che bisogna far conto sulle proprie forze per superare i momenti drammatici.
Quindi la catena solidale è già partita: chi offre casa per far andare a dormire in un posto asciutto agli sfollati, chi offre la macchina per chi l’ha persa e deve andare a lavorare, chi dona un pasto caldo per tutti quelli che lavorano senza sosta per aiutare chi è da solo o in difficoltà.
E’ quindi il momento di lasciare macchina fotografica e tablet e rimboccarsi le maniche per dare una mano. Perché anche questa volta Senigallia si rialzerà più forte di prima.
Dalla spiaggia di velluto per ora è tutto, passo e chiudo.