Serbatoio di petrolio russo va in fiamme in Crimea

Un serbatoio russo contenente petrolio è andato in fiamme in Crimea. Nell’ottobre del 2022 era stato attaccato dall’esercito ucraino.

Esplosione serbatoio in Crimea
Esplosione serbatoio in Crimea – Nanopress.it

Il vasto incendio è scoppiato in maniera contenuta, senza provocare vittime, ma il governatore della regione russa di Krasnodar, Veniamin Kondratyev, ha dichiarato in un post su Telegram che l’evento ha prodotto ingenti danni all’impianto di stoccaggio che si trova a Volna, appunto in prossimità del confine con la Crimea.

Incendio in un impianto russo in Crimea

Un impianto di stoccaggio russo ha preso fuoco a Volna, precisamente ad andare in fiamme è stato un serbatoio contenente del petrolio. Ci troviamo vicino al ponte di Kerch, in una zona russa che è immediatamente vicina al confine con la Crimea

Le autorità locali che hanno riportato la notizia, citate dall’agenzia di stampa ufficiale Tass, hanno precisato che non sono stati registrati vittime né feriti ma il rogo ha comunque causato gravi dalli alla struttura, anche perché la grande quantità di petrolio ha funto da accelerante e le fiamme si sono propagate velocemente e sono diventate altissime in poco tempo.

Non è chiaro cosa le abbia provocate ma sappiamo che questo luogo è stato preso di mira dalle forze armate ucraine, nell’ottobre del 2022. L’immensa colonna di fumo nero che si è sviluppata era visibile a chilometri di distanza infiammando una notte scusa in cui l’unico bagliore era quello delle lingue di fuoco che si innalzavano al cielo.

Si sono udite piccole esplosioni e poi l’aria è diventata irrespirabile a causa del fumo denso e tossico che l’ha intossicata rapidamente. Come dicevamo l’incendio è rimasto circoscritto ma eventi come questi, che potrebbero sembrare insignificanti in un quadro generale ben più grave, contribuiscono comunque a tenere alta la tensione fra i due Paesi, che per ogni cosa si accusano a vicenda.

L’incendio è stato classificato al più alto grado di difficoltà e al momento si ipotizza l’attacco di droni ucraini come causa scatenante ma è una tesi non ancora confermata. Ad ogni modo le fiamme non hanno rappresentato una minaccia per i residenti e in poco tempo sono state domate.

Operazioni di spegnimento dell'incendio
Operazioni di spegnimento dell’incendio – Nanopress.it

Il rogo si è propagato su un’area di 1.200 metri quadrati durante le prime ore del mattino e grazie all’intervento tempestivo, non si è diffuso ulteriormente nei centri abitati circostanti.

L’attenzione sulle navi della marina russa

È interessante ricordare altri episodi sospetti legati al commercio del petrolio, che hanno interessato l’imponente gasdotto Nord Stream, che attraverso il Mar Baltico trasportava gas proveniente dalla Russia in Europa occidentale, passando per la Germania.

Secondo quanto rivelato da un documentario realizzato intorno alla figura di Putin, alcune navi della marina russa in grado di effettuare operazioni subacquee, erano presenti nelle zone dove in seguito si sono verificate le esplosioni sui gasdotti Nord Stream. Secondo alcune fonti, le navi sembravano impegnate in mappature di parchi eolici nel Mare del Nord, anche a largo delle coste inglesi. Ora, l’ultimo episodio di concentra su quelli che sembrerebbero movimenti sospetti di navi nel periodo precedente le esplosioni appena citate, che nel settembre del 2022 hanno messo fuori uso i condotti.

Tutto ciò non fa che aumentare le tensioni e lo stesso vale per un altro episodio, infatti dei droni ucraini hanno attaccato in queste ore l’aeroporto militare di Bryansk, nella regione russa al confine con l’Ucraina. Non ci sono state vittime.

Anche nella notte ci sono state diverse esplosioni a Kiev e nella città di Dnepropetrovsk. Intanto il Parlamento ucraino ha chiesto nuove sanzioni contro la Russia, in particolare per l’esportazione di alcune categorie di alimenti come pesce e frutti di mare. In tutta risposta Putin ha deciso che chi risiede nelle regioni annesse alla Russia dovrà accettare la cittadinanza russa altrimenti verrà espulso.

Insomma entrambi i leader mantengono il pugno duro e nessuno intende arretrare di un centimetro.

 

 

 

 

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