Dopo le tensioni di fine luglio intercorse al confine tra Serbia e Kosovo a causa di una nuova legge kosovara, poi rinviata, i due stati hanno ora raggiunto un accordo grazie alla mediazione UE.
All’origine della diatriba vi era la norma con cui Pristina voleva rendere non valide sul proprio territorio i documenti d’identità e le targhe dei veicoli serbi, cosa che aveva scatenato atti di protesta e guerriglia lungo il confine.
La storia di Serbia e Kosovo è lunga e travagliata, come purtroppo molte vicende che riguardano i territori balcanici.
Il Kosovo è una ex provincia dello stato serbo a maggioranza albanese e che per tale ragione ha sempre ricevuto un trattamento discriminatorio dalla maggioranza slava di Belgrado. Tale condizione ha dato luogo ad una guerra civile tra il 1998 ed il 1999, terminata con l’intervento NATO a sostegno degli insorti kosovari.
L’Alleanza Atlantica ha difatti bombardato la Serbia provocando il ritiro dell’allora esercito jugoslavo (fermamente controllato da Belgrado, nonostante la sua natura plurietnica) e si è poi attestata sul territorio gestito da Pristina in qualità di contingente di pace.
Nel 2008 la provincia ribelle ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza, la quale è riconosciuta da U.S.A. e parte dell’UE, mentre è negata da Serbia e propri alleati, Russia e Cina su tutti.
Il primo agosto di quest’anno sarebbe dovuta entrare in vigore una nuova disposizione del governo kosovaro di Albin Kurti per la quale non sarebbero state riconosciute valide, su tutto il territorio controllato da Pristina (mediante il fondamentale sostegno NATO), le targhe automobilistiche ed i documenti d’identità emessi da Belgrado.
Tra il 30 e 31 luglio gruppi di manifestanti, non si sa quanto spontanei, hanno condotto atti di guerriglia sul confine nord-orientale kosovaro, generando una buona dose di apprensione nelle cancellerie occidentali.
Al fine di evitare l’aprirsi di un nuovo fronte di guerra in Europa, dopo quello ucraino, dato inoltre che la Serbia è un fedele alleato della Russia (cosa che ha portato alcuni a ritenere che vi fosse la mano di Putin ad aizzare i toni di Belgrado), Kurti aveva posticipato la norma di un mese (entrata in vigore 1° settembre).
Tuttavia ieri, grazie alla mediazione dell’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’UE Josep Borrell, è arrivato l’annuncio di un nuovo accordo tra le parti. I due stati balcanici si impegnano a riconoscere mutualmente documenti e targhe dello stato confinante.
Infatti il provvedimento del Kosovo rispondeva in modo speculare ad una legge serba che parimenti non ammetteva veicoli e documenti rilasciati da Pristina; questo anche perché la Serbia tuttora non accetta la sovranità ed indipendenza kosovara.
Il ruolo dell’UE è stato determinante nel raggiungere il compromesso: Bruxelles ha una voce particolarmente autorevole nell’area, datale dall’essere il consesso sovranazionale al cui ingesso ambiscono entrambi i Paesi coinvolti.
Di conseguenza, di fronte ad un irrigidimento UE verso due nazioni candidate (la Serbia lo è dal 2012, il Kosovo ha intenzione di farvi richiesta), i due governi di Belgrado e Pristina non hanno potuto fare a meno di congelare le proteste e le leggi che le originavano in favore di un accomodamento diplomatico.
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