Sette anni fa il terribile attacco jihadista al Bataclan, a Parigi

La Francia ricorda il terribile attentato jihadista che colpì sette anni fa il Bataclan a Parigi, uno degli episodi più bui della storia francese.

Parigi Bataclan
Parigi, Bataclan – Nanopress.it

Non si può certo dimenticare la tragedia che ha colpito appositamente un luogo di ritrovo dove erano presenti moltissimi giovani e dove hanno perso la vita centinaia di persone. Parigi e la Francia intera ricordano le vittime, la sofferenza e la sensazione di non essere al sicuro che è scaturita dall’attentato jihadista del 13 novembre 2015.

Parigi, sette anni dall’attacco jihadista al Bataclan

Sette anni fa si verificò l’attacco jihadista per mano dell’Isis al Bataclan di Parigi che ha segnato la storia della Francia ma anche di tutta l’Europa. Una squadra appartenente alla jihad islamica organizzò, appunto, uno degli attentati più sanguinosi e cruenti della storia europea.

Non solo, però, perché il 13 novembre 2015 Parigi è stata teatro di un attacco terroristico multiplo che si è consumato in sei diverse zone della città, tutte molto frequentate e di usuale ritrovo giovanile. Un comando, armato fino ai denti, ha fatto poi irruzione al Bataclan dove moltissime persone erano riunite per seguire un concerto che aspettavano da tempo.

La serata di festa ha assunto aspetti drammatici quando dei malviventi armati di kalashnikov hanno fatto il loro ingresso nella sala del teatro parigino. I soldati della jihad hanno aperto il fuoco e sparato alla folla provocando morti e feriti. Quello che si è prospettato davanti ai presenti ha segnato per sempre le loro vite e rovinato famiglie.

Corpi senza vita a terra e caricatori svuotati hanno fatto realizzare ai presenti, dopo i primi attimi di incertezza, dove credevano fosse parte dello show, che si trovavano sotto attacco terroristico. Non è stato colpito soltanto il Bataclan ma anche ristoranti e locali del centro, come sopra citato, dove gli avventori stavano mangiando e trascorrendo ore in relax.

L’attacco jihadista è stato coordinato in maniera da creare il più possibile scompiglio tra la folla e soprattutto creare un fattore sorpresa anche per i soccorritori e le forze dell’odine. Nell’attentato terroristico sono morte 137 persone – compresi gli attentatori – e 368 persone sono rimaste ferite. Soltanto uno degli attentatori è stato preso vivo e per lui è stato disposto il carcere a vita senza possibilità di riduzione della pena.

L’attentato fu poi rivendicato dallo Stato Islamico uccise anche la nostra connazionale Valeria Solesin, ricercatrice italiana, che si trovava a Parigi. La vita dei parigini è cambiata profondamente da quel novembre 2015 e anche la modalità in cui le autorità si approcciano ora ai sistemi di difesa e controllo anti terrorismo.

Il ricordo di Valeria e le parole di un sopravvissuto

Valeria Solesin ha perso la vita in quella che viene definita la strage del Bataclan e la madre della ricercatrice ha parlato con Il Corriere e ha affermato: “Ci è capitato in sorte questo dalla vita, cerchiamo di affrontarlo nel migliore dei modi ogni giorno. Per noi non sarà mai un capitolo chiuso ma il processo ha avuto sicuramente la funzione di dare una fine al capitolo pubblico. Ne avevano bisogno i sopravvissuti, i parenti delle vittime, lo Stato intero.”

Valeria Solesin Bataclan
Valeria Solesin – Nanopress.it

Stéphane Pinna, 50enne di origini sarde, è sopravvissuto alla strage e ha raccontato di aver ripreso con difficoltà la propria vita ma di aver capito poi la fortuna di essere sopravvissuto e aver ancora i suoi affetti al fianco. In merito a quelle terribili ore ha riferito:A vederli erano dei ragazzini, non ho realizzato immediatamente. Poi da lontano ho visto uno degli uomini del commando gettare via un caricatore. A quel punto, il terrore”.

Ha poi raccontato del momento in cui sono stati liberati:mentre uscivamo la polizia ci raccomandava di non guardare i corpi, ma era impossibile. Guardare è anche un modo per umanizzare ciò che stai vivendo. O almeno lo è stato per me”. Pinna ha spiegato poi non aver preso parte al processo e di non averlo nemmeno guardato da lontano e di aver avuto bisogno a lungo di elaborare la cosa ma di essere poi riuscito ad andare avanti ed accettare qualcosa che non puoi in nessun modo cambiare.

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