Sesso virtuale, cybersex, sexting, sex extortion, revenge porn, slut shaming… Cerchiamo di stilare un piccolo glossario con i significati di questi termini ormai molto diffusi ai tempi della realtà 2.0. Prima dell’era dominata da internet e dalla tecnologia il sesso era reale, pratico, fatto dal vivo o al massimo sognato e condiviso in via epistolare. Qualche decennio fa, poi, il massimo del sesso virtuale erano le linee erotiche: si passava ore e ore attaccati a una cornetta telefonica per parlare infrangendo tabù e ascoltare di sesso, dichiarando magari le proprie fantasie più perverse alla/allo sconosciuta/o di turno. Una pratica, il sesso telefonico, da molti considerata non rischiosa (ad esempio se si pensa al contagio di malattie) sufficientemente appagante anche senza contatto intimo, e sicuramente vantaggiosa proprio perché in qualche modo garantiva l’anonimato. Dalla metà degli anni novanta si comincia a parlare di cybersex, di sesso virtuale, sesso fatto via computer. Oggi ci sono gli smartphone sempre connessi, i social network, le chat, le videochat, Snapchat…
In questi nostri tempi dove l’immagine sembra contare sopra ogni altra cosa, però, e sempre più persone – anche giovanissime – tendono all’esibizionismo, il nuovo pericolo sta proprio nel virtuale. Con leggerezza si condividono in rete immagini di sé, anche in situazioni privatissime, magari solo per conquistare, fare colpo o per scherzo. A volte riprendersi e ‘donare’ foto osé e video intimi sono considerati prove d’amore tra adolescenti.
I sentimenti ormai sono legatissimi alla tecnologia: la tecnologia è uno strumento sovra utilizzato nelle relazioni tra le persone: ci si incontra in piazza pubbliche, ci si innamora in chat, ci si odia, ci si vendica. Tutto però avviene in maniera sempre più superficiale, e i dati sul cyberbullismo, compresi gli ultimi drammatici casi di cronaca, dovrebbero farci preoccupare. Purtroppo chi resta vittima della vergogna della gogna mediatica spesso non regge al peso dell’onta, dello stigma, della persecuzione.
SEXTINGAi tempi del web e degli smartphone anche le abitudini sessuali sono leggermente cambiate. Sempre più giovani praticano il sexting, e spesso in tanti non si rendono conto del pericolo che corrono. Il sexting (incontro dei termini sex – sesso – e texting – scrivere messaggi) consiste nell’invio di frasi, foto o video sessualmente espliciti. In Italia è considerato un reato quando vede coinvolti minori di 18 anni. In molti lo vedono come un gioco proibito senza comprendere la vera pericolosità che nasconde. Condividere foto e video osé su cellulari o web significa non avere controllo della propria immagine, poter essere visti da chiunque e dare materiale sensibile a persone (anche sconosciute) che potrebbero usarlo per commettere atti di bullismo o di sex extortion.
SEX EXTORTIONLa sex extortion è una vera e propria estorsione a sfondo sessuale che avviene tramite i social network (Facebook, Twitter) o le app. In genere accade così: l’utente viene contattato da qualcuno che dopo aver chiesto amicizia e aver preso confidenza chiede di aprire una videochat. Stabilito il collegamento la persona chiede alla vittima di spogliarsi e mostrarsi nudo per compiere atti sessuali. In genere le vittime si lasciano andare pensando a un innocente gioco erotico. Chi ha registrato un video o scattato delle foto, però, subito dopo lancia la minaccia di divulgare le immagini compromettenti, così parte il ricatto e l’estorsione.
REVENGE PORNLa vendetta pornografica per un amore finito, la rivalsa o semplicemente un’azione di bullismo odiosa: è questo il revenge porn sempre più diffuso tra i giovani, che prevede che le foto intime inviate incautamente al fidanzato/a, o i video hot girati insieme, diventino inesorabilmente di dominio pubblico. C’è da dire che sono soprattutto le ragazze a subire questa forma di vendetta dell’addio, che ha lo scopo di distruggere l’autostima e anche la psiche della persona messa alla gogna. Più di una volta in passato ha portato anche all’estrema conseguenza, cioè al suicidio della vittima. Un triste esempio è la storia di Tiziana Cantone, la 31enne che si è uccisa dopo essere suo malgrado diventata un meme-porno in pasto al web.
SLUT SHAMINGCon il termine slut shaming si intende una forma di stigma, di critica sociale dell’espressione sessuale. E’ un atto di colpevolizzazione (in genere) delle vittime di stupro o di aggressione sessuale (quante volte avete sentito dire ”l’hanno violentata, bè, vestita così se l’è cercata”?). Lo slut shaming è quindi una sorta di processo, una gogna in cui le vittime vengono attaccate e offese per la loro trasgressione dei codici di condotta sessuale.
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