Il sexting: un gioco pericoloso che piace ai giovanissimi e che purtroppo può provocare gravissime conseguenze. In un mondo sempre più modellato intorno ai social network e alle tecnologie informatiche ”condividere” è diventato un must, quasi un obbligo. Le nostre vite sono immortalate in immagini e clip e sono mostrate per poter essere sfogliate dagli altri in qualsiasi momento. Anche le abitudini sentimentali e sessuali sono cambiate, non ultimo grazie alle app che ormai ti permettono di fare qualsiasi cosa tu abbia in mente. Ci si fotografa di continuo, ci si riprende, si posta e si aspetta un like. Così si tende a non prestare molta attenzione alle immagini che vengono rilasciate sulla rete, anche a quelle più intime. Questo genera un enorme mole di dati sensibili e compromettenti che sono, in pratica, alla mercé di chiunque.
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Ormai con uno smartphone sempre connesso alla rete puoi trovare la tua anima gemella in un clic, puoi incontrarla, farci sesso, puoi scattare foto e riprendere filmati hot per poi, con la stessa facilità, scaricare la persona e riversare tutto quel materiale (porno) in Rete. Così parte la gogna mediatica, quella che schiaccia con il peso di una vergogna e di un dolore troppo difficile da reggere e superare. Così si viene risucchiati in un vortice mortale. Come è successo a Tiziana Cantone, che si è uccisa schiacciata dai cyberbulli dopo che un suo video privato è stato diffuso in rete (senza il suo consenso) diventando virale, facendola diventare una sorta di grottesca meme porno con tanto di titoloni sui giornali e merchandising dedicato.
ALTRI CASI NOTI IN ITALIA
PADOVA – Alcuni casi di sexting sono diventati famosi negli ultimi anni: il primo per cui anche in Italia si è usato il termine è stato quello di Silvia B., una ragazza di Padova, soprannominata “Silvia Uniposca” perché si era ripresa mentre si masturbava con un Uniposca rosa. Il video era stato girato per il fidanzato che però, finita la storia, ha pensato di metterlo in rete dove quasi tutti i ragazzi della città (e non solo) lo hanno visto.
PERUGIA – Il web ricorda il video ”Forza Chiara” dal nome della ragazza di Perugia convinta dal proprio ragazzo a fare sesso mentre lui filmava il tutto in un video amatoriale che doveva essere distrutto e che invece, quando si sono lasciati, è stato pubblicato facendo il giro della rete, provocando anche il tentativo di suicidio della giovane.
NOVARA – Nella lista si contano anche ragazzine che non hanno retto alle violenze, agli insulti, al bullismo. Il caso di Carolina Picchio ha riempito le pagine dei media per mesi: la ragazzina aveva solo 14 anni quando si suicidò, gettandosi dalla finestra di casa, a Novara. Le foto e il video fatti dal suo fidanzatino e da amici mentre la molestavano a una festa, approfittando di lei che aveva bevuto troppo, erano state postate su Facebook: da allora per lei la via era diventata un inferno a cui non era riuscita più a resistere; noi di NanoPress abbiamo incontrato il padre, e ci ha raccontato la sua battaglia per evitare che il cyberbullismo uccida ancora.
ERBA – Il 16 novembre 2014 le agenzie battono la notizia di una 14enne di Erba, in provincia di Lecco, protagonista di un video sexy destinato al fidanzatino di un anno più grande, che in poco tempo è finito sui telefonini di tutti gli alunni della scuola.
MONZA – A Monza un 19enne è stato processato e condannato a due anni e otto mesi di carcere e al risarcimento di 100mila euro per induzione alla produzione di materiale pedopornografico e alla sua diffusione online. Il ragazzo aveva convinto una ragazzina di 14 anni, che si era infatuata di lui, il “bello” della scuola, a mandargli prima foto osè e in seguito anche a girare un video “intimo”, una sorta di “prova d’amore”, che invece è finita in rete, su Facebook e Youtube. Prima le foto “in slip e calze nere” mandate sullo smartphone, poi il video diffuso su Youtube: la ragazzina era diventata bersaglio di insulti sempre più pesanti, dalle parodie video su web all’imbrattamento dei muri di casa, tanto da convincerla a confessare tutto ai genitori “Una cattiveria inaudita“, raccontava la madre.
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I DATI SUL SEXTINGIl fenomeno del sexting è molto diffuso, e non solo tra gli adulti. Nel Global Sex Survey, sondaggio condotto da un noto sito di incontri extraconiugali, 74mila utenti iscritti al sito hanno partecipato da 26 Paesi diversi, ed è emerso che l’88% degli italiani si dà al ‘sexting’, superando nettamente la media mondiale che è del 73%. Secondo i dati di Skuola.net e dell’Università di Firenze diffusi in occasione dell’ultimo Safer Internet Day risulta che su 5mila ragazzi il 13% degli adolescenti ha condiviso su internet le proprie foto hot, anche se attraverso messaggi privati. Tra i minori di 14 anni, almeno 1 su 10 ha condiviso in rete le sue immagini intime. Tra chi ha condiviso materiale hard che lo vede protagonista, il 17% è stato vittima di revenge porn con conseguente accanimento da parte dei cyberbulli.
Da un’indagine specifica di Telefono Azzurro e Doxa Kids emerge che il 35,9 per cento dei ragazzi conosce qualcuno che ha fatto sexting: gli adolescenti lo considerano un modo efficace di esprimere se stessi e sentirsi al centro dell’attenzione. Il problema è che non sembrano avere alcuna consapevolezza delle possibili conseguenze della condivisione in rete di immagini e video intimi a tema sessuale.
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Un’altra recente ricerca del Cremit, Centro di ricerca educazione ai media e alla tecnologia, dell’Università di Cattolica di Milano e di Pepita Onlus fotografa la situazione nel capoluogo lombardo nel 2014. Su 1.800 studenti di istituti tecnici e licei, con un’età compresa tra 14 e 18 anni, quattro giovani su dieci hanno ammesso di aver ricevuto almeno una volta delle foto a luci rosse attraverso i social network o dei messaggi compromettenti con l’utilizzo di WhatsApp. Nella metà dei casi presi in considerazione, inoltre, questi contenuti sono stati ricevuti da persone sconosciute. E il fenomeno è in crescita. Il 37% ha detto di aver condiviso foto piccanti di amici senza chiedere il permesso, il 43% ha visto ricambiare la condivisione di foto di questo tipo, che vengono diffuse per fare colpo (12,6%), per scherzare (8,7%) o per puro divertimento (20%). Non mancano i racconti di chi afferma persino di aver praticato sexting in cambio di piccoli regali come, per esempio, una ricarica telefonica.
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