Queste famiglie saranno davvero sfortunate, perché saranno costrette a restituire i soldi all’INPS e per tali ragioni.
Brutta notizia per tante famiglie italiane: ecco quali sono i nuclei familiari che dovranno ridare all’INPS 210 euro per ogni figlio e per questa motivazione. Questa particolare situazione è iniziata da un cavillo normativo che, a partire dal mese di marzo fino al settembre del 2022, ha concesso alle monofamiglie di poter avere una maggiorazione.
La maggiorazione citata poc’anzi è stata programmata dalla legge unicamente per quei nuclei familiari in cui tutti e due i genitori risultano essere titolati di redditi da lavoro.
La spiacevole notizia correlata a tale argomentazione, è che determinate famiglie potrebbero ritrovarsi nella condizione di dover restituire in modo parziale l’importo ricevuto mediante l’Assegno unico universale, nell’anno 2022.
Esattamente si tratta di una cifra corrispondente a 210 euro, fissati per ciascun figlio che si ha a carico.
La motivazione di ciò è correlata a un appiglio di tipo normativo, che ha creato quindi un’estrema confusione nei mesi scorsi.
Pertanto l’INPS ha fatto un vero e proprio passo indietro, nei confronti delle famiglie che risultano essere monogenitoriali. Questo perché è l’INPS stessa che si occupa dell’erogazione di tale assegno.
Difatti nell’anno 2022 era stata erogata una maggiorazione di genere mensile, per ogni figlio minorenne che si ha a carico.
Ma tale circostanza si concretizza unicamente quando entrambi i genitori hanno la titolarità di redditi da lavoro. Questo basandosi appunto sull’articolo 4, comma 8, del decreto legislativo n.230/2021.
La maggiorazione corrisponde precisamente a una cifra di 30 euro, per quanto riguarda quei nuclei familiari che hanno un Isee inferiore a 15mila euro all’anno.
Mentre va a diminuire in modo progressivo per chi supera questa determinata soglia, fino ad azzerarsi per quanto concerne i redditi Isee a partire dai 40mila euro a salire.
Ci sono numerose famiglie costituite da un unico genitore che hanno fatto la richiesta della maggiorazione.
Pure perché all’interno dell’apposito modulo per tale richiesta, i requisiti che sono previsti dalla normativa non sono stati inseriti in modo specifico.
Quindi sono cominciate le erogazioni anche in riferimento alle famiglie di tipo monogenitoriale.
Questo è accaduto fino al mese di ottobre, quando poi sono state bloccate direttamente dall’INPS.
Ciò è successo per un preciso motivo, correlato all’interpretazione della norma che permette il diritto di questa erogazione soltanto a quelle famiglie costituite da tutti e due i genitori.
Infatti oltre a esserci due genitori, tutti e due devono essere dei lavoratori, per poter ricevere così la cifra maggiorata fino a raggiungere l’importo massimo di 30 euro.
Ne consegue che un solo genitore, anche se dovesse risultare un lavoratore, in base a ciò che è stato stabilito dall’istituto, non appartiene alla categoria prevista dalla casistica stabilita dalla legge.
Tenete presente che prima di essere interrotta nel mese di ottobre, la maggiorazione è giunta a tutti coloro che ne avevano fatto richiesta.
Esattamente, è stata consegnata dal mese di marzo fino al mese di settembre, proseguendo per un lasso di tempo corrispondente a 7 mesi.
Considerando un massimo di 30 euro per ciascuna mensilità, la cifra massima che si dovrebbe andare a ridare equivale a 210 euro per ogni figlio minore.
Tale valore andrebbe pure ad aumentare, in presenza di più figli a carico.
In questo caso non bisognerà più restituire fisicamente i soldi dati dall’INPS. Il procedimento collegato al recupero si attuerà tramite il conguaglio applicato sui prossimi assegni.
Infine sempre in correlazione con l’Assegno unico, il 28 febbraio c’è la scadenza per l’invio della Dsu all’INPS, per l’aggiornamento dell’ISEE utile per avere un aiuto.
Insomma proprio queste famiglie dovranno prendere in considerazione quanto detto sinora.
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