Spaventano i dati diffusi oggi da Save The Children, secondo i quali in Italia lo sfruttamento dei bambini ha raggiunto livelli molto alti.
Parliamo di sfruttamento inteso come lavorativo ma anche di tipo sessuale, qualsiasi attività insomma che in qualche modo abbia danneggiato il corretto sviluppo psicofisico dei minori. Dati alla mano infatti un terzo dei bambini analizzati, tutti sotto i 14 anni, hanno subito qualche forma di sfruttamento perché sono finiti in mano a trafficanti di esseri umani. Questo significa che non hanno avuto un’educazione adeguata e in realtà nemmeno una buona infanzia. Sono informazioni che delineano in Italia un quadro molto triste che in altri Paesi del mondo è anche peggiore, comunque nel nostro sono 58mila i minorenni che non vengono rispettati in questo senso.
Save The Children, associazione che notoriamente si batte per i diritti dei bambini in tutto il mondo, ha effettuato un’analisi approfondita prendendo in considerazione un tema molto delicato, quello dello sfruttamento minorile.
Con riferimento al nostro Paese, la ricerca ha preso in esame un grande numero di bambini sotto i 14 anni, quindi tutti minorenni, evidenziando che il 27% di loro è stato sfruttato (circa 58mila) per mano di trafficanti di esseri umani che hanno violato la loro infanzia introducendoli al lavoro oppure allo sfruttamento di tipo sessuale.
Chi ha sofferto di più, oltre i minori, sono state anche le donne, in una percentuale del 42% di quelle intervistate. Purtroppo ad oggi la maggior parte delle vittime di tratta e sfruttamento nel mondo resta invisibile e solo grazie a ricerche come questa è possibile tracciare un quadro della situazione, seppure parziale.
Il rapporto in questione si chiama “Piccoli Schiavi Invisibili”, un nome eloquente che identifica l’impegno di Save The Children, operativa da oltre 100 anni, nella lotta a fianco di queste persone. Il progetto è giunto alla 13esima edizione e i risultati dell’analisi sono stati diffusi oggi in vista della Giornata Internazionale Contro la Tratta di Esseri Umani, il 30 luglio.
Se nel periodo relativo al Covid e alle conseguenti restrizioni, sono stati in calo coloro succubi dei trafficanti, dopo il 2020 le persone che sono migrate senza poter contare su canali di accesso legali sono aumentate, anche per effetto della crisi climatica e dei conflitti in corso oltre alla fuga da situazioni di disuguaglianza e persecuzioni.
Milioni di persone fuggono dalla povertà estrema, questa è la verità, e sono così disperate da affidare la loro vita a chiunque dia loro una possibilità. A livello geografico, le vittime di tratta che scappano invece dalla guerra, si sono spostate dall’Africa e dal Medio Oriente, le due aree più colpite dai conflitti.
Anche in Europa ci sono vittime in numero elevato, almeno questo ipotizzano le istituzioni, anche se si tratta solo di una stima poiché queste persone non sono registrate, tuttavia l’ultima ricerca nel biennio fra il 2019 e il 2020 ha evidenziato oltre 14mila casi, di cui il 23% riguardanti minorenni.
Riconducendoci al titolo dell’analisi di Save The Children, che da sempre lotta per garantire un futuro migliore ai bambini di tutto il mondo, possiamo definire le piccole vittime degli schiavi che faticano a far sentire la propria voce.
Il focus del rapporto di quest’anno è dedicato proprio a loro, ovvero i bambini che sono vittime sin dalla nascita di sfruttamento perché lo sono anche i loro genitori. Si innesca così un sistema che viola i loro diritti di esseri umani, anche quelli più basilari come il gioco e un’adeguata istruzione.
Vogliamo accendere un faro su questo tema che spesso non viene considerato in un Paese come il nostro, considerato uno dei più sviluppati. I bambini sono vulnerabili, fragili ed esposti seriamente al rischio di abusi. Con la ricerca, l’associazione vuole accendere un faro sulla condizione dei minori che vivono dove lo sfruttamento del lavoro agricolo è quasi normale, in particolare parliamo di due grandi aree italiane: la provincia di Latina e un territorio a Ragusa chiamato “Fascia Trasformata”, ovvero un insediamento di coltivazioni in serra che si estende per 80 chilometri e dove sono attive 8mila aziende agricole.
Il rapporto è stato stilato con la collaborazione della giornalista Valentina Petrini, che ha raccontato questi territori, distretti strategici per il settore agroalimentare italiano. Qui c’è più bisogno di lavoro e qui si cerca di risparmiare con manodopera a basso costo, con occupanti irregolari che nel 2021 erano circa 230mila. In effetti proprio in questi luoghi sono nati due dei mercati di ortofrutta più importanti d’Italia, il Mof a Fondi e l’Ortomercato di Vittoria.
Quello che emerge di riflesso è che i figli dei braccianti sfruttati, crescono in alloggi di fortuna ricavati nei terreni agricoli, in condizioni di isolamento, senza poter accedere alla scuola e nemmeno ai servizi sanitari di base. Sono molti e le istituzioni tendono a dimenticarli, anche perché non sono censiti all’anagrafe. Come dicevamo prima, si tratta di bambini invisibili ed è anche difficile avere un quadro completo della loro presenza sul territorio.
Inutile sottolineare che quasi tutte queste persone sono straniere, a volte si tratta di nuclei monogenitoriali e anche con più di un figlio. Le difficoltà economiche e il rischio dello sfruttamento schiacciano queste famiglie e anche i bambini, che vivono in spazi dove non possono socializzare, non possono giocare, abitano in baracche malsane e affollate, senza la possibilità di un’istruzione né occasioni interazione con i coetanei.
Entra a far parte di questo contesto anche la scuola perché sebbene a volte la diamo per scontato, è un diritto importante nella vita di ogni bambino ma ci sono delle difficoltà notevoli anche per chi riesce ad accedervi.
Oltre ai braccianti irregolari infatti abbiamo anche quelli regolari ma sebbene riescano a iscrivere i figli a scuola, non ci sono adeguati sostegni linguistici per loro e questo è un grave ostacolo. Ad esempio nello scorso anno scolastico, nell’area di Bella Farnia a Latina, la mediazione culturale per affiancare i docenti era un servizio disposto dal comune ma si limitava a sole 8 ore mensili, decisamente poco per bambini che non hanno il tempo pieno né il doposcuola gratuito e fra l’altro al di fuori della scuola non possono contare sull’aiuto dei genitori che sono incatenati a lavori durissimi di 12 o più ore al giorno per poter sopravvivere.
C’è anche il problema della mancanza di scuole nella prossimità delle aziende agricole o comunque dei mezzi di trasporto per raggiungerle, così i bambini sono costretti a rimanere tutto il giorno soli in casa, chiusi in macchina oppure seguire al lavoro i genitori. Se ci sono fratelli grandi, vengono affidati a loro ma questa spirale di marginalità estrema porta inevitabilmente all’abbandono scolastico a circa 12-13 anni e all’introduzione al lavoro in un’età in cui invece si dovrebbe fare tutt’altro.
Per i fortunati che hanno l’accesso a scuola, il periodo della pandemia ha rappresentato un problema in più perché questa è stata completamente sostituita dal lavoro nei campi o nelle serre. Poi si è tornati in classe ma il pomeriggio si continua a lavorare e quindi è difficile fare i compiti e ci sono deficit nel rendimento e bocciature, nonché un ingresso ritardato alle scuole superiori.
Anche l’iscrizione al nuovo anno scolastico è un’impresa non da poco, in cui spesso intervengono i sindacati o le cooperative. Però la burocrazia è un nemico per le famiglie dei braccianti agricoli, anche in altri casi come l’ottenimento della residenza, l’assegnazione del pediatra o del medico di base, l’accesso ai servizi mensa, l’ottenimento del codice fiscale, le procedure per l’Isee e altro.
Questo ha portato alla nascita di una sorta di caporalato dove pagando puoi avere aiuto ma questa è un’altra forma di violenza e di violazione dei diritti fondamentali dei bambini. Le cooperative provano a fare qualcosa e ci provano anche i medici che spesso devono assistere bambini non senza iscrizione sanitaria o con barriere linguistiche evidenti in cui non riescono a comunicare con i genitori e devono farlo con i piccoli pazienti stessi.
Questo stato di cose è terribile e con questa ricerca Save The Children esorta ancora una volta il governo e le istituzioni ad aprire gli occhi su una realtà che non può rimanere più nell’ombra.
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