Shell ha deciso di sposare il tema dell’inclusività e di estendere un congedo parentale retribuito di otto settimane a tutti i neogenitori, a prescindere dal sesso, dall’identità di genere e dallo stato civile. Sono comprese, quindi anche le coppie omogenitoriali e i dipendenti Lgtb e questo rappresenta un enorme passo verso un’inclusione totale.
Concedere un aiuto concreto ai neogenitori, supportarli nel loro ruolo, permettere loro di coniugare professione e famiglia, dovrebbero essere quasi degli imperativi per i datori di lavoro. E questo dovrebbe valere per le coppie omosessuali, eterosessuali, per chi decide di optare per l’adozione, per la maternità surrogata e così via: l’essere genitori è un concetto universale, che non ha nulla a che fare con l’orientamento sessuale oppure con il metodo di concepimento. Anzi, dovrebbe esserlo, ma non sempre è così. Quello che è sicuro è che lo sarà per tutti i dipendenti di Shell.
In un’epoca in cui il mondo sta virando verso la direzione dell’inclusività, in cui uguaglianza è diventata la parola chiave e le persone stanno iniziando (almeno si spera) a essere considerate per quello che sono e non per la loro razza, etnia, orientamento sessuale, tutti i tasselli stanno tornando al loro posto e tutti stanno iniziando a essere trattati nello stesso modo (almeno spesso è così).
Un tema di fondamentale importanza a questo proposito di cui si parla decisamente troppo poco è il congedo parentale. Perché su questo punto – ed è forse uno dei pochissimi – la donna è (quasi sempre) tutelata da tempo ormai, mentre l’uomo lo è decisamente di meno (anche se è chiaro che la donna abbia esigenze diverse, quindi abbia bisogno di più tempo nel caso di una gravidanza, mentre quando si tratta di adozione e affidamento la disparità di trattamento trova meno giustificazioni).
Basti pensare che risale solo a qualche mese fa il Decreto Legislativo n.105 del 30 giugno pubblicato in GU il 29 luglio 2022 che in sostanza recepisce la disciplina europea (Direttiva n. 2019/1158) sul bilanciamento della vita familiare e lavorativa anche dei padri. In sostanza questa è la base su cui poggia il cosiddetto congedo di paternità, un permesso retribuito di astensione dal lavoro, di cui possono usufruire tutti gli uomini dopo la nascita del proprio figlio, che sia questo nato in modo “naturale”, adottato oppure preso in affido. I giorni di cui però può disporre il padre sono dieci, fruibili nell’arco di tempo da due mesi precedenti a cinque successivi alla nascita (vi è anche un giorno facoltativo in più di cui il padre però può usufruire in alternativa alla madre).
Vi sono poi anche delle limitazioni e cioè il congedo parentale spetta ai lavoratori dipendenti di Amministrazioni pubbliche, ai lavoratori domestici e a tutti i lavoratori agricoli a tempo determinato, ma restano esclusi quelli iscritti alla Gestione separata e tutti i lavoratori autonomi di cui al Capo XI del Testo unico.
Chiaramente questo differisce di gran lunga dalla cosiddetta maternità, che invece dura cinque mesi, anche se dobbiamo specificare che quest’anno qualcosa già si è mosso nella direzione della condivisione delle responsabilità familiari. Con l’ultima riforma, infatti, sono diventati 11 in totale i mesi di congedo del genitore solo e 9 quello quando invece i genitori sono due, ma al 30% dello stipendio. E non solo, perché è salita a 12 anni l’età del bambino entro la quale padri e madri possono usufruire del congedo parentale e una delle mensilità da utilizzare entro il sesto anno di vita del figlio è indennizzata all’80% per uno dei due genitori.
C’è da dire che comunque le regole sul congedo parentale obbligatorio, come abbiamo anticipato, valgono anche nel caso di adozione e affidamento. E proprio parlando di questi ultimi casi – in cui si estende anche quello di maternità surrogata – Shell ha deciso di rendere anche il congedo parentale egualitario, includendo anche coppie omogenitoriali e ai dipendenti Lgtb.
L’iniziativa di Shell rappresenta ad oggi un unicum nel panorama nazionale italiano, chissà che non inizi ben presto a fare da capofila a una serie di iniziative simili in tutto il Paese (e non solo). L’azienda, infatti, ha deciso di concedere otto settimane (almeno) di congedo parentale retribuito a tutti i neogenitori, a prescindere dal sesso, dall’identità di genere e dallo stato civile. Questo riguarda tutti i non partorienti, cioè anche i neo-papà e le neo-mamme che decidono di ricorrere all’adozione oppure alla maternità surrogata.
Come abbiamo anticipato – e qui arriva l’altra ottima notizia – questa iniziativa riguarda anche le coppie omogenitoriali e i dipendenti Lgtb e questo rappresenta un esempio virtuoso di inclusione nel senso stretto del termine: non esistono genitori di serie a e di serie b ed è giusto che tutti – ma tutti nel vero sensi della parola – abbiano gli stessi diritti, così come hanno gli stessi doveri.
Come ha affermato l’azienda: “Questa nuova disposizione integra l’attuale programma di congedo di maternità retribuito di Shell e rappresenta una soluzione concreta per permettere a tutte le proprie persone di cogliere l’opportunità di dedicare più tempo alla cura di sé stessi e della loro nuova famiglia. Shell punta a favorire il coinvolgimento di tutti i neogenitori nel seguire più da vicino la crescita dei propri figli nei primi mesi di vita, promuovendo una più equa distribuzione dei carichi e dei ruoli dei genitori e favorendo così anche le lavoratrici madri”.
Anche Marco Marsili, Vice President Shell Italia e Country Chair Shell in Italia, ha voluto dire la sua, facendo notare quanto in effetti questa decisione possa rendere più “facile” la vita dei genitori: “Vogliamo che ciascuno in Shell si senta pienamente supportato nel ruolo di genitore”.
In ogni caso, questo costituisce un enorme passo avanti non solo per tutti i lavoratori che hanno figli, che in questo modo potranno sentirsi tutelati a prescindere dal loro orientamento sessuale, che nulla ha che fare con la sua capacità di essere oppure non essere un buon genitore. Qualcuno doveva rompere il muro del pregiudizio e lo ha fatto Shell ma – e lo ripetiamo di proposito – chissà che sulla sua scia non si inserisca anche qualche altre realtà.
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