Da anni ci chiedevamo che fine avesse fatto Shelley Duvall e oggi, dopo averla finalmente rivista in un talk show televisivo, riteniamo che sarebbe stato meglio se la nostra curiosità fosse rimasta tale. L’attrice americana co-protagonista dell’horror cult Shining nella parte di Wendy Torrance, l’angosciata moglie del pazzo omicida interpretato da Jack Nicholson (‘Wendy? Sono a casa amore’ pronunciata da Nicholson armato di ascia è una delle battute più iconiche della storia del cinema), è infatti apparsa notevolmente invecchiata ben oltre i suoi 67 anni e, soprattutto, alle prese con evidenti problemi mentali.
Ospite del The Dr. Phil Show condotto da Phil McGraw, Shelley Duvall ha ammesso lei stessa di aver sofferto lo scorso decennio di seri disturbi mentali. L’attrice, che non si mostrava in pubblico dal 2002, si è ritirata a Blanco, in Texas, dove vive in solitudine, e nel corso dell’intervista ha dato segni di grave squilibrio raccontando fatti del tutto inverosimili: per esempio è convinta che Robin Williams (con cui aveva recitato nello spassoso Popeye di Robert Altman) non sia morto perché lei lo avrebbe incontrato di recente. Inoltre ha detto di essere minacciata dallo ‘Sceriffo di Nottingham’, che ha un oggetto nella gamba e che già nel 2009 sentiva che gli alieni si stavano impossessando del suo corpo. Poi, in un breve ma toccante momento di lucidità, ha confessato di essere molto malata e di avere ‘bisogno di aiuto‘ (l’intervista integrale di Shelley Duvall al The Dr. Phil Show andrà in onda il 18 novembre).
C’è chi sostiene che i problemi mentali di Shelley Duvall abbiano un’origine molto lontana nel tempo e potrebbero addirittura risalire al periodo di Shining (1980). I circa 500 giorni di riprese del film furono infatti durissimi e l’attrice giunse alla fine dell’ultimo ciak letteralmente stravolta, minata sia nel fisico che nel morale. I testimoni dell’epoca raccontano infatti che ci furono molte tensioni sul set tra la Duvall e il regista Stanley Kubrick, non sempre soddisfatto delle performance recitative dell’attrice, tanto che un giorno arrivò persino a dirle che con lei ‘stava sprecando il suo tempo’. Tra le altre cose Shelley Duvall fu costretta a ripetere alcune scene centinaia di volte (quella in cui Wendy sale le scale facendo oscillare la mazza da baseball è stata rifatta 127 volte) e, su ordine dello stesso regista, non ricevette alcun supporto morale dai colleghi e dalla troupe, in modo da esasperarla a tal punto da farla entrare in perfetta sintonia con lo stato mentale del suo personaggio. Non a caso dopo l’uscita di Shining nelle sale, pur ringraziando Stanley Kubrick per averla portata a tirare il meglio di sé, Shelley dichiarò che non avrebbe mai più ripetuto un’esperienza simile.
Ovviamente non sappiamo (nessuno lo sa, forse neanche la stessa attrice) se i disturbi che affliggono Shelley Duvall oggi siano dovuti alle riprese di Shining (o, chissà, alla maledizione dell’Overlook Hotel), ma viste le sue attuali condizioni speriamo che qualcuno dalle parti di Hollywood si prenda cura di lei. Ne ha davvero bisogno.
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