Ma quanto è figo Sherlock Holmes? Questa è la domanda che mi ha accompagnato per tutte e quattro le stagioni di Sherlock, interpretato dall’ottimo Benedict Cumberbatch, assistito dal fido Watson (Martin Freeman). Un personaggio creato nel 1887 da Arthr Conan Doyle tiene sempre botta e poi la scrittura di Steven Moffat e la regia di Coky Giedroyc hanno fatto il resto. Una serie bestseller.
Il fascino di Sherlock parte da lontano. Nel tempo è diventato un must, letto e amato da tutti. Ha contagiato migliaia e migliaia di telefilm, libri, racconti, film e fumetti. A partire dal nostro Dylan Dog (Leggi l’intervista al curatore del personaggio) che, seppur in maniera differente, nasce detective e diventa investigatore dell’incubo anche lui con un fido compagno di avventura, Groucho.
Ma qualsiasi grande detective che ha per punto di forza la deduzione, anche se in ambienti differenti, viene associato a Sherlock: sto parlando del Dottor House, ad esempio. Sherlock, anzi, Arthur Conan Doyle ha creato un personaggio iconico che rimarrà nella storia della cultura pop per sempre. Verrà rimodellato, caso mai, a seconda delle epoche, delle nuove tecnologie, delle nuove tendenze e delle nuove scelte politiche ma rimarrà sempre lui, Sherlock. Con tutti i suoi difetti e i suoi pregi.
Una quarta stagione pazzesca. Una quarta stagione carica di sentimenti e pensando a Sherlock la cosa sembra cozzare e invece già nelle stagioni precedenti Sherlock ci aveva dimostrato di avere un cuore a differenza del fratello, Mycroft. La scoperta della sorella, la collaborazione con Moriarty, i fantasmi di Watson e i problemi di Sherlock. La quarta stagione è stata rock’n roll ma è, con tutta probabilità, anche l’ultima.
Non ci sarà una quinta stagione, e la cosa sembra davvero sicura. Questo è stato un brutto colpo basso per moltissimi appassionati della serie televisiva britannica anche perché, parliamoci chiaro, 12 episodi totali, nonostante durino 90 minuti l’uno, per la community media amante delle series sono davvero pochine. Ma la fine è una fine. Nel senso che Steven Moffat e Mark Gatiss hanno realizzato una chiusura della quarta stagione senza intoppi: si potrà procedere con una quinta stagione, a grande richiesta, oppure terminare davvero qui questo prodotto davvero fantastico.
In un’intervista Moffat ha dichiarato: «È la prima volta che abbiamo chiuso una stagione pensando, se non torniamo mai più va bene così. Nella miglior tradizione dei finali, il nostro dice e continuarono a risolvere crimini a Baker Street per sempre. Se vorremo tornare su altri casi potremo farlo, non sarà un problema. Non sta a noi concludere Sherlock Holmes. E la leggenda continua, per l’eternità».
Perché Sherlock travalica il tempo. È qualcosa che va oltre. Come le vere e più importanti creatività intellettuali. Tornando alla quarta stagione e il suo finale: è stato pazzesco. Sherlock ritrova dopo anni la sua sorellina di cui non si ricordava nulla e ciò che torna alla luce del geniale detective non è la realtà dei fatti ma è una realtà più macabra e marcia. L’emozione inizialmente è il punto debole dello scontro ma poi ne diventa incredibilmente il lato migliore e più vivo di Sherlock che riesce a risolvere il caso ricordando davvero tutta la storia che fino a quel momento aveva archiviato nel magazzino più oscuro della sua mente.
Se Sherlock vivrà ancora un’altra stagione saremo felici, certo. Ma dopo una quarta stagione con un finale così non c’è nemmeno bisogno di andare avanti. Questo è il finale definitivo di una serie che ha dimostrato di avere un livello, in ogni campo, di altissima qualità. Questo è il giusto modo di iniziare e terminare una serie televisiva che si rispetti. Una sola parola: Elementare. Elementare, ragazzi.
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