Dopo Matteo Salvini, Alessandro Di Battista e Maurizio Gasparri, solo per citarne alcuni, si allarga ancora il fronte dei politici che non vedono bene l’ospitata di Volodymyr Zelensky nell’ultima serata del Festival di Sanremo. Al leader leghista, all’ex pentastellato e al vicepresidente del Senato in quota Forza Italia, infatti, si sono aggiunti anche Giuseppe Conte, presidente del MoVimento 5 stelle, Carlo Calenda, leader di Azione e frontman del terzo polo, e Gianni Cuperlo, uno dei quattro candidati alla segreteria del Partito democratico.
Ma in difesa dell’intervento che il presidente dell’Ucraina farà dal palco dell’Ariston sono arrivati altri esponenti dem, come il sindaco di Firenze, Dario Nardella, o Matteo Orfini, deputato del Pd e, in passato, anche presidente dello schieramento guidato, ancora per poco, da Enrico Letta. Tra chi non capisce la polemica, poi, c’è Bruno Vespa, il giornalista e conduttore televisivo tramite cui Zelensky è riuscito a essere ospitato a Sanremo dal padrone di casa, Amadeus.
L’ospitata, nell’ultima serata, quella dell’11 febbraio, di Volodymyr Zelensky a Sanremo sta creando più problemi di quanto si immaginasse il conduttore e direttore artistico del Festival della canzone italiana, Amadeus. Già ieri, infatti, le prime voci in disaccordo si erano sentite dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ma anche dall’ex deputato del MoVimento 5 stelle Alessandro Di Battista e molti intellettuali che parteciperanno a una sorta di controfestival.
A dimostrazione che l’argomento mette d’accordo la maggioranza – c’è stato anche l’intervento a Radio Radicale del vicepresidente del Senato in quota Forza Italia, Maurizio Gasparri – e le opposizioni (e le opposizioni tra di loro), nella folta schiera di chi non vede con favore l’intervento registrato del presidente dell’Ucraina ci sono messi anche Giuseppe Conte, Carlo Calenda e Gianni Cuperlo, rispettivamente il presidente dei pentastellati, il leader di Azione e frontman del terzo polo e il candidato alla segreteria del Partito democratico.
Uscendo dall’incontro per discutere del tema del presidenzialismo con la ministra per le Riforme costituzionali, Maria Elisabetta Alberti Casellati, l’ex premier ha detto che lui è stato “molto contento quando il presidente Fico ha assunto l’iniziativa di invitare il presidente Zelensky a confrontarsi al Parlamento italiano. Non credo francamente, invece, che sia così necessario avere il presidente Zelensky in un contesto così leggero come quello di Sanremo“.
Dello stesso avviso, stranamente – considerato che, invece, sull’invio di armi la pensano in maniera opposta -, anche l’alleato di Matteo Renzi, che ospite a Tagadà, su La7, ha spiegato che “esistono contesti adatti a un messaggio drammatico come la guerra e altri che non lo sono. Non credo gioverebbe a Zelensky, un presidente bravo e che sta difendendo il suo Paese intervenire tra una canzone e l’altra“. Calenda ha precisato che lui ha capito effettivamente il senso di quello che vuole fare il capo di Stato ucraino, ovvero arrivare a quante più persone possibile, ma secondo lui, in un contesto come Sanremo, si “svaluta quanto sta accadendo” nel Paese invaso dalla Russia di Vladimir Putin: “Mi sembrerebbe un po’ fuori contesto“, ha concluso il senatore, che ha ribadito il concetto anche su Twitter.
Sempre con un cinguettio ha espresso il suo pensiero in merito anche l’ex presidente dem. Per Cuperlo, avrebbe più senso, infatti, che il messaggio di Zelensky venisse proiettato alle 20:30 di un giorno qualsiasi ma a reti unificate, perché non si deve confondere la tragedia con l’audience, ha scritto.
E dall’opposizione (extraparlamentare) è arrivato anche un tweet di Luigi De Magistris, portavoce di Unione Popolare ed ex sindaco di Napoli. “L’annunciata presenza di Zelensky al Festival di Sanremo è inopportuna e appare mera propaganda di guerra – ha scritto -. Se si vuole sostenere il popolo ucraino e parlare finalmente di pace e non solo di armi e guerra si dia la voce, cantata o parlata, a una mamma ucraina e una russa“.
Ma nel fronte dei contrari ci si deve iscrivere anche Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura del governo di Giorgia Meloni, che ha consigliato al presidente ucraino di non andare sul palco dell’Ariston “per non essere utilizzato come una velina da Amadeus“. Ad Affariitaliani.it, il critico d’arte ha spiegato che “il dramma del popolo ucraino è ormai noto in tutto il mondo, Italia inclusa, e non può essere utilizzata la presenza di Zelensky al Festival per cercare un maggior successo in termini di ascolti“.
“Dovrebbe essere proprio il presidente ucraino a scegliere di non partecipare per non essere in qualche modo utilizzato. La sua battaglia è nota in Italia e nel mondo e non c’è bisogno di intervenire al Festival. Comunicando a Sanremo ciò che ormai tutti noi sappiamo c’è il rischio di essere strumentalizzato“, ha concluso Sgarbi.
Intanto, la petizione di dell’emittente Byoblu, “No alla militarizzazione del Festival di Sanremo“, nata con l’intento di chiedere alla Rai che non venga ospitato il leader ucraino Zelensky e che sia rispettata la Costituzione, ha già raccolto in poche ore quasi 40 mila firme e secondo gli organizzatori, “è destinata a crescere“. Byoblu ha lanciato questa petizione insieme al Comitato di Liberazione Nazionale, fondato dal giurista Ugo Mattei. Nel testo della della raccolta firme si legge, tra l’altro: “Vogliamo che sia rispettato l’articolo 11 della Carta fondamentale del nostro Paese. Esso ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie“.
Nel mondo della politica, però, c’è anche chi la pensa in maniera diversa e, anzi, vede nell’ospitata di Zelensky a Sanremo un’occasione per capire ancora meglio cosa stanno provando in Ucraina. Se Giovanni Toti, presidente della regione Liguria (del centrodestra), ha liquidato la questione dicendo che non ci trova nulla di scandaloso è che è stata una scelta dei curatori, per Dario Nardella, sindaco di Firenze in quota Pd, il sì di Amadeus all’ospitata del presidente “è un gesto, almeno io lo leggo così, di attenzione e di solidarietà al popolo ucraino“.
Ancora più chiaro, poi, è stato Matteo Orfini, deputato dem ed ex presidente del partito di Enrico Letta, che su Twitter ha chiesto provocatoriamente perché non si capisse che il motivo del messaggio del capo di Stato ucraino è dovuto al fatto che il Festival non è un contesto informativo e che è anche un luogo in cui lanciano dei temi fondamentali.
Stefano Bonaccini, uno degli altri candidati (il più accreditato) alla successione del deputato pisano alla guida del Partito democratico e governatore dell’Emilia Romagna, a margine di un incontro a Torino ha spento la polemica dicendo che per lui si dovrebbe “parlare del perché c’è una guerra, mi sembra che questo dibattito sulla presenza o meno di Zelensky a Sanremo devii il dibattito, invece, dal fatto che è un anno ormai che ci sono persone sotto le bombe con un Paese invaso, e credo che questo sia il tema centrale non tanto la sua presenza al Festival“. Se serve per sensibilizzare milioni di persone, ha concluso, “rispetto al dramma che sta vivendo l’Ucraina può persino andare bene. Se invece deve diventare la spettacolarizzazione della guerra allora non è proprio il caso“.
Su Instagram ha scritto il suo pensiero anche l’ex titolare della Farnesina Luigi Di Maio in un lungo post in cui ha precisato che non si sarebbe mai immaginato che si potessero creare dei problemi anche per l’ospitata di Zelensky, che è appunto il presidente di un Paese che da mesi è sotto scacco.
Pure Benedetto Della Vedova, segretario di +Europa, la pensa come l’ex numero uno del MoVimento 5 stelle: “Credo sia importante che gli italiani ascoltino la diretta testimonianza di chi in Ucraina sta guidando la resistenza alla brutale e immotivata aggressione russa. La presenza di Zelensky a una manifestazione così popolare come il Festival di Sanremo è un modo per essere vicini agli ucraini che difendono la loro libertà e loro scelta europea e, dunque, i nostri valori, ascoltando la voce delle legittime istituzioni di Kiev“. Per lui è fondamentale che, nonostante le pressioni politiche, si confermi la presenza del presidente, perché “fare marcia indietro ora sarebbe un pessimo segnale, inevitabilmente letto come una presa di distanza dalla causa ucraina. E sono inoltre certo che la comunità ucraina in Italia, compresi i rifugiati a causa della guerra, saranno orgogliosi e felici di vedere il suo breve messaggio di saluto nella trasmissione tv più attesa dell’anno“, ha concluso.
Chi è rimasto stupito, invece, delle polemiche è stato soprattutto Bruno Vespa, il conduttore che ha reso possibile il tutto e che per primo ha annunciato l’ospitata. All’Ansa, il giornalista ha chiarito come “al Festival hanno partecipato alte personalità della politica internazionale e sono stati trattati tutti i temi sociali, anche scabrosi e controversi“. D’altronde, Zelensky è stato già ospite ai festival di Cannes e Venezia, oltre che ai Golden Globes, e a lui “dispiace questo malanimo nei confronti di un uomo che si sta battendo con straordinario coraggio per salvare la libertà del proprio popolo da una pesantissima aggressione“.
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