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Ha cercato di curarsi un cancro al seno da sola, con la dieta e l’argilla, seguendo l’assurda convinzione che, affamando il fisico, avrebbe affamato il tumore. Una donna di 65 anni è stata ricoverata in gravissime condizioni all’ospedale di Santarcangelo di Romagna, dove i medici sono riusciti a convincerla a farsi operare d’urgenza: la paziente aveva perso 30 chili e le sue condizioni erano molto critiche, mentre il tumore aveva raggiunto il peso di mezzo chilo. Operata in extremis, la donna ora rifiuta di sottoporsi alla chemioterapia.
La paziente aveva seguito una dieta folle, che l’aveva portata a perdere 30 chili e a sviluppare una grave anemia, usando l’argilla per disinfiammare il tumore al seno. Portata in ospedale dai figli, che, secondo quanto svelato dai medici, non sono mai stati ascoltati dalla donna, aveva prima tentato di scappare e poi si era lasciata convincere a farsi operare per asportare il cancro.
La vicenda riporta al centro della cronaca le cosiddette “cure alternative” per il cancro, spacciate da finti medici e santoni sul web o in circoli chiusi: tra i casi che più fecero scalpore, c’è quello di Eleonora Brigliadori, convinta che ad uccidere l’amica Karina Huff lo scorso anno fosse stata la chemio e non il tumore, e sostenitrice di presunte cure per il cancro.
Il caso della signora di Rimini rientra nella casistica delle tante persone che non si affidano alla medicina e alla scienza per affrontare il tumore. “Queste persone non vogliono parlarne. Si capisce che dietro ci sono personaggi che arrivano a dare questo genere di consigli, ma difficilmente si riesce a conoscere la loro identità”, ha spiegato Domenico Samorani, primario di oncologia dell’ospedale riminese al Resto del Carlino.
Ora che il tumore è stato asportato, dovrebbe sottoporsi alla chemioterapia, ma la donna ha rifiutato altre cure. “Questo non è certo l’unico caso che abbiamo registrato quest’anno: ne sono arrivate almeno altre cinque di donne con tumori curati nel modo più improbabile o non curati”, ha confermato il primario al quotidiano emiliano. Tra di loro, conclude, anche un medico di Bologna.
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