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Insieme all’albero, è il simbolo per eccellenza del Natale: ma si dice presepe o presepio? La magia della Natività, rievocata attraverso questa tradizione, è innegabile ormai da secoli, e al di là del significato religioso, rappresenta quel tocco in più per assaporare al meglio l’atmosfera natalizia. Ma perchè alcuni dicono presepe e altri invece presepio? Qual è dal punto di vista linguistico la forma corretta? La risposta ci arriva direttamente dalla Crusca, l’istituzione più prestigiosa riguardo alla Lingua Italiana.
Sarà capitato a tutti di porsi, qualche volta, questa domanda: si dice presepe o presepio? Entrambe le forme trovano riscontro in Italiano, ma mentre la prima è considerata più formale, la seconda – presepio – è spesso associata al dialetto, in particolare a quello del Sud.
In realtà sia presepe che presepio sono corrette, e l’uso dell’una o dell’altra forma dipende solo dal gusto di ognuno. Ma da dove deriva la parola presepe (o presepio)?
La parola deriva dal latino praesaepe (da prae, innanzi, e saepes, recinto) e mentre in origine indicava il recinto per le bestie, successivamente ha assunto anche il significato di greppia, mangiatoia. Oggi, come sappiamo, indica tutta la rappresentazione della Natività, quella che, tra pastori, muschio, comete e re Magi, realizziamo in occasione del Natale.
Oltre a praesaepe, però, esisteva in latino anche praesepium (più tardo rispetto all’altro termine ed anche un po’ meno elegante), dualismo che si è mantenuto nel corso dei secoli, evolvendosi poi nelle forme – entrambe corrette – che conosciamo oggi, presepe e presepio.
Il dilemma se si dice presepe o presepio, dunque, è presto risolto: entrambe le forme sono corrette e la spiegazione ci arriva direttamente dalla Crusca. Non solo il dualismo latino di cui parlavamo prima (quello tra praesaepe, usato ad esempio anche da Virgilio, e praesaepium, che troviamo invece in Plauto) si è mantenuto nel corso dei secoli, ma entrambe le forme sono state utilizzate dagli scrittori più importanti della letteratura italiana. Un esempio su tutti? Alessandro Manzoni, che utilizza entrambe le versioni addirittura nello stesso testo, ossia nell’inno sacro intitolato Il Natale:
La mira Madre in poveri.
Panni il Figliol compose,
E nell’umil presepio
Soavemente il pose;
E l’adorò: beata!
Innanzi al Dio prostrata
Che il puro sen le aprì.
(vv. 64-70)
Senza indugiar, cercarono
L’albergo poveretto
Que’ fortunati, e videro,
Siccome a lor fu detto,
Videro in panni avvolto,
In un presepe accolto,
Vagire il Re del Ciel.
(vv. 92-98)
Se dunque, spiega la Crusca, ‘uno dei padri della lingua italiana come Alessandro Manzoni poteva usare nello stesso componimento e in un contesto assai simile’ sia l’una che l’altra forma, la risposta al quesito di oggi – si dice presepe o presepio – non può che essere una: entrambe le varianti sono corrette.
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