Terzo e ultimo giorno al Forum Ambrosetti di Cernobbio, con al centro della discussione l’Italia. Da Giorgetti a Salvini, gli interventi di Schlein, Conte e Calderone. Assente Giorgia Meloni, a Monza per il GP d’Italia di Formula 1.
Si è chiusa nel pomeriggio la tre giorni di Cernobbio dedicata all’economia. Dopo il focus sull’Europa di ieri, oggi spazio alla situazione in Italia con tanti interventi di ministri, ben 12, tra cui Urso, Valditara, Piantedosi, Nordio, Casellati, Bernini, Picchetto Fratin, Salvini, Calderone e Fitto ma senza Giorgia Meloni. Presenti per l’opposizione Conte, Calenda e Schlein, insieme a Giovannini, Franco, Brunetta.
A Cernobbio si chiude la tre giorni di workshop dedicati all’economia con il focus odierno sull’Italia. Tanti gli argomenti sul tavolo e i temi di discussioni, con dibattiti e interventi sia dall’esecutivo che dall’opposizione.
Uno dei primi stamattina a parlare è stato Carlo Calenda, che ha parlato di Giorgia Meloni in maniera ancora ambigua. Il leader di Azione ha “accusato” la premier di essersi messa “il vestito da Draghi” per governare appena varcata la soglia di Palazzo Chigi, mentre entrando nel dettaglio si dice vicino ad alcune mosse del centrodestra. Della Legge di bilancio si dice favorevole dal punto di vista dei saldi finanziari, dipingendola come “responsabile”. Tutt’altra opinione sulla politica industriale. “Un disastro“, dice Calenda, che in merito al Pnrr afferma che l’Italia stia per giocarsi la credibilità con Bruxelles qualora dovesse continuare su questa strada.
Importanti e decise come al solito le parole di Elly Schlein, la quale invita a prendere atto degli equilibri mondiali per cambiare registro e sposarsi sul protagonismo europeo. Tra crisi climatica, finanziaria e geopolitica, la soluzione per la segretaria del Pd intervenuta in videocollegamento è quella della coesione continentale.
Schlein andando un po’ fuori tema e trattando argomenti più attinenti alla giornata di ieri, sottolinea poi che sarà importante dare continuità al NextGenUe, che terminerà nel 2026, per una spinta di investimenti comuni vista la concorrenza delle altre potenze. Investimenti dunque per la leader dei democratici, per le transizioni, per creare occupazione, ma starà all’Ue crearne e favorire la creazione non ostacolarli. Importante per Schelin sarà il patto di stabilità “per l’accompagnamento della transizione ecologica ed energetica e un fondo Ue per la Difesa comune europea“.
Per quanto riguarda l’Italia invece, Schelin propone aiuti alle imprese con piani industriali concreti, e politiche pubbliche per accompagnare questi cambiamenti. Non bastano, dice la segretaria, le politiche di sostegno familiare. Il Pd che comunque si è battuto per l’assegno unico, spinge per gli investimenti, anche nei nidi che sostengono la famiglia: “Rappresenta anche un grande boost per l’occupazione femminile”.
Il capitolo giustizia lo affronta invece Nordio, che parla della sua volontà di applicare una riforma della giustizia come priorità. Ritocchi sulla lentezza della giustizia soprattutto quella civile sono necessari per il ministro, perché andrebbero a costare all’Italia 2 punti di Pil.
Sull’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, il guardasigilli risponde che tutti i sindacati sarebbero d’accordo: “A cominciare da quelli del PD sono venuti in processione a chiedermelo. Su 5mila indagini che si fanno, meno di 6-7 processi arrivano ad una condanna che tra l’altro è estremamente”. Il Ministro dimentica però di sottolineare nella sua statistica che, come ben noto, la maggior parte delle indagini che vanno a scovare illeciti nelle varie amministrazioni partono da inchieste di questo tipo.
Secondo i presenti al Forum Ambrosetti però, almeno a detta del consueto sondaggio, è buono l’operato del governo fino a questo momento. L’esecutivo meloniano è stato promosso con il 69% dalla business community che ha votato a favore dell’operato governo anche se il 33,3% della platea ha un giudizio molto negativo entrando nel dettaglio della manovra sugli extra profitti. Nel complesso i voti negativi sulla manovra sono il 62,8%. Solo il 9% ha votato in maniera positiva la manovra.
Presente tra le opposizioni anche Giuseppe Conte, il quale ha risposto alle citriche sul Superbonus. Il leader del Movimento Cinque Stelle ha parlato della sua manovra come fondamentale in quel momento, utile per crescere e sostenere la crescita: “Un passo indietro per cercare di capire dove stiamo andando: veniamo fuori da una emergenza pandemica diventata anche energetica” ha detto Conte, che ricorda come si sia puntato su transizione e superbonus il quale come ha evidenziato la relazione dell’ufficio parlamentare di bilancio si è rivelato fondamentale portando un milione di nuovi occupati e risparmi in bolletta, oltre alle minori emissioni.
Di tutt’altra veduta Giancarlo Giorgetti, il quale addirittura a pensare al superbonus viene il mal di pancia. Lo ha detto lo stesso ministro dell’Economia, il quale sostiene che la misura pesi ancora sui conti e ingessi il mercato interno: “Ha degli effetti negativi sui conti pubblici e ingessa la politica economica, non lasciando margine ad altri interventi“.
Per Giorgetti la guerra in Ucraina ha già generato il suo perdente, ossia l’economia europea. Mentre sulla tassa dell’extragettito il ministro conferma che questa possa essere migliorata, ma sempre sul “piede di guerra” afferma di non accettare insegnamenti. Duro Giorgetti e convinto nei suoi interventi, come quello sulle quote di Mps, dove ha affermato che il governo non accetterò la dettatura dei tempi da nessuno. Giorgetti ha affermato: “Non ci faremo dettare tempi da nessuno“, dicendo che il governo si è già dimostrato coraggioso sul superbonus, sul reddito di cittadinanza. “Risolvere senza farci mettere fretta da nessuno quanto riguarda il sistema bancario”, chiude la questione alludente alle quote Mps.
Ancora sulla tassa dell’extragettito, come detto non aprezzata dai presenti al Forum Ambrosetti, Giorgetti ammette gli errori, rivolgendosi direttamente alla community: “Ci avete apprezzato su tutto ma non sulla tassazione dei profitti delle banche, può essere migliorata, ma non accetto che sia definita ingiusta“. La tassa, dice Giorgetti, è un’imposta per il futuro.
Capitolo legge di bilancio infine. Su quella che di fatto è la manovra più importante dei prossimi mesi per il governo, il ministro non si spende più di tanto. Usando poi l’aggettivo più sdoganato delle ultime settimane: “prudente” prova a passare oltre. “Terra conto delle regole fondamentali della finanza pubblica”. dice Giorgetti che si mantiene piuttosto vago, senza entrare nel merito.
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