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Salute

“Si è risvegliato dai ghiacci”, rispunta dopo quasi 500 mila anni: la scoperta

Cos’è e come ha fatto a risvegliarsi dai ghiacci dopo addirittura 500 mila anni. Potrebbe essere fatale.

Scioglimento ghiacciai – NanoPress.it

L’incredibile scoperta fatta dagli scienziati sta destando grandissima preoccupazione negli studiosi e anche nelle persone comuni. Ora gli esperti chiedono alle istituzioni di collaborare e di investire più fondi nella ricerca, per prevenire la catastrofe.

Si risveglia un virus “zombie”

In questi giorni, una notizia sta lasciando in tantissimi con il fiato sospeso. Stiamo parlando dell’annuncio che qualcosa si sia svegliato tra i ghiacci. Stiamo parlando di un virus dormiente che si è risvegliato.

Ad aver fornito notizie in merito è stato Jean-Michel Claverie, che è professore di Microbiologia all’Università di Marsiglia. Lo studioso dal 2014 si occupa proprio della ricerca di virus definiti come “zombie”, perché dormono, ma sono capaci di svegliarsi.

A dare dei risultati sconvolgenti è stata la ricerca condotta dal professore con gli esperti dell’Istituto Zoologico di Potsdam.

Assieme ad altri istituti, questi studiosi hanno studiato i virus “zombie” che si trovavano sotto il permafrost, cioè quella lastra di ghiaccio perenne situata in Siberia. Gli studi sono stati facilitati dal fatto che questo strato si stia sfortunatamente sciogliendo per via del surriscaldamento globale.

Virus – Nanopress.it

Gli studiosi hanno trovato numerosi virus dormienti sotto lo strato del permafrost, che erano sopravvissuti nutrendosi delle carcasse di animali, ormai preistorici. Gli esperti sostengono che questi virus siano vecchi 27 mila o anche 50 mila anni.

I virus, plurale, perché in realtà sarebbero state trovate ben 13 specie di virus nuovi, di cui una risulterebbe la più potenzialmente pericolosa e aggressiva. Scopriamo insieme tutti i dettagli su questo virus potenzialmente dannoso per le varie specie viventi sulla terra.

Cos’è il Pandoravirus yedoma

Tra i virus trovati sotto lo strato del permafrost, ce n’è uno che apparterrebbe a un ceppo davvero antichissimo. Risalirebbe, infatti, a 48 mila anni fa.

Il nome del virus in questione è Pandoravirus yedoma, che è stato studiato in maniera molto approfondita dagli esperti. Già dal nome si percepisce il calibro della sua pericolosità. In base agli studi compiuti in laboratorio, è risultato che questo virus potrebbe infettare il genere Acanthamoeba, che è quello delle amebe.

Donna con una mascherina – Nanopress.it

Quindi, anche se questo virus sarebbe rimasto sepolto sotto il permafrost per tantissimi anni, non avrebbe perso la sua capacità di contagiare. Ora gli studiosi e la popolazione mondiale in generale teme che il Pandoravirus yedoma e gli altri possano infettare altre specie e propagarsi.

Gli studiosi hanno sottolineato l’importanza di studiare questi virus potenzialmente aggressivi come il Pandoravirus yedoma, con la speranza di poter prevenire pandemie future. Si tratta di un atto dovuto e fondamentale da parte degli scienziati per il bene del pianeta.

Sempre più personalità di spicco, però, evidenziano quanto sia fondamentale una cooperazione con le istituzioni, che dovrebbero investire più fondi sulla ricerca. Soltanto con una collaborazione tra i vari enti protagonisti è possibile prevenire quanto accaduto nel 2019 – 2020 nel nostro pianeta. Non rimane altro che continuare gli studi su questi virus e attendere che le istituzioni si mobilitino in merito per evitare il peggio.

Clarissa Cusimano

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