Il 50enne di Monteroni, provincia di Lecce, era stato condannato in primo grado a cinque anni.
La Corte d’Appello di Lecce ha accolto la richiesta della difesa, riducendo la pena a 3 anni e 9 mesi e 10 giorni per l’imputato. L’uomo avrebbe approfittato del figlio della moglie, sordomuto e affetto da deficit mentale, minacciando se avesse riferito delle violenze subite. A incastrare l’imputato sarebbe stato un video, che lui stesso avrebbe girato e poi condiviso con un altro utente, in cui ha ripreso gli istanti in cui – contro la sua volontà – abusava del figliastro.
È scesa da 5 anni di reclusione a tre anni, nove mesi e dieci giorni, la sentenza di condanna inflitta a un uomo di Monteroni, provincia di Lecce, accusato di aver abusato sessualmente del figlio della moglie, affetto da un deficit cognitivo e sordomuto. Secondo l’accusa, l’uomo – 50 anni – avrebbe approfittato dell’assenza della donna, abusando del ragazzo, sia in casa che in un casolare di campagna, minacciando poi la vittima se avesse riferito delle violenze subite.
A incastrare l’imputato sarebbe stato un video, che lui stesso avrebbe girato e poi condiviso con un altro utente su Facebook, nel quale ha ripreso gli istanti in cui – contro la sua volontà – abusava del figliastro. La Corte d’Appello di Lecce ha ridotto la pena, accogliendo la richiesta del legale difensore. Le motivazioni della sentenza Corte d’Appello di Lecce, che ha ridotto la pena, saranno depositate entro novanta giorni.
Nel resto è stata poi confermata la sentenza di primo grado emessa oltre un anno fa, che prevede l’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela e all’amministrazione di sostegno, un risarcimento di 50mila euro per la vittima, che si è costituita parte civile, l’interdizione per un quinquennio dai pubblici uffici. A fine pena l’imputato sarà sottoposto, per 12 mesi, all’obbligo di tenere informati gli organi di polizia sulla propria residenza e sugli eventuali spostamenti e al divieto di svolgere lavori che prevedano un contatto abituale con minori.
Le violenze inflitte al figliastro risalgono al luglio del 2020, quando l’imputato finì prima in carcere, poi ai domiciliari, ai quali tuttora è sottoposto. La vittima fu sottoposta anche a una perizia psicodiagnostica, che confermò la sua capacità di testimoniare.
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