Una vicenda incredibile, quella che vede protagonista una giovane madre che a soli 36 anni è rimasta tetraplegica in seguito a un’operazione per rimuovere un tumore benigno. L’intervento l’ha lasciata completamente paralizzata ai quattro arti. Sabrina, che ha ricevuto un risarcimento di 1 milione e 600.000 Euro, ha raccontato la sua esperienza al Corriere della Sera.
Una vita drasticamente cambiata sei anni fa, quella di Sabrina, vittima di malasanità. La donna, all’epoca 36enne, madre di due figlie adolescenti e sposata, si era sottoposta ad un’operazione per rimuovere un tumore benigno, ma l’intervento l’ha lasciata tetraplegica. Una vicenda terribile, raccontata di recente al Corriere della Sera. Per il danno subito, lei e la sua famiglia hanno ricevuto un risarcimento di 1 milione e 600.000 Euro.
Madre di 36 anni rimane paralizzata dopo un operazione per rimuovere un tumore benigno. La tetraplegia causata da uno specializzando
Sabrina ha raccontato al giornalista de Il Corriere della Sera di aver scelto all’epoca l’ospedale per farsi rimuovere il tumore benigno, un neurinoma, ricevendo da parte dell’ospedale rassicurazioni sull’esito della procedura chirurgica: “zero rischi, nessuna possibile complicazione”. Invece, al suo risveglio, si è subito resa conto di non avere più il controllo sui suoi arti, non sentendoli più.
Una diagnosi impossibile da mandare giù e che non dà speranza: “Gravissima tetraplegia, con impossibilità di movimento di tutti e quattro gli arti”. Un incidente che si sarebbe potuto evitare, secondo la magistratura, che infatti ha stabilito per Sabrina e la sua famiglia, originari di Latina, lo scorso 7 dicembre, un risarcimento da un milione e 600.000 Euro, disponendo anche il processo per il neurochirurgo e l’anestesista per il reato di lesioni colpose durante la professione sanitaria.
“Deve ritenersi che la manovra di posizionamento della paziente fosse stata scorrettamente eseguita, provocando il trauma che avrebbe poi determinato l’attuale condizione di tetraplegia. L’autore della manovra era stato un semplice specializzando, la cui attività avrebbe dovuto essere supervisionata dal neurochirurgo responsabile dell’intervento. Questi invece non era stato presente durante la suddetta manovra come invece avrebbe dovuto” si legge nelle pagine della sentenza.
Il calvario di Sabrina rimasta paralizzata dopo un intervento per la rimozione di un tumore benigno
La signora, all’epoca madre di due ragazze adolescenti, moglie e titolare di un negozio di parrucchiera a Terracina, il 22 agosto 2017 si sottopone a Verona a un’operazione per la rimozione di una massa tumorale benigna.
Un intervento che non avrebbe dovuto avere nessun rischio o controindicazione, ma al contrario l’ha lasciata tetraplegica, stravo
lgendole la vita. “Da allora la mia vita si è fermata, non sono nemmeno più in grado di abbracciare le mie bambine e quello che mi fa più male è che prima dell’operazione io da mamma mi occupavo di loro, mentre adesso sono loro, le mie figlie, a doversi occupare di me insieme a mio marito” ha raccontato al quotidiano.
L’anno precedente, a Sabrina, era stato diagnosticato un neurinoma dell’acustico di pochi millimetri, e aveva quindi deciso di sottoporsi a una craniectomia retro mastoidea destra, durante la quale, in anestesia totale, aveva dovuto rimanere in posizione semi seduta.
Sfortunatamente, l’intervento di uno specializzando, che avrebbe dovuto essere invece supervisionato dal neurochirurgo, ha peggiorato la situazione della donna, rendendola, di fatto, paralizzata, senza controllo del busto e senza sensibilità alcuna agli arti inferiori e superiori, in modo permanente.
Purtroppo, per Sabrina, la sua condizione è irreversibile, e la vita cambiata per sempre, a causa di un intervento che avrebbe dovuto migliorare i suoi anni futuri, ma in realtà li ha stravolti drammaticamente.