Il regime in Iran sta continuando la sua dura repressione contro i dissidenti statali e, in particolare, contro le donne che hanno chiesto maggiori diritti dopo la morte di Masha Amini, avvenuta per mano della polizia morale dopo essere stata arrestata per aver indossato male l’hijab. Le proteste sono riprese recentemente con più fervore, a seguito dell’introduzione da parte del governo del presidente Raisi di nuove leggi riguardanti l’utilizzo del velo.
Le donne in Iran stanno lottando da tempo per ottenere maggiori diritti e libertà, ma il regime continua a reprimere le loro voci e a limitare le loro possibilità di espressione. La morte di Mahsa Amini, giovane donna deceduta dopo essere stata arrestata e picchiata, ha scatenato una rivoluzione e ora è in atto una nuova ondata di proteste contro le autorità e la loro politica repressiva.
Nonostante le pressioni internazionali e critiche da parte delle autorità internazionali e delle associazioni per i diritti umani, il regime iraniano sembra deciso a continuare la sua politica di repressione e a limitare le libertà dei propri cittadini.
Nella città di Zahedan, situata nella provincia del Sistan-Baluchestan in Iran, si sono verificate proteste e scontri tra cittadini e forze di sicurezza, durante il 36esimo venerdì consecutivo di manifestazioni contro la Repubblica islamica iraniana. Le forze del regime hanno arrestato dozzine di adolescenti e giovani, e stando alle informazioni dei media tra cui Iran International, la maggior parte non era maggiorenne.
Le proteste sono iniziate nove mesi fa in seguito alla morte di Mahsa Amini, morta in custodia della polizia dell’hijab. Da allora, le forze del regime hanno ripetutamente arrestato un gran numero di cittadini e, di recente, soprattutto beluci mentre questi manifestavano pacificamente in piazza.
Il sito web locale Haalvsh ha riferito che, nonostante le identità di un piccolo numero di persone arrestate siano state rese pubbliche, la maggior parte dei manifestanti arrestati venerdì 9 giugno aveva meno di 18 anni. La situazione in Iran continua a essere precaria, con il regime che reprime violentemente le proteste e limita le libertà dei propri cittadini, senza tenere conto delle ammonizioni occidentali.
Secondo una fonte informata citata dagli attivisti beluci, agenti in borghese hanno fatto irruzione e arrestato numerosi giovani mentre tornavano a casa dopo la preghiera del venerdì a Zahedan, in Iran. Al momento, non sono ancora noti il motivo del loro arresto e la loro ubicazione.
I cittadini di Zahedan hanno protestato ogni venerdì dal 30 settembre scorso ovvero il giorno in cui la polizia iraniana ha aperto il fuoco sui manifestanti e sui civili ha ucciso circa 90 persone. La comunità beluci, composta principalmente da musulmani sunniti, è una minoranza sia etnica che religiosa, con una stima della popolazione iraniana beluci che va dai 1,5 ai 2 milioni di persone. La comunità beluci e quella curda sono sempre state tra le minoranze più perseguitate in Iran e hanno il maggior numero di persone giustiziate nel Paese.
Secondo gli attivisti beluci, la maggioranza dei beluci giustiziati in Iran viene condannata per reati legati alla droga, ma i loro processi non sono sempre giusti e i corrieri della droga, spesso provenienti da famiglie svantaggiate, vengono giustiziati senza la possibilità di avere una rappresentanza legale adeguata. In altre parole, gli attivisti sostengono che la giustizia non viene fatta in modo equo e giusto, e che i corrieri della droga vengono spesso condannati a morte a causa della loro situazione socio-economica, senza possibilità di difendersi adeguatamente davanti alla legge.
Le forze di sicurezza del regime iraniano hanno arrestato decine di famiglie delle vittime della violenza di stato in due città curde, mentre queste si erano riunite per commemorare i loro cari. Le famiglie provenivano da diverse città, tra cui Dehgolan, Sanandaj, Divandareh e Saqqez, e si erano riunite per visitare le tombe dei loro cari uccisi durante le proteste a livello nazionale a Bukan e Saqqez.
Nel cimitero di Aichi a Saqqez, dove è sepolto il corpo di Mahsa Amini, decine di persone hanno reso omaggio ai defunti tenendo le foto dei loro cari e cantando inni come “We Will Stand Until the End” e “Woman Life Freedom”.
Ma le forze di sicurezza iraniane hanno arrestato anche in questa occasione circa 40 persone, tra cui sei madri di giovani vittime che sono state, successivamente, trasferire in luogo sconosciuto. Questo è solo l’ultimo episodio della violenta repressione del regime contro le famiglie delle vittime e i manifestanti che chiedono giustizia e libertà in Iran. La comunità internazionale deve intervenire e fare di più per sostenere i diritti umani fondamentali e promuovere la libertà e la giustizia in Iran e in tutto il mondo.
Centinaia di persone sono state uccise e molte altre hanno riportato ferite molto gravi e danni permanenti, mentre oltre 20.000 persone sono state arrestate e la maggior parte giovanissimi, in particolar modo studenti universitari ma anche attori e giornalisti.
Le autorità in Iran non solo non hanno accettato alcuna responsabilità per la violenza e hanno respinto le accuse anche davanti all’evidenza, che hanno mostrato torture e soprusi nei confronti di giovani e adolescenti, ma hanno anche esercitato notevole pressioni sulle famiglie delle vittime che hanno parlato contro il regime durante i funerali o sui social media. I parenti di molte vittime sono stati convocati per essere interrogati e arrestati.
Secondo i gruppi per i diritti umani il regime in Iran ha ucciso oltre 500 persone di cui 70 bambini. La situazione in Iran continua a essere preoccupante, con il regime che reprime violentemente le proteste e limita le libertà dei propri cittadini, in particolare delle minoranze etniche e religiose.
L’Iran sta acquisendo una posizione che preoccupa la comunità internazionale e in vari ambiti. Se l’ambito sociale è drammatico non può essere ignorata anche la posizione estremamente delicata del piano di ampliamento nucleare iraniano. L’astio verso l’Occidente e in particolar modo per gli Usa, ha generato pericolose alleanze come quella tra Teheran e Mosca, che vede anche la della Cina in prima linea e ciò segna un distacco maggiore rispetto all’occidente.
Raisi ha fornito supporto alla Russia nella guerra in Ucraina fornendo droni, nonostante sanzioni e critiche globali. Le autorità iraniane continuano nella loro linea dura islamica che è improntata a eliminare nemici e dissidenti ma anche a un espansione dell’Iran e della sua linea islamica basata sulle leggi della Sharia nel mondo.
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