Si avvicina la stagione degli agrumi, ma un dubbio lessicale ci sorge spontaneo nella mente: si scrive “arancie” o “arance”? Quella “i” ci va oppure no? Dal punto di vista gastronomico nulla ci cambia, ma grammaticalmente parlando la questione ci interessa, eccome. Cominciamo con una generalizzazione: tutte le parole piane, ovvero quelle che possiedono un accento sulla penultima sillaba, che finiscono con cia e gia potrebbero scriversi sia con la “i” che senza. La differenza viene posta dalla lettera che precede cia e gia: le cose cambiano se a precederle è una vocale o una consonante.
Se infatti cia e gia sono precedute da una vocale, il plurale si formerà con la “i”: ecco che così abbiamo camicia/camicie, ciliegia/ciliegie, fiducia/fiducie, malvagia/malvagie, socia/socie, valigia/valigie e tante altre ancora. Se invece cia e gia sono precedute da una consonante, il plurale si formerà senza la “i”: quindi avremo arancia/arance, buccia/bucce, doccia/docce, frangia/frange, pancia/pance, pronuncia/pronunce, roccia/rocce, spiaggia/spiagge e via discorrendo.