Dopo aver fugato i dubbi amletici in merito alla forma corretta tra nonostante e non ostante, ci occupiamo adesso di un altro termine che molto spesso mette in crisi anche i più ferrati sulla lingua italiana: si scrive da capo o daccapo? E poi, c’è differenza con a capo e accapo?
Sveliamo subito che la forma più corretta da utilizzare è da capo, ma, da un po’ di anni a questa parte, non è raro trovarsi di fronte alla crasi daccapo, una consuetudine, ormai, che ha fatto sì che anche i vocabolari e i dizionari cominciassero a considerare la forma tanto diffusa quanto corretta.
Circa il significato, da capo è un avverbio e vuol dire dal principio, di nuovo, un’altra volta. Ecco alcuni esempi: ricominciare, riprendere daccapo; un lavoro che va rifatto daccapo; essere daccapo significa anche essere al punto di prima, dover ricominciare dall’inizio, essere alle solite, ad esempio, siamo daccapo con le sue storie; può essere utilizzato, inoltre, anche in senso figurativo – cominciare da capo – per esprimere la volontà di ricominciare dall’inizio e di imprimere una direzione diversa a un fenomeno, al proprio comportamento, ecc.
E’ un termine utilizzato anche nel linguaggio musicale, ma nella sua versione originale e, cioè, privo di crasi. Da capo, infatti, indica la didascalia – abbreviata quasi sempre in d. c. – che, posta alla fine di un brano musicale, prescrive la ripetizione integrale di un pezzo, o anche, se accompagnata da espressa indicazione (come da capo il minuetto), di un altro brano anteriore.
Ad esempio, Aria col d. c. è l’aria in tre strofe, l’ultima delle quali riproduce la prima.
Daccapo e da capo, poi, pongono gli stessi dubbi che aleggiano intorno ai termini accapo e a capo. L’autorevolissima Accademia della Crusca si è pronunciata in merito, statuendo che, come per i primi due termini, anche queste due forme risultano essere corrette. Il termine accapo deriva dalla locuzione a capo e indica il cambio di riga e la conclusione di una parte del testo che si scrive. E’ utilizzato nella dettatura e nella scrittura per indicare l’inizio di una nuova riga, ma molto spesso la necessità di andare a capo non è facilmente riconoscibile da chi scrive e, infatti, i testi di chi non è molto pratico con la scrittura sono facilmente individuabili per via dell’eccessiva lunghezza dei paragrafi o, addirittura, dell’unitarietà dell’elaborato.
Se, però, daccapo e da capo, così come accapo e a capo, risultano essere tutte forme corrette, non va dimenticato che la forma apostrofata d’accapo è assolutamente sbagliata: l’apostrofo, infatti, non va inserito in alcun caso.