Continua il nostro appuntamento alla ricerca dei dubbi grammaticali che di solito ci assalgono quando dobbiamo scrivere qualcosa. In questo caso si scrive davanti o d’avanti? Pare che una delle domande più frequenti che viene fatta su Google dagli utenti di internet riguardi proprio la grafia corretta di questo avverbio. Per qualche strano motivo molte persone pensano che ci vada l’apostrofo, quindi tendono a scrivere d’avanti, ma in realtà l’unica grafia corretta accettata è quella senza apostrofo, quindi diamo spazio a davanti.
Il problema in questi casi nasce dal fatto che la nostra lingua è viva e continuamente soggetta all’uso che ne facciamo tutti i giorni, senza parlare poi delle continue contaminazioni con i dialetti regionali e le lingue straniere. E’ lecito dunque che l’italiano cambi e si adegui ai tempi e che, ogni tanto, ci causi qualche piccolo problema linguistico di natura grammaticale.
Nel caso specifico di davanti, la confusione deriva dal fatto che una volta questo avverbio era formato da una locuzione di due parole, la preposizione ‘di’ e l’avverbio ‘avanti’. Tuttavia nel corso del tempo ‘di’ e ‘avanti’ sono stati investiti da quel processo che si chiama univerbazione, ovvero come dice il linguistica Luca Serianni, trattasi di un fenomeno di ‘fusione, manifestata anche dalla grafia, di due parole originariamente autonome (palco scenico – palcoscenico, in vece – invece, ecc.)’.
Inevitabile questo processo, sveltisce la lingua parlata, la rende più armonica e velocizza anche la scrittura. Dal processo di univerbazione non è nata solo la parola davanti, ma anche soprattutto per esempio: una volta era formata dal gruppetto ‘sopra’ e ‘tutto’. Le sue parole si sono poi fuse e in un momento successivo si è reso indispensabile aggiungerci anche una seconda ‘t’, con un altro processo che è chiamato raddoppiamento fonosintattico. In definitiva, dunque, si scrive davanti tutto attaccato, senza apostrofo. Che è anche più semplice.