Rieccoci alle prese con un altro dei dubbi ‘amletici’ dell’Italiano: si scrive proprio o propio? Se per molti il dubbio non sussiste, per altri è uno degli interrogativi più diffusi: qual è la forma corretta? Per ovviare ad uno degli errori ortografici e di grammatica più frequenti basterebbe prestare attenzione alla pronuncia, visto che la forma corretta è quella con una ‘r’ in più, mentre l’altra è una ‘versione’ un po’ più antiquata.
La lingua italiana, si sa, è tanto bella quanto complessa ed è molto facile incappare in ‘trappole’ ortografiche come quella in questione: si scrive proprio o propio?
In realtà la risposta è molto semplice: la forma corretta è proprio, con una ‘r‘ in più, mentre l’altra, propio, è una forma arcaica di uso popolare, molto usata nell’italiano del Trecento ma caduta in disuso nel corso dei secoli. Laddove la si trovi nell’italiano corrente, perciò, è da considerarsi errata.
[npleggi id=”https://www.nanopress.it/cultura/2015/05/18/si-scrive-affianco-o-a-fianco/72653/” testo=”Si scrive affianco o a fianco?”]
Il dubbio che stiamo analizzando, dunque – si scrive proprio o propio? – è presto chiarito: la forma corretta è proprio, dal latino proprius, che significa personale. Come spiega Treccani (che riporta tra parentesi anche la ‘versione’ propio come forma popolare) il termine deriva presumibilmente dalla locuzione pro privo (che vuol dire, appunto, a titolo privato, personale) e dal punto di vista grammaticale può essere sia avverbio che aggettivo. Spieghiamolo meglio.
[npleggi id=”https://www.nanopress.it/cultura/2015/05/18/si-scrive-apparte-o-a-parte/72635/” testo=”Si scrive apparte o a parte?”]
Proprio, avverbio o aggettivo
Assodato che nel dubbio tra proprio e propio la forma corretta è la prima, ecco i valori grammaticali che proprio può assumere.
Come aggettivo:
– nel senso di tipico, caratteristico, che appartiene cioè in modo particolare ad una persona, ad un gruppo o ad una cosa (la ragione è propria dell’uomo);
– (in linguistica) nel senso di significato, senso letterale di una parola, in opposizione ai significati derivati o figurati, che esprime esattamente ciò che si vuole dire;
– (antiquato) nel senso di garbato, dignitoso;
– con valore possessivo, che appartiene solo ad una persona (o ad alcune persone) e non ad altri (bisogna ascoltare la propria coscienza);
– come rafforzativo di ‘vero’ (è un vero e proprio disastro)
[npleggi id=”https://www.nanopress.it/cultura/2016/06/27/si-scrive-d-accordo-o-daccordo/72459/” testo=”Si scrive d’accordo o daccordo?”]
Come avverbio:
– nel senso di davvero, veramente (ti trovo proprio bene)
– precisamente, esattamente (sono proprio i libri che cercavo)
– come rafforzativo di una negazione (non ne sapevo proprio nulla)
[npleggi id=”https://www.nanopress.it/cultura/2015/05/19/si-scrive-centra-o-centra/72929/” testo=”Si scrive centra o c’entra?”]
Nel dubbio se si scrive proprio o propio, infine, è bene fare una piccola precisazione sull’uso di proprio e di suo, termini che sono in certi casi sinonimi ma che spesso non coincidono.
Come spiega l’Accademia della Crusca, infatti, suo non può essere sostituito da proprio quando non si riferisce al soggetto della frase (Lucia è in ufficio, la sua macchina è parcheggiata di fronte), in espressioni idiomatiche (ne ha combinata una delle sue), nell’espressione (invariabile) di suo quando significa ‘naturalmente’ (non parla, è già nervoso di suo), quando sottintende un ‘possesso’ (Luca non è mai stato suo).
Di contro, proprio al posto di suo è preferibile ‘in frasi che altrimenti potrebbero originare fraintendimenti di senso’ (Alice ha portato Sara a casa con la propria macchina – cioè con la macchina di Alice).
[npleggi id=”https://www.nanopress.it/cultura/2016/07/15/10-errori-grammaticali-piu-comuni/138493/” testo=”Gli errori grammaticali più comuni in italiano”]