Si scrive “se stesso” o “sé stesso”? E’ questo uno dei dubbi grammaticali più diffusi, che tormentano spesso insegnanti, studenti, giornalisti e scrittori, timorosi di andare incontro a uno strafalcione. E’ bene precisare, in primo luogo, che il pronome personale “sé” rappresenta il riflessivo della terza persona, sia singolare che plurale: esso è un monosillabo tonico, e pretende in tutti i casi l’accento grafico, che permette di distinguere tale elemento dalla congiunzione “se” e dal pronome atono “se” che corrisponde a “si” quando è combinato con altri pronomi atoni (per esempio nelle frasi “La neve se ne frega”, oppure “Se li vuole mangiare tutti”, “Se le tiene lui”, eccetera.
Basandosi sulle comuni convenzioni ortografiche, il “sé” come pronome riflessivo dovrebbe perdere l’accento nel momento in cui precede le parole “stesso” e “medesimo”: in questi casi, infatti, la combinazione con i termini che seguono dovrebbe bastare a rendere evidente la natura grammaticale della particella “sé”.
Quando si scrive “se stesso” o “se medesimo”, dunque, l’accento non solo sarebbe ridondante e inutile, ma anche improprio, poiché la parola “sé” verrebbe a trovarsi in protonia sintattica. Tutto risolto, quindi? No. Il motivo è presto detto: se tale norma venisse applicata, si tratterebbe di un unicum nel sistema grafematico della lingua italiana, visto che altre parole monosillabiche dotate di accento davanti a “stesso” e “medesimo” non perdono l’accento: per esempio, nella frase (per altro non bellissima da sentire) “Ho acquistato il tè stesso che mi hai consigliato”.
Non solo: tale norma spesso non viene seguita, poiché la maggior parte degli scriventi è solita uniformare sulla forma accentata la grafia di “sé”, in quanto più diffusa. Non va dimenticato, infine, che le occorrenze del “sé” senza “stesso” e “medesimo” sono più frequenti, statisticamente, rispetto al “sé” seguito da “stesso” o “medesimo”. In conclusione, si scrive sia “se stesso” che “sé stesso”: alcune grammatiche consigliano la prima forma, mentre altre ne consigliano la seconda, proprio sulla base delle motivazioni sopra riportate.
In sostanza, al momento sia la forma “se stesso” che la forma “sé stesso” sono accettate e convivono: non si possono fornire regole prescrittive assolute, ma solo indicazioni, anche perché la letteratura è piena di entrambe le versioni. Per l’Accademia della Crusca, comunque, “‘Sé’ indica il pronome, che essendo sempre tonico deve essere scritto con l’accento: le pur diffusissime varianti ‘se stesso’, ‘se medesimo’, contrariamente a una diffusa opinione, non sono pertanto giustificate; ‘se’ indica la congiunzione e il pronome atono usato talora in luogo di ‘si’ (se l’è mangiato)“.