L’Anbi ha valutato la situazione relativa alla siccità dei fiumi e dei grandi bacini d’acqua italiani, notando in alcuni casi un leggero miglioramento.
A contribuire a ciò c’è un mese di aprile decisamente più fresco rispetto alla norma, questo evita che i ghiacciai si sciolgano rapidamente. Contemporaneamente, sta piovendo molto e questo apporto pluviale comporta la rivitalizzazione dei corpi idrici, che come i grandi laghi e fiumi, hanno sofferto molto durante quest’ultimo periodo. In effetti, è circa un anno che sentiamo parlare di siccità, emergenza che è durata non solo durante lo scorso periodo estivo ma anche per tutto l’inverno. Entrambe le stagioni sono state molto secche e hanno portato i comuni a mettere in atto misure straordinarie per preservare le poche quantità di acqua disponibile ed evitare gli sprechi.
Forse non è molto corretto parlare proprio di miglioramento vero e proprio della siccità, però dei segnali positivi ci sono e a evidenziarli è stata l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, appunto l’Anbi. Nel rapporto si evince gli abbondanti fenomeni temporaleschi di questi giorni, cosa che in realtà era già stata prevista.
Sono settimane in cui la terra secca e arida si sta dissetando dopo un periodo molto difficile. Il presidente di Anbi ha spiegato che tutta questa acqua però non può essere immagazzinata perché mancano le adeguate strutture di stoccaggio. Quindi c’è anche il lato negativo, ovvero questa ricchezza di acqua, che rischiamo di rimpiangere già fra una settimana quando è previsto l’arrivo del grande caldo, non può essere sfruttata al meglio.
Per questo motivo, secondo l’associazione è importante avviare un piano di invasi medio-piccoli, multifunzionali ed ecocompatibili, per evitare emergenze come quella dello scorso anno. I progetti per programmare un futuro idrico già ci sono.
Abbiamo parlato di miglioramento della siccità ma questo purtroppo al momento sta interessando solo i piccoli corsi d’acqua. Sull’argomento è intervenuto anche il direttore generale di Anbi, Massimo Gargano, che ha detto:
“quanto queste piogge riescano a risolvere l’insufficienza idreica lo vedremo solo nelle prossime settimane. si sta riproponendo una situazione simile a quella del 2022, in cui uno sprazzo di primavera piovosa fece sperare in un’inversione di tendenza dopo l’inverno più arido in 70 anni, invece le precipitazioni esaurirono i benefici sul clima, le anomalie termiche si acuirono e ci furono conseguenze che ancora interessano il territorio, appunto la scarsità dell’acqua”.
Dal report settimanale dell’associazione risalta l’accrescimento nei bacini lacustri, in particolare il lago Maggiore che ha registrato un incremento di 49 centimetri di acqua superando il medio storico, il lago di Como con 36 centimetri in più e l’Iseo con 33 centimetri in più.
Contemporaneamente, continua l’allarme per quanto riguarda i grandi corsi d’acqua come il Po e bacini come il lago di Garda, ancora di molto sotto la media. In particolare i geologi hanno lanciato l’allarme, secondo cui al maggiore fiume italiano servirebbero 45 giorni di pioggia ininterrotta per fare tornare l’acqua a un livello buono. La situazione resta critica e gli esperti si uniscono alle preoccupazioni dei tecnici dell’Anbi in materia di avvio di programmazioni e interventi.
Ancora infatti c’è un livello di sofferenza generale, che riguarda in particolare il Garda e il Po, il più grande lago italiano e il fiume più lungo. Il lago di Garda ha raggiunto i massimi dati per quanto riguarda la velocità di riempimento ma resta comunque sotto la media.
Analizzando le regioni, in seguito all’aumento delle temperature la Valle d’Aosta è caratterizzata da un manto nevoso sottile con conseguente incremento delle portate nei letti dei corsi d’acqua. Questo ha contribuito a riempire velocemente i piccoli fiumi e quindi possiamo dire che l’apporto di acqua è stato dovuto in particolare a questo fattore, poi chiaramente con le abbondanti piogge successive la situazione è migliorata un po’ anche altrove ma ancora non basta per rimediare a un anno di difficoltà.
Spostandoci sul Po, fiume importantissimo perché con la sua lunghezza gioca un ruolo fondamentale per i terreni coltivati della Pianura Padana, anche questo è ancora in crisi.
Una situazione leggermente migliorata grazie alla piccola piena di questi giorni ma ancora non è sufficiente e il fiume non riesce a mantenere un livello di portata in linea con le medie e addirittura in alcuni punti è ancora al di sotto dei minimi storici.
Allarme anche per i corpi idrici sotterranei, i cui valori sono inferiori del 75% di come dovrebbero essere, invece crescono le portate di alcuni degli altri fiumi, come l’Adda e l’Oglio. Non buone le notizie invece per quanto riguarda il Serio e il Mincio.
Se le regioni nordiche sono state interessate da abbondanti piogge, c’è anche da dire che uscivano da un periodo estremamente caldo per essere zone montuose, tanto che l’apporto di neve non è stato proprio dei migliori. Nelle altre regioni c’è più o meno la stessa situazione e fra le performance negative, citiamo quella del Serchio in Toscana con livelli minimi.
Restano invece stabili i fiumi marchigiani, dove i bacini di tipo artificiale continuano a mantenere un buon livello di acqua, nulla di eccezionale me nemmeno notizie negative.
Buone notizie per il Lazio, dove il Tevere, l’Aniene e il Liri crescono di portata. In aumento anche i laghi di Nemi e di Bracciano. Scendiamo più in basso, precisamente in Umbria, dove non migliorano le condizioni del lago Trasimeno e anche il Nera è in calo, stabile invece il Chiascio.
Un buon livello per i corsi d’acqua del Molise, come il Liscione e della Campania, dove i livelli dei fiumi Sele e Volturno sono superiori a quelli degli ultimi 5 anni.
La copiosa pioggia ha dissetato con 18 milioni di metri cubi di acqua, i bacini della Basilicata, mentre nella vicina Puglia la quantità è stata minore. In Calabria è stato recuperato quasi tutto il deficit accumulato nei mesi passati, così come in Sicilia, invece c’è ancora preoccupazione per l’altra Isola Maggiore.
Gli esperti parlano di serio pericolo in Sardegna, dove a parte il fiume Liscia, tutti gli invasi sono a livelli molto bassi. In totale in questa regione mancano all’appello 158 milioni di metri cubi di acqua.
C’è anche un rovescio della medaglia se parliamo di abbondanti precipitazioni, uno studio di Coldiretti ha infatti evidenziato il rischio per le colture perché troppi eventi estremi si stanno verificando in poco tempo, almeno due al giorno fra temporali, grandinate, gelate e tempeste di vento. Insomma c’è bisogno davvero di interventi risolutivi altrimenti il nostro settore agricolo continuerà a rimanere in crisi.
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