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Juliette Binoche, Kristen Stewart e Chloe Grace Moretz sono le protagoniste di Sils Maria, il film di Olivier Assayas, in uscita nelle sale cinematografiche il 6 novembre 2014 e distribuito dalla Good Films. Un racconto intimo e profondo delle fragilità e delle insicurezze che, a volte, si insidiano nell’animo femminile, magistralmente narrate dal regista francese. Tre attrici diverse l’una dall’altra sia per esperienza sia per età, ma accomunate da una caratteristica fondamentale: la bravura, quindi la credibilità.
Maria Enders (Juliette Binoche) è la protagonista: un’attrice cinquantenne alle prese con l’età che passa e con la relativa paura di invecchiare, che deve fare i conti con la Maria di vent’anni prima, riflessa ora nell’assistente personale Valentine (Kristen Stewart) ora nella collega di lavoro Jo-Ann (Chloe Grace Moretz). Juliette Binoche è una veterana del grande schermo: premio Oscar nel 1997 per Il paziente inglese e vincitrice del César nel 1994 per Tre colori: Film Blu, nonché protagonista nel 2000 di Chocolat insieme a Johnny Depp, dà vita a una Maria credibile, tanto fragile e solitaria quanto bisognosa di conferme in chi la circonda. Il conflitto con i fantasmi del passato, la nostalgia dei ricordi che riaffiorano, la paura del tempo che passa: attorno a questi tre temi si sviluppa la storia e ognuno di questi punti svela la fragilità del suo personaggio, messa in evidenza, a turno, da Valentine e da Jo-Ann.
Kristen Stewart è la vera rivelazione del film. Ventiquattro anni di cui venti trascorsi sul set, dopo il successo planetario e travolgente ottenuto con i cinque capitoli di Twilight, il rischio di inciampare in ruoli poco adatti a lei o di rimanere intrappolata in un personaggio era alto. In Sils Maria, invece, la Stewart dimostra di essere un’attrice matura, completa, all’altezza del suo personaggio e persino sorprendente. La Valentine da lei interpretata è la voce della coscienza di Maria, il suo sostegno, il suo punto di riferimento, la soluzione ai suoi problemi, la risposta alle sue domande, anche quando Maria non vuole o non riesce a sentire né a capire. Il rapporto tra Valentine e Maria è raccontato attraverso un mix di semplice vita quotidiana e appuntamenti mondani, in un’altalena di emozioni, che spaziano dall’ansia per il lavoro e, quindi, per il giudizio esterno all’intimità e la sintonia che il rapporto lavorativo – e personale – crea tra le due. Due attrici perfette per questo film.
Chloe Grace Moretz, la più giovane della triade, ha già collezionato ruoli di rilievo sul grande schermo e ha davanti a sé una carriera sfavillante. A soli 17 anni indossa i panni dell’antagonista di Maria Enders – Juliette Binoche: sfacciata, sicura di se stessa e noncurante di chi o cosa le sta attorno, è il personaggio chiave dell’intreccio. Credibile e padrona della scena, mette sul piatto della bilancia le insicurezze di Maria ed è l’unica ad avere il coraggio di spiattellarle la verità così com’è, senza filtri né palliativi, quasi fosse il suo alter ego. Comunica forza e un pizzico di sfacciataggine, svelando i retroscena non molto dorati dell’industria Hollywoodiana.
A fare da sfondo a tutta la storia è Sils Maria, località svizzera immersa nelle Alpi a metà tra il confine con l’Italia e la sensazione di atemporalità che il regista trasmette attraverso la scelta delle inquadrature e l’utilizzo della fotografia: paesaggi chiari, nitidi, che rendono il racconto ancora più intenso e coinvolgente. Un film che fa riflettere, dal retrogusto amaro, ma che lascia allo spettatore una serie di domande a cui è libero di rispondere come meglio crede, non senza aver fornito prima gli strumenti necessari per analizzare la psiche delle tre donne. Assayas indaga l’animo femminile come pochi e come pochi riesce a raccontare senza censura né pudore i lati più oscuri e talvolta egoisti che l’insicurezza può fare emergere.
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