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Un incontro a sorpresa durato due ore tra Silvio Berlusconi e Giorgio Napolitano, fortemente voluto dal leader di Forza Italia per prorogare la sua causa personale in vista del 10 aprile, quando il Tribunale di Milano deciderà come dovrà scontare i 9 mesi di pena per la condanna definitiva nel processo Mediaset. Riforme in cambio di una “tutela politica”, di una possibilità per l’ex Cavaliere di ritornare nell’agone politico, di fare campagna elettorale in vista delle europee e di non lasciare il partito senza il suo leader. Il no del Quirinale filtra poco dopo il termine dell’incontro durato due ore: il Capo dello Stato non può e non deve interferire con la magistratura.
Il colloquio è arrivato a sorpresa, frutto di un lungo lavoro dei forzisti, in particolare di Gianni Letta: Napolitano decide di incontrare il leader di una delle più grandi forze politiche del paese come ha sempre fatto anche in passato. La richiesta di Berlusconi arriva alla vigilia del 10 aprile, quando conoscerà la decisione del Tribunale in merito alla pena da scontare.
Per questo l’ex Cavaliere vuole anticipare i tempi, capire se esiste una scappatoia; per questo chiede a Napolitano di “poter essere messo nelle condizioni di mantenere l’agibilità politica”. Arresti domiciliari con solo qualche ora di incontro con i servizi sociali, lo slittamento della decisione al 25 maggio, la grazia: da Forza Italia si vuole sondare il terreno per capire in che modo Berlusconi possa tornare in campo di persona.
Pochissime le notizie che filtrano dal Colle che emette la nota ufficiale dopo che la notizia dell’incontro era stata battuta dalle agenzie. “Il presidente della Repubblica ha ricevuto questa sera il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che aveva chiesto di potergli illustrare le posizioni del suo partito nell’attuale momento politico”.
Nessun accenno alle richieste del leader di Forza Italia che però, come raccontano i più vicini all’ex Cavaliere, arrivano sul tavolo del Capo dello Stato.
“Sono l’unico che può garantire per Forza Italia”: è questa l’arma di persuasione usata da Berlusconi che prima assicura a Napolitano l’appoggio del suo partito al percorso di riforme del governo, poi ricorda come, senza di lui, “rischia di saltare tutto. Ho paura che mi diano i domiciliari, che mi tolgano l’agibilità politica”.
Il no del Colle è chiaro e netto: il Capo dello Stato non interverrà nel percorso della magistratura, lo potrebbe fare solo in caso di richiesta di grazia, che deve arrivare da lui stesso, dai figli o dai legali e che verrà valutata solo quando depositata.