È il 1976 quando Silvio Berlusconi, imprenditore rampante brianzolo, decide di puntare sulle emittenti private, dando il via alla televisione commerciale. Una grande novità per il Paese, fino a quel momento abituato alla tv pubblica e con nessuna alternativa a livello di intrattenimento. Berlusconi non solo decide di investire sulle emittenti, ma è deciso anche a renderle un’alternativa vincente rispetto alla Rai. È così che nel 1984, grazie al Decreto Berlusconi emanato dal primo governo Craxi, l’imprenditore riesce a continuare a trasmettere, nonostante la denuncia della televisione pubblica. Nel 1991, poi, l’allora Fininvest riesce ad ottenere la possibilità di trasmettere in diretta, diventando così a tutti gli effetti una valida alternativa alla Rai.
La “guerra dei Puffi”, così, anche se pare incredibile, è stata chiamata la chiusura delle “antenne” di Fininvest nel 1984, decisa dal pretore che sceglie di chiudere la trasmissione dei programmi in Piemonte, Lazio e Abruzzo. Il cartone animato, allora, era uno dei più seguiti, capace di catalizzare davanti al piccolo schermo non solo bambini, ma anche adulti. I pretori seguono in realtà una legge ben precisa, che prevede come le tv private non possano trasmettere su scala nazionale. Sarà poi la Legge Mammì a permettere invece che pure la Fininvest possa farlo. Prima ancora, tuttavia, ci pensa Bettino Craxi, allora capo del governo, che dà il via libera alla trasmissione della tv privata di Silvio Berlusconi. È l’inizio di una nuova era per il mondo dell’intrattenimento.
Sono gli anni Settanta quando Silvio Berlusconi inizia la sua avventura imprenditoriale, grazie alla società Edilnord, poi diventata Milano 2 Spa. Il brianzolo, tuttavia, è interessato anche al mondo dell’intrattenimento, capendone le diverse possibilità di guadagno: Berlusconi comprende infatti come grazie alla pubblicità, sia possibile ottenere grandi introiti, ed è così che rileva nel 1976 Telemilano.
Si tratta di un’emittente locale che sotto la sua direzione diventa sempre più influente, trasformandosi poi nel 1978 in Canale 5, emittente nazionale che inizia una “campagna acquisti” fenomenale, aggiudicandosi personaggi del calibro di Mike Bongiorno e Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, attirati dai compensi molto più alti rispetto alla televisione pubblica.
Canale 5, che poi si allargherà con Italia 1 e Rete 4 negli anni subito successivi, deve tuttavia vedersela con le leggi sulle trasmissioni radiotelevisive. Sarà poi la Legge Mammì a cambiare il corso della storia dell’intrattenimento, dando la possibilità alla tv commerciale di poter contare lei stessa sui programmi in diretta, all’epoca ancora esclusività della Rai.
Ma non è finita qui, poiché nel 1990 Berlusconi compra la Mondadori, diventando così uno dei più importanti editori d’Italia. Si tratta di un vero e proprio impero, visto e considerato che non solo l’imprenditore è proprietario di Milano 2 e il nuovo network televisivo, ma può contare anche sulla presidenza della squadra calcistica del Milan, che sotto la sua direzione diventerà uno dei team più forti del decennio Ottanta.
Nel 1994, poi, la famosa “discesa in campo” di Berlusconi, che diventa ben presto vincitore delle elezioni e risulterà premier per altre due volte. Oggi la sua morte, nonostante fino a poche settimane fa avesse dato indizi sulla sua voglia di tornare nell’arena politica.
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