Accanto al celebre biscione visconteo esiste un altro simbolo la cui vista immediatamente richiama alla memoria l’Alfa Romeo, forse ancora più suggestivo del biscione stesso: il quadrifoglio verde.
Infatti quel quadrifoglio esprime tutto il fascino associato alle corse, campo in cui l’Alfa costruì la propria leggenda e che si trasferì poi sui modelli di produzione. Per riscoprirne le origini, naturalmente raccontate all’infinito da qualsiasi mezzo di comunicazione, dobbiamo come sempre tornare indietro nel tempo in un’epoca remota.
Era il 15 aprile 1923. Quel giorno sul circuito siciliano delle Madonie (sterrato, erano altri tempi), si disputava la quattordicesima edizione della Targa Florio. All’epoca era una delle più importanti competizioni europee, certamente la principale in Italia. L’Alfa Romeo si presentava al via con cinque macchine. I piloti erano il fior fiore del periodo: Antonio Ascari, Giuseppe Campari e anche un certo Enzo Ferrari.
Al volante di un’Alfa Romeo RL Targa Florio (progettata da Giuseppe Merosi) c’era anche Ugo Sivocci, grande amico di Ferrari e praticamente suo scopritore. Sivocci aveva grande abilità ed esperienza, però la vittoria gli sfuggiva spesso.
I piloti, ieri come oggi, sono molto superstiziosi. Sivocci quel giorno volle allontanare la malasorte dipingendo sulla propria vettura un quadrifoglio verde, al centro di un quadrato bianco. In più aveva il numero di gara 13. Fortuna o no, Sivocci vinse quella gara; fu il primo importante successo per l’Alfa Romeo e rimase il più prestigioso per il pilota.
Ad aumentare il carico scaramantico del quadrifoglio, questa volta in senso drammaticamente contrario, fu la vicenda della morte di Sivocci. Avvenne l’8 settembre 1923 all’autodromo di Monza, durante le prove del Gran Premio d’Europa. Uscì di pista e si schiantò contro gli alberi. Il suo numero di gara quel giorno era il 17 e l’auto, un’Alfa P1, era priva di quadrifoglio perché, a causa di problemi tecnici, non ci fu il tempo di verniciarla.
A causa di tale sciagura il numero 17 non venne mai più assegnato ad un’auto italiana. Dalla stagione successiva il quadrifoglio verde decorò la carrozzeria di tutte le Alfa Romeo nelle competizioni. Ma il fondo non era più un quadrato, bensì un triangolo. Era un modo per ricordare proprio la scomparsa di Sivocci.
Dal 1963 il quadrifoglio cominciò ad essere applicato anche su alcuni modelli di produzione particolarmente sportivi. La prima vettura a sfoggiarlo fu la Giulia TI Super che fu, appunto, soprannominata Giulia Quadrifoglio.
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