Le automobili Lamborghini esprimono potenza superlativa, sia nell’immaginario popolare che nelle caratteristiche tecniche. Il toro è un animale simbolo di potenza brutale. Mai accoppiata fu così ideale. Ripercorriamo una volta di più le origini del marchio della Lamborghini.
Quando nel 1963 Ferruccio Lamborghini fondò la fabbrica di automobili che portava il suo nome, egli era già da parecchi anni un facoltoso industriale, attivo nella produzione di trattori. Tuttavia i suoi mezzi agricoli non mostravano un simbolo vero e proprio, semplicemente la scritta Lamborghini impressa in diagonale sulla griglia del radiatore. Ma avendo deciso di costruire anche auto sportive di lusso, era necessario badare anche a tali dettagli.
Ferruccio aveva le idee chiare anche su questo. Chiamò il tipografo Paolo Rambaldi a disegnare il nuovo simbolo. Doveva essere un toro perché egli definiva se stesso “tamugno come un toro”. Tamugno è un termine dialettale bolognese che significa duro, deciso, forte e sanguigno. Inoltre il toro era anche il suo segno zodiacale.
Quindi Rambaldi disegnò l’animale in posizione da combattimento, pronto a caricare (come una di queste possenti vetture pronta a balzare bruscamente in avanti); lo inserì all’interno di uno scudo rosso bordato di nero; sopra, il nome Lamborghini in lettere maiuscole. Il simbolo è rimasto sostanzialmente invariato fino ad oggi.
L’associazione con i tori fu così ben calibrata che, dopo la 350 GT e la 400 GT, anche i modelli cominciarono a chiamarsi in quel modo; tutti erano ispirati a famosi tori da corrida. La prima fu la Miura, dal nome dell’allevatore spagnolo Eduardo Miura Fernandez. Circola in merito una leggenda: non appena si diffuse la notizia della presentazione di questa vettura, don Eduardo andò su tutte le furie, come i tori che allevava, per l’uso non autorizzato del proprio nome. Ferruccio, per convincerlo, si recò a casa sua a Siviglia proprio a bordo di una Miura. Vedendola, rimase colpito dalla sua bellezza e dalla sensazione dinamica che suscitava. Non sappiamo se questa storia sia vera; ma il carattere di Lamborghini era tale da renderla verosimile.
Anche dopo la cessione dell’azienda da parte del suo fondatore, è rimasto l’uso di nominare i modelli come tori, tranne poche eccezioni, la più famosa delle quali resta senz’altro la Countach, espressione del dialetto piemontese che significa “caspita!” o “accidenti”. Pare fosse stata esclamata da un addetto della carrozzeria Bertone, a cui venne affidato il design, quando vide il primo prototipo.
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