In Asia prossimamente arriverà in commercio la carne ibrida. Negli Stati Uniti la carne sintetica è allo studio. In Italia l’alimento non tradizionale è avversato quasi trasversalmente.
Ma la commercializzazione in Occidente è ancora lontana.
Dimenticate la chianina toscana, il prosciutto di Parma o il petto di pollo della nonna. Il mercato alimentare mondiale sta cambiando e ci sono delle novità che riguardano, in particolare, la carne. Capofila dell’innovazione è Singapore.
La città-stato a sud della Malesia è infatti sede della prima fabbrica al mondo di carne ibrida. Tra un paio di anni gli abitanti dell’isola potranno dunque assaggiare e cibarsi di carne composta da proteine vegetali combinate con carne a base cellule prodotta in un centro alternativo di innovazione alimentare. Il centro asiatico aprirà tra circa un anno, nella seconda metà del 2023.
La carne ibrida è un prodotto proteico che si ottiene dalla fusione e combinazione di proteine di origine vegetale con cellule animali oppure anche con microbi o alghe commestibili fermentati. Il risultato è l’alimento finito. Ken Kuguru, cofondatore e amministratore delegato della nuova fabbrica, spiega come sia arrivato a produrre questa particolare carne e quali sono le differenze: “Le odierne opzioni a base vegetale non danno l’opportunità di offrire varietà di carni alternative. Combinando invece basi vegetali e cellulari possiamo creare nuove soluzioni. La carne a base vegetale a volte non ha la consistenza della carne tradizionale, mentre la carne a base di cellule è attualmente troppo costosa e non pronta per essere commercializzata”.
Le due aziende che hanno sviluppato e fatto nascere il nuovo alimento hanno l’obiettivo, entro il 2024, di far arrivare sulle tavole dei ristoranti locali i prodotti a base di carne ibrida. Il menù prevederà secondi piatti come pancetta di maiale, polpette e affettati. Dopodiché, dopo il battesimo del fuoco, il secondo passaggio sarà quello di vendere gli articoli direttamente nei supermercati entro il 2025. Così che chi vorrà mangiare la loro carne non dovrà per forza andare al ristorante.
Il centro di innovazione, dal valore di sei milioni di dollari, avrà al suo interno anche uno spazio espositivo dove consumatori e ristoratori potranno fare una degustazione di carne irida e volendo anche comprarla in loco.
“Vediamo che l’industria della carne coltivata impara gradualmente dalle innovazioni e dai risultati dell’industria della fermentazione di precisione e a base vegetale”, ha commentato Ong Shujian, il cofondatore di un’azienda di proteine alternative. “Questo nuovo centro può potenzialmente essere una benedizione per noi e per l’intero settore abbassando i confini tra la fermentazione coltivata, a base vegetale e altre proteine come gli insetti”, ha concluso Shujian.
Come stanno le cose nel resto del mondo. Pochi giorni fa, un’azienda statunitense che sviluppa polli coltivando le cellule animali in laboratorio, ha ottenuto una prima valutazione positiva da parte della FDA, ovvero l’ente governativo americano deputato alla regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici. Si tratta di un primo passo verso il lungo processo di approvazione finalizzato alla commercializzazione. La valutazione ha sostanzialmente accertato che al momento non sono stati riscontrati problemi di sicurezza alimentare sul prodotto. Si tratta della prima volta in cui le carni coltivate ricevono una valutazione positiva nel Paese.
Il mercato alimentare italiano è in parte legato a quello europeo. Nel nostro Paese la Coldiretti ha dichiarato di essere “preoccupata” per queste novità. Il timore dell’associazione è che si potrebbe “aprire la strada ai cibi sintetici nell’Unione europea, dove già a inizio del prossimo anno potrebbero essere introdotte le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio”. Anche la filiera non vede di buon occhio l’innovazione perché pensa che così sia messa a rischio la cultura alimentare e il cibo Made in Italy.
Il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, ha definito “criminale” la carne sintetica.
Per la presidente di Slow Food Italia Barbara Nappini, il cibo avrebbe delle qualità etiche e ambientali ma in definitiva quello che viene definito “il cibo del futuro” secondo lei “sembra più l’affare del futuro per un bel po’ di gruppi finanziari e multinazionali”.
Forse è ancora presto per esprimere giudizi su queste nuove carni. Inoltre, non ci sono garanzie che riscontreranno il favore dei consumatori. Se verranno introdotte, il mercato subirà comunque dei mutamenti, forse non proprio positivi per tutti gli attori.
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