Siracusa: confiscati beni per 50 milioni di euro a un ergastolano per mafia

I Carabinieri di Siracusa hanno sequestrato beni per 50 milioni di euro riconducibili a un uomo che sta scontando l’ergastolo per mafia.

Carabinieri di Siracusa
Carabinieri di Siracusa – Nanopress.it

Il detenuto amministrava il suo ingente patrimonio anche dalla sua condizione, tramite i suoi familiari.

Confiscati beni a un ergastolano

Nonostante lo stato di detenzione in cui versa l’uomo protagonista di questa vicenda, continuava ad amministrare il suo patrimonio illecito accumulato in anni di attività mafiosa e criminale.

Parliamo di una somma che i Carabinieri di Siracusa hanno quantificato in 50 milioni di euro, in particolare aziende di trasporto operanti in Sicilia.

Proprio le forze dell’ordine siracusane hanno provveduto sotto il coordinamento della Procura, a confiscare tale patrimonio.

Le misure hanno portato al sequestro di: due terreni edificabili, 157 motrici per articolati, 244 rimorchi, sei auto lussuose e molti conti correnti che ammontano a circa 4 milioni e mezzo.

Parte dei mezzi confiscati
Parte dei mezzi confiscati – Nanopress.it

Questa operazione costituisce l’epilogo di indagini economico-patrimoniali finalizzate a tracciare i beni appartenenti al clan mafioso Nardo, di cui appunto l’uomo è esponente.

Gli accertamenti condotti dai militari hanno consentito di smascherare il patrimonio grazie all’analisi dei redditi dichiarati dall’uomo e dai familiari, pressoché inesistenti quando invece le proprietà erano molte.

Chi è il detenuto

In maniera ancora tutta da chiarire, l’ergastolano gestiva l’ingente patrimonio tramite i suoi familiari, grazie ai quali impartiva disposizioni per la conduzione delle aziende di trasporto, cuore dell’illecito traffico.

Sotto la supervisione del colonnello Gabriele Barecchia del Comando di Siracusa, le indagini svolte hanno accreditato le modalità con cui l’associazione mafiosa si infiltrava nel tessuto economico del territorio siciliano, assumendo il controllo di settori importanti come appunto quello dei trasporti.

La testimonianza del cugino

Le indagini dei Carabinieri sono ruotate anche intorno a un elemento molto importante, ovvero la testimonianza del cugino pentito, che 2 anni fa rivelò alcune informazioni importanti. L’uomo divenne collaboratore di giustizia e in quanto tale dichiarò alle forze dell’ordine che gli imprenditori e i titolari dei magazzini di stoccaggio dei prodotti agricoli di Lentini e altri paesi limitrofi erano costretti a rivolgersi alla ditta dell’indagato per organizzare il trasporto dei loro prodotti.

Il clan Nardo è molto interessato a questo settore e l’uomo confermò ai magistrati che insieme al cugino, nonostante fossero entrambi in carcere in via definitiva, gestivano questa attività illecita.

I due organizzavano commesse lavorative per l’azienda che nel frattempo è portata avanti dallo zio e in alcuni casi hanno ordinato danneggiamenti ai danni degli esercenti che non volevano rivolgersi alla ditta dell’indagato per il trasporto.

 

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