Armando Siri, sottosegretario leghista ai Trasporti, avrebbe introdotto emendamenti in alcuni testi legislativi in cambio della promessa di ricevere 30mila euro.
E’ questa l’accusa mossa dalle procure di Palermo e Roma.
Immediate le reazioni politiche, che vanno a complicare i già difficili rapporti fra Lega e 5 Stelle durante la campagna elettorale per le Europee.
Il vicepremier Luigi Di Maio sostiene che le dimissioni di Armando Siri sarebbero “opportune”: “Se i fatti sono questi Siri si deve dimettere dal governo […] Va bene aspettare il terzo grado di giudizio ma c’è una questione morale e politica. […] “Non so se (Salvini, ndr) concorda ma il mio dovere è tutelare il governo e credo che anche a lui convenga tutelare l’immagine della Lega”.
Il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli ha immediatamente tolto le deleghe a Siri.
Salvini dal canto suo difende il suo uomo esprimendo “piena fiducia”: “Lo conosco, lo stimo, e non ho dubbio alcuno”.
Le indagini sono state svolte dalla Direzione investigativa antimafia di Trapani su indirizzo della procura di Palermo.
Secondo gli inquirenti, Siri avrebbe messo “a disposizione la sua funzione politica di senatore e sottosegretario” per favorire alcuni imprenditori intercettati.
Il sottosegretario 47enne si difende e alle domande del Corriere della sera risponde così: “Non so assolutamente niente, non ho idea di cosa siano tutte queste cose, è una follia, mi viene da ridere”.
Tra gli indagati anche il 68enne genovese Paolo Arata, oggi docente universitario e già parlamentare di Forza Italia. Arata è uno dei professori a cui Matteo Salvini ha chiesto in passato la definizione del programma politico ed economico della Lega.
I pm romani ipotizzano scambi di favori e soldi per agevolare imprenditori, la parte palermitana e trapanese dell’indagine si concentra sull’aggravante del favoreggiamento a Cosa Nostra.