Il miracolo della vita che nasce anche da sotto le macerie del terremoto. Il suo nome, Aya, significa proprio “miracolo”. La sua vita, iniziata in maniera brusca, vede già un cambio di passo, a partire dal suo nome.
Si chiamerà Afraa, come la madre deceduta. La piccola, poi, sarà adottata dai suoi zii che le daranno una vita normale, spiegandole anche perché la sua di mamma non c’è più.
Terremoto Siria, l’adozione di Aya
Una storia iniziata nel più tragico dei modi ma che ha visto la vita trionfare sulla morte. È nata sotto le macerie del terremoto che ha colpito la Siria e la Turchia e chi l’aveva soccorsa l’aveva chiamata Aya, che in arabo significa “miracolo”. Un miracolo che ha salvato lei, ma non la sua mamma, che ha donato se stessa pur di salvare la sua piccola.
La sua storia ha fatto immediatamente il giro del mondo e, quando fu trovata sotto le macerie, la piccola era ancora attaccata al cordone ombelicale al cadavere della sua povera mamma che non è riuscita a vederla e, forse, solo a sentire il suo primo vagito. La piccina fu immediatamente soccorsa e portata in ospedale e i soccorritori, le diedero il nome provvisorio di Aya.
Adesso la sua vita inizia davvero e lo sarà con una nuova famiglia, quella dei suoi zii che, in onore ed in ricordo della sua mamma, hanno deciso ufficialmente di chiamarla come lei: Afraa. Di certo, il nome Aya la accompagnerà per tutta la vita perché è stato quello il primo segno di speranza di una vita che ha deciso di lottare contro la morte e di non arrendersi ad esse né, tantomeno, al terremoto.
La piccola è nata a Jindayris, una città siriana che si trova al confine con la Turchia, anche quella devastata dal sisma. Il palazzo dove abitava la sua famiglia è crollato come tanti altri nel circondario. Della sua famiglia, nessuno si è salvato dal crollo e dal sisma, solo lei. La sua mamma, il suo papà, i suoi quattro fratelli e sua zia sono tutti morti sotto le macerie.
Lo zio si è fatto avanti per accoglierla nella sua famiglia
Ma lei no. Nonostante fosse ancora attaccata al cordone ombelicale della sua defunta mamma, ha resistito fino a quando i soccorritori non l’hanno trovata e portata in salvo. È rimasta lì, dopo esser nata, 10 ore sotto le macerie. Le immagini ed il video del suo ritrovamento, sono state il segno della speranza che tantissime altre persone potevano ancora essere vive sotto le macerie e che nessuno doveva interrompere le operazioni di salvataggio. Ed in fondo, così è stato.
Tanti si sono offerti di adottare la bimba appena nata e prendersi circa di lei, ma era necessario, però, dare priorità alla sua famiglia o meglio, a qualche membro della sua famiglia. E, attraverso il test del DNA è stato possibile rintracciare i suoi zii che, senza pensarci su due volte, hanno deciso di adottarla: “Questa bambina significa molto per noi perché non è rimasto nessuno della sua famiglia oltre a questa bambina” – ha dichiarato, in un’intervista, lo zio della piccola.
Lo zio era presente al momento del salvataggio della piccola. Dai tanti che si sono proposti per l’adozione, alla denuncia addirittura, di rapimento della piccola dall’ospedale stesso. Fino alla svolta definitiva e all’accoglienza della, ora, piccola Afraa in una vera famiglia.