A Padova le mamme arcobaleno hanno organizzato una protesta silenziosa contro l’impugnazione dei certificati dei loro figli.
Sono 300 le donne che oggi hanno partecipato al sit-in di protesta davanti al Tribunale di Padova. Le mamme arcobaleno contestano la decisione della Procura di impugnare i certificati di nascita di 33 bambini. Il motivo? Sono figli di due mamme, concepiti all’estero e a partire dal 2017 hanno ottenuto la trascrizione del loro certificato di nascita anche in Italia.
La decisione della Procura di Padova porterà all’annullamento dei certificati trascritti dal 2017 dal Sindaco Sergio Giordani. Certificati che riconoscono ben 33 bambini come figli di due mamme.
Tutto questo a poche settimane dal Pride 2023, e dalla decisione del Sindaco di Roma Gualtieri di trascrivere i certificati di 2 bambini con storie simili. L’applicazione di questa decisione porterà alla cancellazione dal certificato nel nome della madre non biologica, di fatto non riconosciuta come tale dalla Legge Italiana.
La protesta si è svolta in forma pacifica e silenziosa, utilizzando slogan e simboli come peluches e bambolotti. Tra gli slogan che spiccano in mezzo alle maglie rosa delle mamme, ce n’è uno particolarmente incisivo: “La maestra ci ha insegnato che siamo tutti uguali. La tua maestra non te l’ha insegnato?”.
E nel frattempo arrivano i commenti di diversi rappresentanti delle Istituzioni. L’onorevole Rachele Scarpa, del PD, ha fatto sapere di aver partecipato alla protesta per difendere i diritti delle famiglie Arcobaleno, la cui unica colpa è quella di vivere una realtà di amore che non coincide con il sistema di valori del nostro Governo.
Scarpa definisce l’operato del Governo, espresso tramite decisioni come quella relativa ai certificati di questi bambini, come un indegno accanimento ideologico e punta a criminalizzare una minoranza.
Quali sono le conseguenze, a livello pratico, della decisione della Procura di Padova? Le famiglie interessate riceveranno delle raccomandate con le quali la Procura chiede, o meglio impone, la cancellazione del nome della mamma non biologica dal certificato.
La motivazione è legata alla nostra legislazione, che non prevede la figura di una seconda madre. Né tantomeno consente ad una madre di trasmettere al proprio figlio biologico il cognome della sua compagna.
Tutto è iniziato con il certificato di nascita di una bambina, figlia di due mamme, registrata dal Comune di Padova ad agosto 2017. L’ufficio giudiziario ha presentato un reclamo verso quell’atto di nascita, impugnandolo, ed è già pronto a procedere per i successivi, tutti di bambini con le stesse storie.
La Procuratrice facente funzione del Comune di Padova, Valeria Sanzani, ha commentato la decisione dicendo che i casi di questi bambini, dal punto di vista legislativo, sono uguali, motivo per cui non si possono fare eccezioni. Il suo incarico, continua Sanzani, non le permette al momento di fare nulla di diverso, se non far rispettare la Legge.
Di conseguenza, tutte le coppie di mamme riceveranno la stessa notifica di impugnazione. Notifica che può sembrare innocua, ma comporterà un grande cambiamento per lo stato civile di queste famiglie, e per i bambini, che al momento si riconoscono nel cognome di entrambe le madri, ma ne perderanno uno.
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