Sla, sclerosi multipla ed epilessia: scoperto l’enzima per la cura. Sicuramente è uno degli studi più importanti portato a termine negli ultimi tempi, data anche la quantità di anni che sono stati impiegati per realizzarlo. La ricerca in questione è durata ben 5 anni ed è stata finanziata dall’Unione Europea con 12 milioni di euro, coinvolgendo ben 8 nazioni diverse. Il risultato? E’ stato scoperto un meccanismo regolatorio fondamentale di neuro-ossidazione (Nox) nel processo patologico di malattie quali la Sla, l’epilessia e la sclerosi multipla. In altri termini è stato scoperto un meccanismo importante nell’evoluzione di queste tre temibili patologie.
I risultati della ricerca saranno presentati in questi giorni a Torino durante il Neurinox, un convegno incentrato sulla neurossidazione e sul ruolo che questa ha nello sviluppo di patologie come la Sla, l’epilessia e la sclerosi multipla.
Secondo i ricercatori sarebbe la proteina “Nox2” (che hanno anche i soggetti sani) che potrebbe modificare il decorso di queste malattie. Lo studio, guidato da Ginevra, ha riguardato quattro patologie neurologiche, la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica, la sclerosi multipla, l’epilessia e le polineuropatie infiammatorie. In tutte è stato scoperto un meccanismo regolatorio fondamentale di neuro-ossidazione, Nox 2 appunto. Il meccanismo correlato all’alterazione dell’attività dell’enzima porta uno squilibrio nella produzione dei radicali dell’ossigeno, molecole dell’attività ossidativa particolarmente aggressive nei confronti dei neuroni.
Come ha meglio spiegato, Adriano Chiò, che ha guidato il team che ha lavorato sulla parte dello studio sulla Sla e sulla polineuropatie degenerative: “Abbiamo scoperto che se varia l’attività di questo enzima, che produce ossigeno ossidante, cambia anche il livello di gravità della malattia. Nella Sla, ad esempio, se l’attività dell’enzima è bassa, il pazienta sta meglio. Nelle polineuropatie infiammatorie, invece, il paziente sta meglio se l’attività dell’enzima è alta. Un meccanismo opposto dunque”.
Insomma, si tratta di una scoperta davvero importante che potrebbe portare alla realizzazione di farmaci in grado di regolare l’attività di questo enzima. Un altro passo importante nella ricerca e una nuova speranza per i malati.