Non cenna a diminuire l’allarme smog in Italia: gli ultimi dati inquietanti in materia arrivano da un Rapporto del ministero della Salute, secondo cui ogni anno 34.500 italiani muoiono a causa dell’inquinamento atmosferico. L’emergenza è soprattutto al Nord, dove già nei mesi scorsi erano state evidenziate le impressionanti criticità riguardo la città di Milano, a rischio invivibilità entro i prossimi 15 anni. Ma in generale tutto il Paese non è in buona salute dal punto di vista della qualità dell’aria, tanto che si calcolano 10 mesi di vita in meno per ogni cittadino del nostro Paese.
Lo studio CCM VIIAS, ovvero Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute, è stato finanziato dal Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute con la collaborazione di varie Università e centri specialistici, ed oltre ad aver evidenziato i dati sullo stato attuale dell’inquinamento atmosferico nel Paese, ha osservato anche i cambiamenti d’impatto dello smog negli ultimi dieci anni, individuando in particolare nella combustione di biomasse per il riscaldamento e negli scarichi dei vecchi veicoli diesel i principali ‘nemici’ da sconfiggere mettendo in atto politiche di prevenzione efficaci: ad esempio ‘vanno proseguiti gli sforzi a favore di una mobilità sostenibile (pedonalità, ciclabilità, trasporto ecologico), con una particolare attenzione ai veicoli diesel, responsabili per il 91 per cento delle emissioni di biossido di azoto e di una quota importante di particolato. Anche le emissioni del comparto agricolo vanno monitorate e contrastate‘, si legge nel Rapporto.
Non finisce qui: se già oggi si rispettassero i limiti di legge circa il perticolato fine si potrebbero evitare circa 11mila decessi l’anno, mentre purtroppo, secondo quanto emerge dallo studio, il 29 per cento della popolazione vive in luoghi dove la concentrazione degli agenti inquinanti è costantemente sopra la soglia di legge prevista. Oltre alla presenza di aree fortemente urbanizzate ed industrializzate, a ingenerare un alto livello di perticolato contribuisce anche la combustione di biomasse, principalmente legno e pellet. La situazione è dunque grave ma facilmente rimediabile, basterebbe seguire le direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) circa i limiti già previsti dalla normativa, e con un ulteriore sforzo, diminuendo del 20 per cento la concentrazione media annuale delle sostanze inquinanti, potremmo ridurre il numero dei decessi, che secondo le cifre dell’OMS corrispondo a 30 miliardi l’anno.
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