Il sospetto che corre forte tra i corridoi del Potere, e che comincia a serpeggiare anche nell’opinione pubblica, è che si sia trattato di un favore alla Germania la decisione del Parlamento Europeo di raddoppiare i limiti attuali delle emissioni inquinanti. Su proposta del Partito Popolare Europeo (Ppe), è passata infatti una modifica del regolamento che stabilisce il tetto delle emissioni di NOx, gli ossidi di azoto che sono precursori delle polveri sottili: non si è ancora del tutto placata l’eco dello scandalo Volkswagen, ma l’Europarlamento decide che le auto fabbricate nel Vecchio Continente potranno inquinare del 110 per cento in più rispetto a quanto era stabilito prima del cosiddetto Dieselgate. Inutile l’opposizione di Verdi e Socialisti, usciti sconfitti nell’agone parlamentare, e proprio ora che le automobili verranno sottoposte a controlli più severi sulle emissioni inquinanti, ecco che cambiano le norme in maniera quasi surrettizia. L’Europa, che finora era stata considerata un modello da seguire sotto il profilo delle politiche ambientali, rischia di crollare sotto il peso della sua ennesima contraddizione, in cui gli interessi di parte, quasi sempre tedeschi o comunque nord europei, prevalgono sulla visione globale. Anche se a venire calpestati sono come in questo caso l’ambiente e la salute dei cittadini.
Al netto delle dispute politiche e dei sospetti che si possono alimentare, di sicuro chi esce vincitore da questa disputa parlamentare è la lobby automobilistica: è probabile che non soltanto la Volkswagen abbia truccato i dati, emettendo più agenti inquinanti nell’atmosfera di quanto permettevano i limiti precedenti, ma ora con le nuove regole molte case probabilmente la faranno franca. ‘La maggioranza degli europarlamentari ha fatto il gioco della parte più retriva dell’industria automobilistica, senza curarsi della salute dei cittadini che dovranno subire livelli di inquinamento sempre più alti e pericolosi: è sorprendente che nella lista dei votanti a favore ci sia anche il presidente della commissione Ambiente del Parlamento europeo, la cui maggioranza si era schierata contro l’indebolimento dei limiti stabiliti‘, sottolinea Monica Frassoni, co-presidente dei Verdi europei, mentre il direttore generale di Legambiente, Stefano Ciafani parla di ‘una scelta assurda e insensata che va contro la salute dei cittadini e l’ambiente. Un vero e proprio condono che premia i furbi e non l’innovazione e la qualità‘. E con l’emergenza smog che tiene sotto scacco le nostre città, la decisione dell’Europarlamento suona davvero come una beffa.
Prima dell’Europarlamento: le regole cambiate
I limiti alle emissioni inquinanti nell’atmosfera sono stati stabiliti tenendo conto del parere di medici e scienziati, in primis dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui lo sforamento pregiudicherebbe la salute dei cittadini, procurando un’ampia serie di patologie polmonari e cardiologiche, dalle più gravi alle meno gravi. Nel febbraio 2014 il Parlamento Europeo aveva stabilito delle regole, che sarebbero dovute entrare in vigore dal 2021, che riguardavano appunto le emissioni delle automobili, suscitando, va ricordato, la contrarietà della Germania, ma anche degli stessi deputati ecologisti che ritenevano il testo poco ambizioso. Il regolamento prevedeva che per le auto di nuova immatricolazione i limiti di emissioni di CO2, fissati a 160 g/km, dovessero raggiungere nel 2020 i 95g/km. Inoltre, il secondo comma dell’articolo 4 del testo prevedeva che per determinare le emissioni specifiche medie di polveri sottili di ogni costruttore, si tenesse conto delle seguenti percentuali di automobili nuove del costruttore immatricolate durante l’anno in questione:
- 65 per cento nel 2012
- 75 per cento nel 2013
- 80 per cento nel 2014
- 100 per cento dal 2015 al 2019
- 95 per cento nel 2020
- 100 per cento dalla fine del 2020 in poi
Tutto questo però riguarda il passato, visto che i limiti sono stati appunto cambiati.
Angela Merkel sul Dieselgate e gli obiettivi climatici
‘Vista la difficile situazione, è cruciale fare chiarezza, spero che i fatti vengano accertati il prima possibile‘, dichiarò la cancelliera tedesca Angela Merkel all’indomani del Dieselgate. La stessa Merkel che più volte si è fatta paladina della salvaguardia ambientale, ribadendo tali concetti anche dopo lo scandalo che ha travolto l’industria dell’auto teutonica, coinvolgendo 11 milioni di automobili risultate con valori delle emissioni truccati da un software: il 17 settembre 2015, poco prima di essere fotografata insieme ai vertici Volskwagen, la cancelliera lodava le compagnie automobilistiche tedesche proprio per le loro tecnologie a basso impatto, capaci di offrire a suo dire ‘un importante contributo per gli obiettivi climatici‘. Ed ora questi obiettivi non contano più?
Gli esiti della Cop21
L’assurdo aumento dei limiti alle emissioni inquinati approvato dall’Europarlamento suona ancora più surreale dopo il dibattito sui temi ecologici messi sul piatto durante la Cop21: tante foto, strette di mano e sorrisi di soddisfazione tra i rappresentanti dei governi per quanto stabilito alla Conferenza sul clima sembrano oggi fuori luogo, e viene da chiedersi se abbia ancora valore il cercare di raggiungere con molta pazienza diplomatica un punto di accordo globale sulle emissioni di gas inquinanti nell’atmosfera, con l’Europa a fare da guida rispetto agli interessi divergenti dei giganti dell’economia asiatica e gli Stati Uniti, e le sacrosante richieste di aiuto economico dei Paesi più poveri per dirottare le proprie economie verso l’energia pulita. Ed anche se non mancano interrogativi e dubbi sul testo finale approvato, quanto stabilito rappresenta senza dubbio un passo avanti rispetto alla necessità di salvare il pianeta dall’azione persistente dell’uomo. Ma se non si riesce a mantenere nemmeno un oggettivo limite di buon senso alle emissioni delle automobili in Europa, come possiamo pretendere il rispetto di accordi e verifiche a livello globale? Il trionfo dell’ipocrisia, ed ancora una volta a rimetterci sono i cittadini di un pianeta sempre più in agonia.