Per la prima volta dal 2 luglio 2022, Fratelli d’Italia, perde qualche decimale nei sondaggi. Dal 29,5% della settimana scorsa, il partito della presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, arriva al 29,1% secondo la media di Termometro Politico, che tiene conto delle rivelazioni di sei istituti dal 27 novembre al 3 dicembre.
Perde qualcosina anche la Lega, ma il trend per il partito di Matteo Salvini è decisamente più positivo rispetto a quello degli alleati di governo e, soprattutto, tiene a bada la scalata del terzo polo di Azione e Italia Viva, quindi di Carlo Calenda e Matteo Renzi, fotografati all’8%. Stabili il MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte, al secondo posto dopo FdI, e il Partito democratico di Enrico Letta.
I sondaggi di TP, Euromedia, Swg, Bidimedia, Emg e Tecné, sintetizzati da Termometro Politico, che vanno dal 27 novembre al 3 dicembre sono d’accordo su una cosa: Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia perdono qualcosa, sicuramente perdono qualcosa da quando sono arrivati al governo da primo partito in Italia, record che, tuttora, mantengono comunque.
Era il 2 luglio del 2022 – prima che Forza Italia e Lega, suoi alleati ora nell’esecutivo di centrodestra, e il MoVimento 5 stelle dessero il là alla caduta del governo di Mario Draghi –, l’ultima volta che si è visto il segno meno, e non quello ben più usuale positivo davanti alle percentuali di crescita della compagine della prima presidentessa donna della storia della Repubblica italiana. All’ora si perdeva un punto, oggi la decrescita è di nemmeno la metà (lo 0,4%), da capire ci sarà se sarà solo una battuta d’arresto momentanea e quindi l’inizio di uno nuovo sprint, oppure un qualcosa di più preoccupante che potrebbe iniziare a mettere in dubbio le politiche che si stanno attuando nell’ultimo periodo.
Il Mes, per esempio, potrebbe essere un buon banco di prova per Meloni, perché la premier si trova a un bivio: restare all’angolo in Europa, ora che anche la Germania ha dato il via libera per la ratifica, oppure sconfessare le parole che si sono sempre dette durante la continua campagna elettorale di FdI. Come sarà, dal 29,4% della settimana scorsa, ora si arriva al 29,1%, che è dato dalla media del 30,4% di Tecné, il miglior risultato, e il 28,1% fotografato da Euromedia.
Al secondo posto, nella media degli istituti di ricerca, ci sono sempre i pentastellati di Giuseppe Conte, fermi stabili dopo la crescita degli ultimi mesi . anche qua da quando si è deciso di staccare la spina al governo dell’ex banchiere centrale – al 17,3%. Anche questa stasi, data dal 18% con cui viene fotografata da Emg e dal 16,6% di Swg, potrebbe avere un significato politico che si capirà solo se venisse confermata, o se addirittura non si iniziassero a perdere pezzi, come nel caso del partito della presidentessa.
Per esempio, per il Partito democratico di Enrico Letta, ai minimi storici dall’altro periodo post elettorale, il momento delle scissioni e delle prese di coscienza, che si stanno vivendo anche ora dalle parti del Nazareno, potrebbe significare qualcosa di diverso. Perché potrebbero essere un segnale di una parziale crescita, o comunque di non perdita che continua inesorabile dal 25 settembre soprattutto, ma anche da luglio.
A dir la verità, però, una leggerissima flessione verso il basso c’è stata, ma è minima in confronto a quelle che si sono viste altrove. Dal 16,8%, si è giunti ora al 16,7%, che è la media quasi perfetta tra il 17,4% dei sondaggisti di Milano al 15,8% dell’istituto di ricerca a cui si affida il tg di La7.
Tra l’altro, lo 0,1%, in una settimana l’ha perso anche la Lega di Matteo Salvini, la cui media viaggia sull’8,6% dei consensi a fronte di Euromedia che li dà al 9,8%, praticamente in doppia cifra, e il 7,8% di Swg. Dalle elezioni si è cresciuti: nonostante le voci di strappi all’interno del partito di via Bellerio, infatti, a pesare ci sono forse di più le misure che si è riusciti a mettere in manovra, la flat tax, il tetto innalzato all’uso del contante, ma anche la presa di forza con le navi delle Ong nel mar Mediterraneo, che sono il sintomo di come, anche dai ministeri, non ci si è snaturati, anzi.
E di come, anche, si può tenere a bada il terzo polo di Azione e Italia Viva, quindi di Carlo Calenda e Matteo Renzi, che perde in una settimana la stessa percentuale della premier, con cui il frontman dell’alleanza ha discusso qualche giorno fa proprio della legge di bilancio, strizzando l’occhio a lei, e agli elettori di destra. Il tutto mentre nel Lazio si appoggia il candidato alle regionali del Pd, Alessio D’Amato, e in Lombardia si è rubato un pezzo da novanta come Letizia Moratti a Forza Italia e a Silvio Berlusconi. Ecco, gli azzurri del Cavaliere, invece, recuperano lo 0,1% e, di fatto, sono l’unico grande partito a farlo.
Tornando comunque al terzo polo, ma quinto partito, dall’8,4% si scende all’8%, soprattutto perché da Tecné si stimano i due ex dem al 7,5%, il dato più basso che, ironia della sorte, è la stessa percentuale, ma più alta, che fotografano da Bidimedia per i forzisti, che si aggirano intorno al 7%, decisamente meno rispetto a quello che, però, si era raccolto il 25 settembre, quando di un soffio non si sono superati anche gli alleati del Carroccio.
Di molto distaccata c’è, poi, l’alleanza tra Europa Verde e Sinistra Italiana che, dopo aver superato quasi brillantemente il caso del deputato Aboubakar Soumahoro, ora è messa alla prova dalle regionali, specialmente nel Lazio. Il gruppo di Nicola Fratoianni, infatti, pare abbia voltato le spalle a Mister Vaccino, mentre Angelo Bonelli ed Eleonora Evi dovrebbero essere dentro, anche assieme a Calenda e Renzi.
La decrescita, comunque, è minima e quasi fisiologica, perché dal 3,6% si è passati al 3,5%. Certo, non ci sono grandi slanci, a parte del 4,3% che hanno fotografato da Swg, ma a fronte anche di un 3,2% che proviene dalle rilevazioni di Euromedia.
Quanto, poi, a +Europa di Benedetto Della Vedova ed Emma Bonino, che non è riuscita a passare le forche caudine della soglia di sbarramento alle politiche, la strada è ancora in salita per riuscirci, perché dal 2,7% di una settimana, ora la media dei sondaggi arriva al 2,5%, e in nessuna rilevazione si arriva effettivamente al 3%. Per riuscirci più in fretta, tra l’altro, si sta ragionando anche se tornare a tutti gli effetti con il senatore romano, anche se c’è anche quello fiorentino. Dopo tutto, la transumanza va comunque in quel senso.
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