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Politica

Sondaggi, il Partito democratico cresce e “ruba” ai Cinque stelle

I sondaggi di Swg per il tg di La7 a una settimana dalle elezioni regionali nel Lazio e in Lombardia e a pochi giorni dalle primarie del Partito democratico fotografano un quadro da sogno, o quasi, per i dem, che hanno recuperato 1,4 punti dal MoVimento 5 stelle, secondo in classifica, rendendo la distanza tra l’altro molto più irrisoria rispetto a qualche tempo fa. Non solo, perché sono riusciti a tenere a bada anche la Lega di Matteo Salvini, l’altro grande schieramento che esce bene da questa settimana politica. Rimane stabile, invece, Fratelli d’Italia e quindi Giorgia Meloni, influenzata per tutta la settimana e ora pronta a incontrare Volodymyr Zelensky, a Kiev.

Enrico Letta, il segretario uscente del Partito democratico – Nanopress.it

A proposito del presidente dell’Ucraina, e della guerra in atto contro la Russia, secondo gli italiani, è meno preoccupante rispetto all’anno scorso, soprattutto agli inizi del conflitto, e potrebbe essere risolta molto più facilmente per via negoziale che per via militare. Sul Superbonus, ovvero sul provvedimento che il governo di centrodestra ha deciso di cambiare rispetto all’esecutivo di Mario Draghi, per gli intervistati è per lo più da considerarsi giusto, anche contro più di un terzo delle persone che non sanno esprimersi.

Sondaggi, il Partito democratico e la Lega volano. Il MoVimento 5 stelle e il terzo polo cadono

A una settimana, quasi, esatta dallo spoglio dei voti in Lombardia e nel Lazio per le regionali che hanno consacrato, ancora una volta, il centrodestra e quindi Attilio Fontana e Francesco Rocca, rispettivamente i candidati di Lega e Fratelli d’Italia, i sondaggi realizzati da Swg per il tg di La7 ci dimostrano che l’ascesa del Carroccio non è stata frutto del caso, specie per il Pirellone. A cambiare, però, è la situazione del Partito democratico, sicuramente lo schieramento che in una settimana è riuscito a crescere di più e fare un bel balzo in avanti, ma vediamo meglio nel dettaglio di cosa parliamo.


Con la sfida tutta aperta (più o meno) tra Stefano Bonaccini ed Elly Schlein alla segreteria dei dem di domenica 26, quello che è ancora il partito di Enrico Letta è riuscito a guadagnare lo 0,7% in generale, e addirittura l’1,4% dal MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte, con cui un po’ ci si è alleati e un po’ no a livello regionale. Con il 15,8% dei consensi, il Nazareno ora dista l’1,2% dalla seconda posizione dei pentastellati, che in una settimana sono scesi al 17% e hanno perso, quindi, lo 0,7% del totale.

Giuseppe Conte ed Enrico Letta – Nanopress.it

Se da una parte, poi, il gap con il Pd è molto più sottile, quello con il partito della prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana, Giorgia Meloni, cresce, e nonostante Fratelli d’Italia rimanga al 31%, esattamente come nell’ultima rilevazione dello stesso istituto. Da influenzata, in effetti, la premier ha annullato i suoi impegni diplomatici, e ha anche presieduto da remoto il Consiglio dei ministri che ha licenziato il Superbonus. Questa settimana, però, si è anche aperta con la sua visita prima in Polonia, poi a Kiev, da Volodymyr Zelensky, in cui ha precisato qualora ce ne fosse bisogno che l’Italia si schiererà sempre dalla parte dell’Ucraina, e darà sempre sostegno al Paese che al 24 febbraio è da un anno sotto assedio della Russia.

Volodymyr Zelensky e Giorgia Meloni – Nanopress.it

A crescere, poi, insieme al Pd, ma non ai suoi ritmi, è la Lega di Matteo Salvini. Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti dopo i primi tempi post voto in cui le percentuali oscillavano sempre al ribasso, fa un salto non da poco e guadagna lo 0,8% sul terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi, non proprio in massima forma dopo la batosta ricevuta da Letizia Moratti per il Consiglio regionale della Lombardia. Il partito di via Bellerio viaggia sul 9,3%, mentre i due ex dem, che su molte cose potrebbero non pensarlo allo stesso modo, sono sul 7,4%, molto più vicini a Forza Italia di Silvio Berlusconi di quanto non vogliano.

Matteo Salvini – Nanopress.it

Ecco, gli azzurri, che in settimana hanno dovuto parare gli attacchi del Partito popolare europeo dopo le frasi del Cavaliere sulla guerra e soprattutto sul presidente ucraino, ma hanno anche festeggiato l’assoluzione dello stesso ex premier nel processo Ruby Ter che stava in piedi da undici anni, hanno guadagnato lo 0,1% e sono ora al 6,2%.

Perde, poi, lo 0,2% l’alleanza tra Verdi e Sinistra di Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Nicola Fratoianni in una settimana dal 3,6% al 3,4%. Niente di preoccupante soprattutto perché si è di molto al di sopra della soglia di sbarramento, ma comunque un calo sintomatico del fatto che l’opposizione fatta così, e a delle forze come quelle del centrodestra forse non va proprio bene.

Tra chi è rimasto fuori dal Parlamento, +Europa di Benedetto Della Vedova ed Emma Bonino rimane sul 2,8%, mentre c’è il sorpasso di Unione Popolare di Luigi De Magistris ai danni di Per l’Italia con Paragone. Lo schieramento di sinistra ha guadagnato, infatti, lo 0,3% che ha perso il movimento dell’ex senatore pentastellato ed è ora al 2% dei consensi contro l’1,9% di quelli di Gianluigi Paragone.

Gli indecisi, per concludere, il vero tasto dolente di tutti gli schieramenti politici, che si vinca o che si perda, salgono al 40% in una settimana, in cui erano comunque tanti, e ne hanno dato prova soprattutto gli elettori lombardi e laziali, andati davvero in pochi alle urne (solo il 40%).

Sul Superbonus gli italiani sono ancora indecisi, ma sono anche meno preoccupati dalla guerra

Gli italiani, o almeno la parte di loro che ha risposto ai quesiti di Swg per il tg di La7, non è molto più decisa per quanto riguarda  che la scelta del governo di fermare la cessione del credito e lo sconto in fattura per il Superbonus 110%. Il 36% di loro, poco più di uno su tre in pratica, la ritiene giusta, il 34% (ancora più di uno su tre) non si sa esprimere, mentre per il 30% è sbagliata.

A un anno dallo scoppio della guerra, gli intervistati ritengono di avere meno preoccupazione rispetto all’inizio per il conflitto: se, infatti, l’11 marzo del 2022 poco meno di uno su due lo era, adesso solo il 39% lo è, un po’ di più, è vero, di quanto non lo fosse a giugno e a ottobre.


A pesare maggiormente è il quadro economico, che potrebbe anche peggiorare almeno per il 47% degli intervistati, ma il 43% teme anche che Vladimir Putin possa ricorrere al nucleare, e il 40%, il 13% in più rispetto a ottobre, pensa che moriranno ancora tante persone. A preoccupare decisamente meno, invece, è che l’Italia rimanga senza energia, e non è un caso il prezzo del gas sia arrivato anche al di sotto dei 50 euro in questi giorni, un po’ più da temere è che il Cremlino invada qualche altro Paese dopo l’Ucraina.


Alla pace, poi, secondo gli italiani, ci si arriverà soprattutto per via negoziale e non per via militare. A prescindere, infatti, da quando finirà veramente – potrebbero volerci giorni (difficile), mesi o anni – per il 60% degli intervistati ci si dovrà sedere a tavolo per porre la parola fine al conflitto, mentre il 40% crede che invece o la Russia o l’Ucraina vinceranno sul campo.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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