Dopo mesi di caduta libera, il Partito democratico torna ad acquistare qualche decimale nei sondaggi di Swg per il tg di La7. A crescere più di tutti, però, è il terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi, mentre lo schieramento della presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, stoppa la sua corsa al record stabilendosi sugli stessi consensi di una settimana fa.
Male Forza Italia di Silvio Berlusconi, che perde mezzo punto in sette giorni, e anche la Lega di Matteo Salvini, che ora sente di nuovo il fiato sul collo dei due ex dem. Quanto al MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte, perde qualche pezzo per strada ma niente di preoccupante, soprattutto in confronto agli altri schieramenti del centrodestra. Nelle retrovie, guadagna qualcosa anche Unione Popolare di Luigi De Magistris, ancora molto lontano, però, dalla soglia di sbarramento del 3%.
Per la prima volta da molto prima delle elezioni del 25 settembre, che hanno visto il trionfo del centrodestra, e soprattutto di Giorgia Meloni e del suo Fratelli d’Italia, il Partito democratico torna a macinare qualche consenso.
Secondo i sondaggi di Swg per il tg di La7, lo schieramento di Enrico Letta, che proprio la scorsa settimana ha deciso le modalità di voto delle primarie (saranno fatte anche online tramite Spid), rimandandole di sette giorni (sono previste per il 26 febbraio e non più per il 19), ha guadagnato lo 0,2% dei possibili voti ed è arrivato al 14,2% dei consensi totali.
Una vittoria ancora più grande se si considera che tutti gli altri, a eccezione del terzo polo di Azione e Italia Viva, quindi di Carlo Calenda e Matteo Renzi, hanno perso qualcosa o sono rimasti nella stessa identica situazione di una settimana fa. La compagine dei due ex dem, che viaggia bene anche nella regione Lombardia con la candidata Letizia Moratti, dal 9 gennaio a oggi, ha racimolato lo 0,3% alla Lega di Matteo Salvini e ha staccato Forza Italia di Silvio Berlusconi, portandosi al 7,8% totale.
Ma andiamo con ordine, la prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana, complice una settimana complicata, in cui c’è stata anche una formale retromarcia sul taglio delle accise sui carburanti, non ha visto crescere le percentuali, e ha stoppato la sua corsa al record (personale, ovvio) con il 31,3% delle potenziali preferenze degli elettori.
La scelta, piuttosto, di non prorogare la forma di aiuto che aveva introdotto l’esecutivo di Mario Draghi è ricaduta sui suoi alleati di governo. Il Carroccio del vicepremier e ministro per le Infrastrutture e i Trasporti ha perso lo 0,2% dei consensi ed è sceso all’8,3%, il Cavaliere, invece, che tanto era cresciuto dopo Natale, ha visto di nuovo ridurre la sua percentuale al 6,4%, addirittura mezzo punto percentuale in meno in una settimana.
Più in alto, perde lo 0,1% il MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte, i cui consensi, piuttosto vacillanti nell’ultimo periodo dopo una scalata che ha permesso il sorpasso degli ex alleati del Pd, si attestano ora al 17,6%.
Tra le forze che si sono garantite un ruolo di primo piano in Parlamento, e quindi hanno superato la soglia di sbarramento del 3%, tiene ancora l’alleanza di Sinistra Italiana ed Europa Verde di Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli ed Eleonora Evi. Nonostante la fuoriuscita ufficiale del deputato Aboubakar Soumahoro, infatti, i rossoverdi hanno mantenuto il 3,7% con cui già venivano fotografati sette giorni fa dall’istituto di ricerca di Trieste, Roma e Milano.
+Europa, partito liberale di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova, che pure non è riuscito a sorpassare (per qualche decimale) le forche caudine per un’elezione in Parlamento, regge da una settimana al 3%, ed è anche l’unico a non crescere tra quelli che si possono considerare i più piccoli.
Infatti, sia Italexit per l’Italia di Gianluigi Paragone, sia Unione Popolare dell’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris, sia tutti gli altri schieramenti messi insieme sono riusciti a racimolare qualcosa dal 9 gennaio. L’ex senatore pentastellato, per esempio, è passato dal 2,2% al 2,3%, l’ex candidato alla regione Calabria, invece, ha addirittura guadagnato la stessa percentuale di consensi del Partito democratico ed è arrivato all’1,8%.
Ancora tanto, è vero, per considerarla una vittoria, ma comunque un passo avanti, anche considerando che come fanalino di coda è rimasto Noi Moderati di Maurizio Lupi, la quarta forza della maggioranza del centrodestra, che ha risentito forse delle scelte di Meloni & co sul tema della benzina, ed è tornata all’1%.
Infine, ma non meno importante, l’affluenza alle urne resterebbe la stessa, sempre preoccupante, perché di fatto le persone che ora non saprebbero per chi votare sono il 38% del totale degli intervistati. E come abbiamo visto per le politiche di settembre, la realtà non era molto diversa dalla fotografia.
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